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IL SUD DOPO IL 1860: L’INVEROSIMILE CORRUZIONE NELLO STATO SABAUDO (parte terza)

Posted by on Nov 23, 2022

IL SUD DOPO IL 1860: L’INVEROSIMILE CORRUZIONE NELLO STATO SABAUDO (parte terza)

Il 13 dicembre 1865 il ministro delle finanze Quintino Sella presentò alla Camera una relazione sull’amministrazione del tesoro pubblico, nella quale parlava del danaro sottratto dalle casse delle tesorerie e delle ricevitorie dello Stato.

Su tali ammanchi il politico vercellese predispose un prospetto relativo al periodo dal giugno 1862 al dicembre 1865, riportato nel libro ‘Storia dei ladri nel Regno d’Italia 1848-1872’ (Felice Borri, 1872). Da questo prospetto si rileva che dalle casse della città di Torino erano sparite 478.920 lire, somma di gran lunga superiore all’importo sparito dalle casse di Napoli, pari a 5.723 lire, e addirittura quasi equivalente all’importo sparito da quelle dell’intera Sicilia, pari a 492.711 lire. Per i dirigenti e i funzionari del regno sardo era un’abitudine trafugare somme dalle strutture nelle quali operavano e tale comportamento, come noto, aveva generato una quota significativa del passivo generale, il cosiddetto debito pubblico innominabile (come venne definito non senza una punta di ironia dagli economisti dell’epoca), che mancava di documenti giustificativi e metteva in estremo imbarazzo i governanti sabaudi. Questo particolare debito pubblico fu eliminato tra la conquista del Meridione, avvenuta nel 1860, e la redazione del primo bilancio italiano nel 1862 e per farlo fu utilizzato il danaro prelevato dall’erario delle Due Sicilie. Dopo l’Unità, però, a quanto pare le cattive abitudini non si persero e infatti dai dati forniti da Quintino Sella si rileva che le cifre mancanti nelle province dell’ex regno sardo erano di gran lunga superiori a quelle mancanti nelle province meridionali. Al proposito, però, bisogna precisare che negli uffici dei territori annessi un buon numero di dirigenti e impiegati erano stati sostituiti da dirigenti e impiegati piemontesi e a questi ultimi probabilmente si deve la maggior parte delle sottrazioni avvenute nel Sud. Anzi si può ritenere che i loro abusi siano stati limitati proprio dai dipendenti borbonici ancora in servizio, i quali erano abituati all’amministrazione napoletana, certamente più scrupolosa, e di fatto svolgevano una funzione di controllo. Infatti dalle casse delle città italiane del centro, nelle quali anche personale subalpino in parte aveva preso il posto di quello originario, mancavano cifre ancora maggiori che a Torino. Dalle casse della tesoreria di Ferrara erano sparite addirittura 1.208.271 lire, mentre a Ravenna erano sparite 728.422 lire, a Pesaro 639.453 e a Spoleto 528.072.

Enrico Fagnano

QUATTORDICESIMO POST tratto dal mio libro LA STORIA DELL’lTALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato distribuito Amazon). Post precedenti sul sito ‘Alta Terra di Lavoro’ e sulla pagina facebook ‘La storia dell’Italia unita’.

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