Il ‘tesoretto’ del Banco di Napoli finito nella mani del Governo Renzi!
Questo articolo – tratto dal sito “Regno delle Due Sicilie” – risale al 2018. Lo pubblichiamo con piacere perché è la testimonianza della colonizzazione subita dal sistema creditizio del Sud Italia ad opera del Nord. Di scena è lo scippo del Banco di Napoli ad opera di una banca di Torino
Domani, 26 novembre, anche il nome “Banco Napoli” scompare. Di autorità i clienti si troveranno a divenire clienti di una banca di Torino. In realtà la cosa è vecchia di alcuni lustri ma diviene ancora più evidente domani. Molti meridionali mal digeriscono questa novità perché ha in sé un che di autoritario, di sottrazione di ricchezza, di inganno… che si percepisce ma non si individua in modo chiaro e netto.
La questione viene da lontano, dagli anni ’90, cioè da quando certo Ventriglia – storico capo del Banco Napoli – andava rimosso per ragioni “politiche” mai chiarite e quando la Lega (allora era Nord) appena premiata dalle urne riuscì a uccidere la Cassa per il Mezzogiorno. Come andò nei dettagli non si è ben saputo, certo è che si dichiarò il Banco illiquido e quindi gli azionisti persero tutto.
Fu creata una banca dove vennero convogliati tutti i crediti deteriorati (cioè quelli che avevano provocato il dissesto) mentre la parte buona dei crediti ebbe una piccola odissea (che non mancò di produrre profitti faraonici a favore di qualcuno) finita tra le amorevoli braccia dei banchieri di Torino. Poi quei crediti deteriorati si scoprì che non lo erano affatto e quindi da un lato si è creato un tesoretto che il governo Renzi ha pensato bene di scippare e utilizzare per tappare buchi di banche del Nord mentre dall’altro sorge il dubbio che l’intero esproprio non andava fatto.
La questione è troppo grande in tutti i sensi per non meritare una Commissione Parlamentare di inchiesta (come peraltro richiesto nella passata legislatura da uno dei partiti oggi al governo) ma ad oggi sorgono irrefrenabili alcune domande: il governo vuole fare chiarezza sulla questione? Vuole che si rispettino i diritti anche dei meridionali? Ha intenzione di restituire al Sud la sua maggiore e più gloriosa banca, o vuole limitarsi a prendersela con i neri? La domanda di onestà che è affiorata dalla base in modo così impetuoso si esaurisce al pur encomiabile taglio di pensioni d’oro et similia? Come si pensa che il mercato del risparmio torni ad avere fiducia delle banche se non si rispettano (magari anche in modo esemplare come questo) i diritti dei risparmiatori?
Domande che, se rimarranno senza risposte, lascerebbero il sistema zoppo e poco credibile mentre potrebbero dare la stura ad un malcontento generale che già induce i migliori ad andare all’estero e gli altri ad attendere che qualcosa accada…
Senza contare che le reiterate spogliazioni delle risorse del Sud sono da sempre una costante e che questo sistema non sembra voler mai mollare le prede. Tutto sta diventando sempre più inaccettabile e la pazienza dei cosiddetti meridionali è in esaurimento con tutte le conseguenze che potranno verificarsi.
Bari, 25 novembre 2018.