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Il saccheggio di Piedimonte d’Alife nel 1799 (III)

Posted by on Dic 31, 2021

Il saccheggio di Piedimonte d’Alife nel 1799 (III)

Si descrivono questi francesi negli abiti, ne’ modi, nel corpo, e in altro

Ci aveva dato un’idea della truppa francese un novellista cesenate, ma non sempre si poteva credere alla dipintura [al quadro] che ne faceva. Tuttavia quando, con gli occhi propri, vedemmo quel distaccamento di gente che venne qui, la fede [la fiducia accordata allo scrittore di Cesena] diventò evidenza.

In fuor [all’infuori] di qualche nano, il restante dei francesi era tutta gente procera [alta] e robusta, ma smunta, debole per la fame, lacera, perché senza abiti, scalza, perché non aveva scarpe né calze, e pochi avevano l’uniforme; il restante era coperto di cenci, e ne vedi due, con uno straccio di manta [coperta] vecchia di lana indosso, come due mendichi.
Avevano un guardo torvo, ed infedele, perché o bieco, o a terra fitto.
Non saprei dire se la prevenzione per la fama precorsa, o perché tali fossero stati, ispiravano il terrore, che sogliono incutere li ladroni nelle campagne a’ passeggeri.
Facevano la mira ai nostri cappotti, agli oriuoli [orologi], ed alle fibbie di argento.

Con la gente che li [gli] si accostava, [i francesi] volevano a forza che avesse capito il di loro linguaggio, benché [costoro] avessero ben parlato l’italiano, poichè, -per quel che da loro stessi ne appurai in casa [mia]- era gente che stava in Italia da circa tre anni indietro, o erano cisalpini assoldati da’ francesi, poiché questa colonna contava pochi francesi, ma [tra i ranghi] vi erano polacchi, ebrei, cisalpini e regnicoli, che tutti passavano presso noi per francesi perché tutti parlavano il francese.

Quel ch’è da notarsi, è che li soldati minuti subito si associarono colla gente più sospetta, poltrona e scellerata del paese, che presero forse per guida al fine- che si avevano prefisso- di saccheggiare questa città, di sfamarvisi, e di sfogarvisi, come nel paese di Cuccagna.

Conviene però dire il vero, e si è che fra tanta feccia dell’umanità, vi erano degli [individui] buoni ed umani, essendo io testimone degli uni e degli altri di loro andamenti. Immediatamente che giunse nel nostro Mercato [in piazza Mercato], questo distaccamento si sdraiò per terra, e si scorgeva assai bene esser non già della generosa nazione francese, ma ben assortito della feccia del sanculottismo francese, italiano, polacco ed ebreo.

Poiché ne’ modi e nelle maniere imperiose e superbe- colle quali cominciarono a domandar dai mercadanti [mercanti] [panni] per vestirsi, e del vino per ubriacarsi- si scorgeva che [i francesi] il tutto volevano per violenza e non per prezzo, come avevano spacciato, in nulla corrispondendo all’energico proclama preceduto [che li aveva preceduti], con cui si prometteva ai popoli “Libertà, Uguaglianza e Fraternità”, difesa di religione, onore, vita e proprietà.

Essi [i francesi] non portavano [con loro] cassa militare né provvigioni, onde conveniva che ne fossero provveduti da’ popoli presso de’ quali si trattenevano; tanto più che le Armate francesi avevano preso il nome di liberatrici e rigeneratrici dell’umanità, gemente sotto il giogo de’ Re della Terra, [cosa] di che si pregiavano colle parole seducentissime, comeché [sebbene] il fatto dimostrasse che meritavano il nome di desolatrici.

a cura di Armando Pepe

fonte

http://www.storiadellacampania.it/il-saccheggio-di-piedimonte-nel-1799#toc1

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