Il tempio di Iside a Pompei nel 1705
Nel 1865 l’archeologo e direttore degli scavi di Pompei, Giuseppe Fiorelli, in Giornale degli scavi di Pompei, così ci ricorderà parte della storia del Tempio di Iside:
Dal 1758 al 1832 l’Accademia occupata alla grande opera di Ercolano, alla Dissertazione isagogica, e ad un volume delle sue Memorie , non tolse ad illustrare alcun monumento pompeiano, tranne quelli che già si trovavano incisi nelle opere suddette. Ma nel 1833, avendo stabilito di dar cominciamento alla illustrazione del tempio d’Iside, ritirò dalla stamperia reale le pruove dei rami fatti da molti anni , e le distribuì ai soci incaricati della loro spiegazione. Credendo opportuna cosa di premettere al volume del tempio d’Iside, che doveva far continuazione a quelli delle antichità di Ercolano , l’accurata descrizione del ritrovamento dell’edifizio, l’Accademia pensò che dovesse trarsi questa dalle relazioni originali degli scavi , e volle che fosse distesa nel 1833 dal segretario perpetuo; oltre a che varie iscrizioni onorarie pompeiane, sebbene già note per altre anteriori pubblicazioni, furono nuovamente dichiarate in quell’anno da alcuni tra i soci, che studiarono di assicurarne la lezione e dilucidarne le difficoltà.
Erasi in quel tempo annunziata dai Giornali la opinione del Pancaldi , che credette espressa nel gran musaico pompeiano una pugna di Druso maggiore contro i Galli, stimando l’opera con dotta sotto l’impero di Claudio figliuolo di quel Druso, per volere del liberto Narcisso, il cui nome parve indicato da un fiore che vedesi tra gli ornati del meandro che rinchiude il musaico. Essendosi combattuta nell’Accademia questa conghiettura, in una delle sue tornate fu letta una memoria , nella quale si tenne di scorso della natura di quel fiore, del quale si disse non potersi indagare con sicurezza la specie, avendo forme generiche ed arbitrarie.
Argomento degli studi del 1835 furono: l’iscrizione di N. Popidio Celsino, rivenuta fino dal 1768 sulla porta del tempio di Iside; la porta medesima ch’era di legno, e della quale varie tracce rimanevano nella terra allorquando fu discoperta; ed un dipinto simboleggiante l’agricoltura. Ma la prima parte della illustrazione del tempio d’Iside non potendo dirsi compiuta, senza che fossero dichiarati tutti i di pinti, che già ornarono le pareti del portico esistente intorno all’edicola di quel tempio, nel 1836 si spiegarono quelle pitture, e si ricercò il significato delle simboliche rappresentazioni, non trascurandosi quella parte che concerne il costume dei sacerdoti egiziani e dei sacrifizi che si veggono effigiati in quelle pareti. Si parlò dell’uso degli ornati fantastici e capricciosi , invalso in Roma a’ tempi dell’impero , alcuni dei quali se ne conobbero allusivi ai misteri isiaci , e proprii della divinità pantea; nonchè di quelle vaghe dipinture di paesaggi e campagne, che intermezzano le medesime pareti e che pure sembrano convenire ad Iside. Il segretario perpetuo , oltre le due case alle spalle dell’Aedes Fort. Aug. indicate di sopra , e dichiarate precedentemente, ne illustrò una in quest’anno , e fu quella che rimane la prima a destra nella medesima strada , la quale dai molti bronzi trovati, e dalle forme per il getto delle medesime , sembra avesse potuto appartenere ad un negotiator aerarius sub Aede Fort. Aug., con proprietà di frase tolta da un’antica epigrafe.
Un altro socio parlo dei quattordici vasi di argento rinvenuti in un cubiculo della casa detta del Fauno o del Gran musaico , ragionò della favola de’ Centauri , che in alcuni di essi si veggono espressi , e parlò del lusso e delle delizie delle mense degli antichi. Nel 1837 si dilucidarono altre dipinture di sacerdoti egizii figurati sulle pareti del portico di sopra enunciato, per le quali si ebbe occasione di studiare le varie fogge de’ loro vestimenti, delle scarpe e delle piante donde si traevano quelle solee, che con piccole fasce talora ne chiudevano i piedi . Del serto che termina la dipintura delle pareti e degli animali in esso effigiati, si notò pure alcuna cosa ; ma volendo interrogarne i zoologi ed i botanici dell’Accademia delle scienze, onde averne cognizioni esatte e speciali , il lavoro della illustrazione del tempio d’Iside rimase per questa parte sospeso.
Francesco Piranesi
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