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Il viaggio di papa Francesco in Canada mina la concezione missionaria tradizionale della Chiesa

Posted by on Ago 8, 2022

Il viaggio di papa Francesco in Canada mina la concezione missionaria tradizionale della Chiesa

I missionari cattolici miravano alla salvezza delle anime, affinché potessero ricevere la felicità del cielo e dare così gloria a Dio per l’eternità.

Per decenni i cattolici progressisti hanno cercato di modificare il concetto di ‘missione cattolica’, soprattutto tra i popoli più primitivi. Il viaggio di Papa Francesco in Canada evidenzia il dominio di questa corrente che inquadra il lavoro missionario verso gli indiani d’America come uno strumento di oppressione europea e di soppressione delle culture tribali.

Forte della nozione del “buon selvaggio” di Rousseau e degli errori della teologia della liberazione, l’ala progressista della Chiesa sostiene persino che i popoli tribali non abbiano bisogno di evangelizzazione e che possano insegnare all’Occidente a vivere in armonia con la natura.

Questa rilettura della storia distorce il concetto cattolico tradizionale di missione e denigra l’opera eroica di santi e missionari che sopportarono grandi difficoltà nella loro sete di salvezza delle anime. Parallelamente, ignora molti costumi, condizioni e superstizioni atroci che hanno paralizzato le culture pagane e causato sofferenze indicibili a questi popoli.

Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira denunciò questa manovra per distruggere il concetto di missione in un suo libro profetico, Tribalismo indigeno: Ideale Comunista-Missionario per il Brasile del XXI secolo. Oggi i partigiani di questa teoria tribalista eterodossa si trovano tra i partigiani della “spiritualità” amazzonica che venerano la Pachamama e tutti gli adoratori della Madre Terra (alias Gaia) che si trovano tra gli indiani di tutte le Americhe.

Il concetto tradizionale di missione

L’obbligo di evangelizzare deriva dal grande mandato dato da Cristo, quando disse: “Andate, dunque, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19-20).

Cristo non ha ordinato agli Apostoli di imporre ai popoli la loro cultura ebraica. Piuttosto, ha chiesto agli Apostoli di insegnare le verità universali del Vangelo, affinché coloro che ascoltano la “Buona Novella” e credono possano avere accesso alla vita eterna.

A causa del peccato originale, l’umanità decaduta può sprofondare nella peggiore depravazione. Coloro che hanno evangelizzato il mondo l’hanno trovato sprofondato nel peccato, nel vizio e nelle superstizioni. Non c’era popolo sulla terra che non soffrisse di pratiche barbariche, guerre continue, carestie, stregonerie, schiavitù e impurità.

Missione deriva dalla parola latina “missio”, da “mitto”, cioè “io ti invio”. Così, il missionario è “inviato” da Cristo, attraverso la Chiesa, per liberare queste povere anime dalla schiavitù del diavolo. Non è stato un progetto ebraico, o romano, o successivamente europeo a trasformare il paesaggio pagano. I barbari primitivi che occupavano l’Europa nell’antichità erano crudeli e selvaggi come le tribù che si sono poi scoperte nelle Americhe. Entrambi avevano bisogno di essere evangelizzate.

Pertanto, l’attività missionaria fu spesso dirompente, come dimostrano i primi santi cristiani che rovesciarono gli idoli, abbatterono i boschi di querce sacre o proibirono i sacrifici umani, l’infanticidio o il cannibalismo. Tuttavia, Dio benedisse questi sforzi e molti popoli, riconoscendo la miseria della loro situazione, abbandonarono i loro modi erronei e pregarono i missionari di illuminarli. Interi popoli si convertirono così alla fede. Ovunque la Chiesa andasse, conservava ciò che di buono c’era nella cultura e rimuoveva quanto vi era di malvagio, costruendo sempre un’autentica cultura cristiana.

Scopo della missione cattolica

Il modello di missione cattolica, sviluppato nel corso di venti secoli, è sempre stato molto definito. I missionari miravano alla salvezza delle anime, affinché potessero ricevere la felicità del cielo e dare così gloria a Dio per tutta l’eternità.

Il prof. Corrêa de Oliveira afferma nel suo saggio che: “La Chiesa insegna che il modo normale per un uomo di essere salvato consiste nell’essere battezzato, nel credere e professare la dottrina e la legge di Gesù Cristo”. Consiste anche nell’osservare la legge di Dio.

Questa verità è familiare a tutti coloro che hanno letto le vite dei santi e dei missionari e sanno come essi hanno sofferto le difficoltà e il martirio per portare le anime alla fede.

Gli effetti temporali della missione

Se l’obiettivo finale dell’opera missionaria è la salvezza eterna delle anime immerse nelle tenebre del peccato, le missioni avevano anche l’ulteriore vantaggio di migliorare la vita terrena dei nuovi cristiani che imparavano ad amare Dio e il prossimo.

