“IL VERIDICO” N.11 IL FURORE O LA LICENZA MILITARE…
IL NON PLUS ULTRA DELLA TIRANNIA
Nelle storie delle Monarchie come delle Repubbliche raro è che i governi usurpatori appariscano benigni verso i popoli caduti in loro potere. La paura incessante di perdere la mal guadagnata signoria ha spinto sempre alla crudeltà il governo usurpatore, che appunto come tale non può essere d’indole mitissima.
Ma è poi raro che la crudeltà stessa sia divenuta sistematicamente feroce, o freddamente calcolala come dovere e necessità, e se ne avevano solo esempj nei governi d’un Attila, d’un Tamerlano e d’altri mostri d’uomini, che i popoli chiamaron tiranni e flagelli di Dio.
Eppure l’Europa, che nel secolo scorso vide in Francia rinnovati siffatti governi paurosi e feroci al tempo della Convenzione e di Robespierre, di cui il solo nome fa tuttodì orrore, ne vede al presente uno nientemeno pauroso e nientemeno feroce nelle provincie meridionali d’Italia annesse al Piemonte.
Ciò affermiamo non già perchè un Pinelli , un Fantoni, un Fumel e altri piemontesi, più sciabolatori che soldati, da due anni vengan commettendo in quelle infelici contrade crudeltà da cannibali.
Il furore o la licenza militare, la necessità della guerra, le provocazioni degl’insorgenti possono scusarne, se vi piace, il governo del re, benchè la storia non ne abbia scusato i Goti ed i Vandali, che a tanto raffinata malizia di crudeltà neppur giunsero mai.
Nemmeno lo affermiamo percbè oggi nel Napoletano siano incarcerati come rei di delitto politico o creduti tali, più cittadini che non se ne trovino in tutte le carceri o fortezze d’Europa sommati insieme. Ciò potrà essere, se volete, la trista necessità d’un governo che si vanta liberale, e che s’è intruso in Italia per farvi
godere la libertà.
E neppure lo affermiamo perché colà in due anni sono stati fucilati più Individui (o rei, 0 sospetti di ribellione, o innocenti) che non ne sian stati giustiziati in tutta Europa in questo mezzo secolo. Ciò sarà, se v’aggrada, lagrimevol destino d’un re che si fa chiamare galantuomo, e si dice eletto dal suffragio universale.
Ben lo diciamo unicamente per gli atti governativi emanati in quelle provincie nell’ottobre di quest’anno dai Prefetti Piemontesi, cioè per le famose circolari che a dispetto del La Marmora i gioruali hanno reso di pubblica ragione, e le quali mentre rivelano l’ampiezza della insurrezione, nonchè la impotenza del governo in spegnerla, costituiscono un insieme d’immoralità, di paura, e di ferocia, da segnare una pagina d’obbrobrio indelebile nella storia contemporanea.
A darne un saggio, diremo che il Prefetto d’Avellino obbliga i Sindaci ed i comandanti delle guardie nazionali d’ogni Comune a designare (son parole della circolare) “fra cinque giorni tutti i conniventi e i corrispondenti dei briganti del proprio comune”, ed ingiunge ai cittadini designare quelli che “appartengono alla classe di coloro che avrebbero il dovere di denunciarli”.
Vedi immoralità di governo! Obliga i publici fanzionarj, deputati ad amministrare il Comune o a commandare la guardia Nazionale, a far la spia; e quasi fosse poco tramutare l’officio loro nobilissimo in quello vilissimo del delatore, mostra tenerli in conto di manutengoli de’briganti sottoponendoli alle accuse dei subalterni che eccita a denunziarli.
Altro che le famose liste di proscrizione di Silla e di Mario! Qui si tratta di superiori e di subalterni obbligati od invitati a vicendevolmente accusarsi di connivenza al brigantaggio. Qui si tratta di organizzare lo spionaggio di tutti contro tutti. I sospettosi governi dei tiranni in ogni tempo sonosi circontlati di spie, ma niun tiranno per quanto sappiamo ha giammai reso lo spionaggio obbligatorio, nè lo ha mai pubblicamente ingiunto a carico dei suoi funzionarj.
