Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Interpretazione del Canto dei Sanfedisti

Posted by on Apr 11, 2021

Interpretazione del Canto dei Sanfedisti

Ritornello incita alla rivolta al suono della Carmagnola (Sona sona, sona Carmagnola) e poi rafforza il suo invito dicendo “suona l”adunata, o il consiglio, viva il Re e la sua famiglia!”. Nella prima strofa si richiama il popolo alla guerra, ogni strumento è in funzione della rima per un popolano o per il nemico da abbattere: la grancassa per il popolino, il tamburello per i nullatenenti, la campana per il popolo (artigiani ecc.) e violino per spiegare il motivo della lotta, cioè cacciare i giacobini.

La seconfa strofa narra l”inizio della repubblica con la resistenza dei popolani, detti “i Lazzari”, asserragliati a Castel Sant”Elemo, un forte massiccio, conquistato dai francesi di Championnet che invece sostenevano la repubblica; si narra poi della presenza tra questi francesi, del prete giacobino Antonio Toscano, per passare poi al tradimento dei nobili e dei borghesi che volevano addirittura imprigionare il Re, cosa non certo voluta dal popolo che ha subito le conseguenze del tradimento e le prepotenze dei francesi.

Nella terza strofa troviamo inevece descritta la fine della repubblica, il 13 giugno, il giorno di S. Antonio, quando le truppe del Cardinale Ruffo di Calabria entrarono a Napoli, conquistando il Forte Vigliena a levante del Porto. Ecco che allora i popolani ripagano i giacobini per le angherie subìte, ovvero le alte tase imposte dai francesi e l”uso del motto rivoluzionario “libertè, egalitè, fraternitè” per commettere ruberie e soprusi (ancora oggi è rimasto in dialetto un ricordo di quei tempi nel detto “libertè, egalitè fraternitè, spuogliete tu e vesteme a mme!”).

La quarta strofa prosegue narrando ancora le prodezze dei francesi che le hanno date di santa ragione al popolo e dicendo voilà, hanno preso a calci ogni libertà. Ora non si può più andare a teatro (una mania dei napoletani) e quindi Donna Eleonora è costretta ad esibirsi al mercato. Su questa figura bisogna dire che non è certo, ma potrebbe trattarsi di Eleonora Pimentel Fonseca, arrestata e giustiziata per impiccagione, infatti “ballare” potrebbe essere inteso come il corpo che penzola dalla forca, anche perchè Masto Donato era il boia incaricato delle esecuzioni in quegli anni.

Si parla poi nella quinta strofa di Donna Luisa, forse Luisa Fortunato de Molina Sanfelice, amante del giacobino Ferdinando Ferri. Per salvare l”amato che rischiava l”arresto, ella venne a sua volta imprigionata e per sfuggire alla pena capitale affermò di essere incinta.. nessun medico però riusciva a farla partorire.

Nella sesta strofa ormai la guerra ai giacobini è terminata con la loro sconfitta e si butta l”albero a terra, si tratta dell””albero di maggio”, albero della libertà e simbolo della rivoluzione. I popolani arrabbiati afferrano i giacobini e li appallottolano come stracci, si vendicano cioè dei torti subìti. Ritornano poi le parole “uguaglianza” e “libertà” e i napoletani sono contenti che siano finite, per chi ha perso sono dolori e quindi i perdenti possono andare a dormire, cioè andare a ritirarsi.

La strofa finale è molto ironica: riprende i mesi con i nomi del calendario rivoluzionario francese; “passò il mese piovoso, il ventoso e l”iroso” cioè gennaio, febbraio e marzo e “a lu mese ca se vene hanno avuto l”aglio arrete” nel mese entrante, cioè giugno i giacobini hanno subito il danno e la beffa, un buon motivo epr dire che l”aglio brucia, soprattutto nel didietro! Infine ” viva il popolo dei maccheroni, cioè il popolo napoletano, che rispetta la religione negata ai giacobini, i quali sono invitati a buttarsi a mare, riprendendo il discorso di prima sull”aglio, per spegnere i bruciori; in sostanza li si manda a quel paese. Tale ballata popolare è storia scritta di pugno dal popolo, ben diversa dalla storia degli scrittori asserviti ai fasli miti risorgimentali che avrebbero definito la repubblica partenopea come “voluta dal popolo”. Dalla lettura de “la Carmagnola” si apprende la vera storia di quel periodo: un popolo che aveva in odio i giacobini e un tentativo riformatore e innovatore da parte dei repubblicani o giacobini napoletani, i quali si fecero prendere troppo la mano combinando un disastro quale la repubblica partenopea fu. Non si capì infatti, che Napoli non era Parigi e che a Napoli il popolo non sentiva il bisogno di cambiar regime, perchè aveva già le sue certezze.

Eleonora Pimentel Fonseca, arrestata e giustiziata per impiccagione, infatti “ballare” potrebbe essere inteso come il corpo che penzola dalla forca, anche perchè Masto Donato era il boia incaricato delle esecuzioni in quegli anni.

Giorgio Catalano

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