Il prof. Corrêa de Oliveira osa affermare la posizione tradizionale della Chiesa, secondo cui “cristianizzare e civilizzare sono termini correlati. È impossibile cristianizzare seriamente senza civilizzare. Allo stesso modo e reciprocamente, è impossibile scristianizzare senza disordinare, brutalizzare e costringere a un ritorno alla barbarie”.

Con il Vangelo e la pratica dei Dieci Comandamenti, regna l’ordine cristiano e la società progredisce materialmente, intellettualmente e culturalmente. In questo modo, le superstizioni e le usanze barbariche che rendono schiavi i popoli pagani non li tormentano più, né li lasciano in un’infelice stagnazione.

L’evangelizzazione degli indigeni

L’evangelizzazione degli aborigeni americani si differenzia dalle conversioni dei barbari dopo la caduta dell’Impero Romano. Questi ultimi si convertirono alla fede e formarono nazioni cattoliche dove la Chiesa poteva influenzare l’intera cultura senza elementi corrosivi esterni.

Le successive evangelizzazioni indiane, invece, furono ostacolate dal contatto con esploratori decadenti e moderni neopagani che esercitarono un’influenza corrosiva sulle popolazioni convertite. Le potenze protestanti e/o dei cattivi cattolici spesso distrussero l’opera benefica delle missioni cattoliche. Le idee illuministe oscurarono ulteriormente le menti per la Verità. Queste influenze resero gli indiani soggetti a molte ingiustizie che devono essere denunciate. Il lavoro dei missionari era più arduo dovendo combattere parallelamente questi elementi occidentali corrotti, oltre alle superstizioni delle religioni pagane.

Ciononostante, l’influenza della Chiesa beneficiò gli indigeni aprendo loro i mezzi della salvezza eterna. Intere tribù furono convertite e battezzate. Questi popoli spesso progredivano materialmente e godevano dei benefici del progresso. Ovunque la Chiesa andasse, alleviava le sofferenze, istruiva i giovani e preservava le lingue native. Oggi la Chiesa invoca con gioia i nomi di santi nativi americani provenienti da queste popolazioni, come Santa Kateri Tekakwitha, San Juan Diego o San Martino di Porres. La Madonna di Guadalupe è apparsa in Messico e ha portato alla conversione milioni di persone.

Il missionario moderno post-comunista rifiuta l’evangelizzazione

Il libro del prof. Corrêa de Oliveira descrive nel suo libro come i missionari “aggiornati” abbiano rifiutato la tradizione missionaria e capovolto la narrazione fino a vedere i popoli indigeni come “i veri evangelizzatori del mondo”, rifiutando così il mandato di Cristo di andare a insegnare a tutte le nazioni e di fornire loro il battesimo come mezzo di salvezza. Infatti, padre Corrado Dalmolego, un sacerdote italiano missionario della Consolata che dirige la missione di Catrimani in Brasile, si vanta del fatto che la sua missione non abbia battezzato nessuno in oltre cinquantatré anni!

Alcuni partigiani di questa nuova “Chiesa dal volto amazzonico” cercano di ripristinare le pratiche di idolatria (Pachamama), di nudità e d’immoralità che resero schiavi i loro antenati. Spesso si pretende che gli indios adottino stili di vita comunitari senza proprietà privata, il che li incatena ad un’estrema povertà.

La narrazione neo-missionaria si sposa bene con le idee della teologia della liberazione che trasforma tutto in un quadro di lotta di classe tra oppressori e oppressi, idolatrando un ideale primitivo, marxista e utopico che non è mai esistito nella cultura indigena, ma che viene presentato come modello utopico per l’Occidente.

Il viaggio di Papa Francesco in Canada è stato un’occasione per promuovere questa narrazione sovversiva, più con le immagini che con le parole. Questo non significa che delle ingiustizie non siano avvenute. Tuttavia, il fulcro della critica è formulato in termini che favoriscono la rivoluzione e il risentimento. Il concetto tradizionale del ruolo salvifico della missione è stato abbandonato a favore di una prospettiva sociologica e di sinistra che danneggia fortemente sia i nativi americani sia i nordamericani di tutte le etnie.

Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira sostiene che il punto centrale deve essere “il potere e la carità del Salvatore”, Nostro Signore Gesù Cristo, e non l’anticristo rappresentato dal moderno mondo tribale neopagano. “Nostro Signore Gesù Cristo è infinitamente più potente dell’anticristo”. Possano tutte le nazioni credere in Lui ed essere battezzate, così che la Sua preghiera nel Padre Nostro si realizzi: “Venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra”.

John Horvat II è uno studioso, ricercatore, educatore, oratore internazionale e autore del libro Return to Order, oltre che di centinaia di articoli pubblicati. Vive a Spring Grove, in Pennsylvania, dove è vicepresidente della Società americana per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP).

LifeSiteNews

fonte

Il viaggio di papa Francesco in Canada mina la concezione missionaria tradizionale della Chiesa (atfp.it)

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