Vedi poi la tragrande paura da cui, è compreso il fortissimo regno d’Italia. ” I campagnoli andando a lavorare in campagna dovranno (sono parole della circolare) munirsi di una carta, firmata dal sindaco, in cui siano espressi in modo non dubbio i proprj connotati, il luogo e la specie di lavoro. E poi saranno severamente puniti, se portassero seco loro viveri oltre la quantità necessaria per un solo pasto”. Nè basta; ” le stesse pene saranno applicate ai contadini che prima di seminare icereali di qualinque specie non li unissero alla calce” Il re d’Italia ha paura che i briganti disotterrino il grano seminato per macinarlo! Attendiamoci che presto faccia sterminare gli uccelli dell’aria, e i pesci dei fiumi e dei laghi, affinché non sien pasto dei briganti.
Per la stessa paura “tutte le case di campagna dovranno chiudersi e murarsi nel termine di giorni 15, ed i contadini che attualmente vi dimorassero ridursi nel proprio comune trasportando seco i loro effetti, foraggi, prodotti, non che il bestiame”. Ed ecco le belle e popolose campagne del Napoletano ridotte dallo spavento piemonese a deserti, le case a sepolcri, e i paesi popolati tli bovi, di pecore, di majali, e d’ogni altro bestiame condannato a non uscir più da quelli.
Da queste e da più altre disposizioni dettate dalla paura passando ad alcune di quelle improntate di ferocia e crudeltà, leggiamo nella circolare suddetta “che le autorità locali dovranno procedere indistintamente all’arresto dei parenti de’briganti latitanti fino al terzo grado civile, ammenochè alcuno di essi non dia utili indicazioni per lo scovrimento ed arresto del congiunto latitante”.
Uomini e donne che abbiano la sventura d’avere un fratello, un nipote, un cugino, uno zio, un padre, un figlio latitante dovranno gemere in carcere o denunziarlo affinchè venga fucilato!
Ezzellino, immanissimo tiranno che fu creduto figlio del demonio, non giunse mai a tanta crudeltà!
Certamente è avvenuto che talvolta siasi infierito anche per rappresaglia contro i padri e contro i figli, ma tradurre in carcere indistintamente i padri, le madri, i fratelli, le sorelle, i figli, le figlie, e gli aitri parenti tutti quanti fino al terzo grado civile, non d’altro rei che d’esser parenti, e benchè non abbiano con i rei alcun rapporto; e poi ritenerli in carcere a languire fino a che non consegnino al carnefice il reo (che può essere un padre ed un figlio) era riservato al governo di un re galantuomo, che non sa rispettare neppure i diritti di natura e i richiami del sangue.
E qui facciam punto. Il popolo romano che lietissimamente ha trascorso l’ottobre di qest’anno giudichi quale per quelle provincie sia stato l’ottobre, e quali giorni di miseria e di pianto si preparino per gli abitanti di esse, che quando erano, schiavi del re Bomba vivevano vita tranquilla e beata, ben lungi dall’essere cotanto infelici.
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Secondo una statistica del Subalpino, l’elenco dei morti in guerra, dei briganti uccisi dai soldati, dei soldati uccisi dai briganti, dei fucilati, degli abbruciati vivi coi paesi dai nostri liberatori, ecc. ecc. per formare l’Italia una ascende in due anni, in ltalia, a oltre Centomila morti, non compresi quelli d1 morte naturale; e notisi che l’Italia ancora non è fatta, perchè gli manca la testa,le gambe minacciano cancrena,e tutto il resto del corpo è pieno di lebra: quando l’Italia sarà fatta spariranno, secondo questo calcolo, in pochi anni, tutti li 22 millioni di abitanti.
Oh che bell’ltalia! Cimetero meridionale, Cimetero settentrionale, Cimetero centrale, e Cimetero per Capitale ove sarà scritto:Uscite di speranza, o voi che v’entrate.
Nel medesimo Giornale leggesi anche il seguente articolo, che precede alcuni indirizzi delle donne…milanesi a Garibaldi. -“Quando la donna oblia le soavi cure della famiglia per riscaldarsi il capo al fuoco fatuo della politica, diventa la cosa più ridicola che esista sotto l’occhio del sole.
Allora la donna ha falsalo il suo carattere, e la sua destinazione; allora essa cade in tanto abisso di viltà e di errore, che diventa la favola di tutte le persone oneste”.
Arcibenissimo! pare un articolo scritto appositamente per la nostra madama Vereconda; anzi, quando per le feste dei due Zoppi ascenderà nel Globo aereostatico voglio farle stampare l’articolo sul pallone: non è una bella pensata neh ?
RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL GIORNALE “ILVERDICO” N.11 DEL 8 NOVEMBRE 1862
pag.44 a 45
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