Solo banali e anonimi colori, variamente accostati, campeggiano oggi sui drappi degli Stati contemporanei, prodotti in serie dalla Rivoluzione francese o che trovano comunque la propria origine nelle forze sovversive d’ispirazione massonica o paramassonica: si tratti del tricolore transalpino, di quello italiano o tedesco o delle stelle e strisce statunitensi, per fare solo qualche esempio.
Un tempo, invece, sugli antichi e nobili vessilli degli Stati tradizionali, campeggiavano simboli sacri, legati alla storia delle Nazioni e alla loro conversione al Cristianesimo o ai loro Casati e domini. Simboli sacri, si diceva, i soli per i quali valeva la pena di morire su un campo di battaglia, pro aris et focis, a gloria ed esaltazione della vera Religione e a presidio dei suoi altari; in olocausto per l’autentica Patria, in quanto terra dei padri e custode della Tradizione; e a difesa dei focolari domestici, presso cui vegliavano oranti e trepidanti, per la sorte dei loro soldati, le madri, le spose e i figli. Ed ecco, allora, l’aquila imperiale romana; quella cristiana dell’Evangelista San Giovanni e del Sacro Romano Impero, divenuta bicipite per assorbire in sé la memoria e l’eredità sia dell’Impero Romano d’Occidente che di quello d’Oriente, dopo la caduta di questo nel 1453; l’analoga aquila zarista; il giglio d’oro dei Re di Francia; la croce di Sant’Andrea della Scozia, quella di San Giorgio dell’Inghilterra, della Svizzera, della Danimarca e della Svezia; lo scudo sormontato dalla croce dei Savoia (almeno fino a quando si mantenne una dinastia nel solco della cattolicità e della tradizione, ovvero fino alla morte del Re Carlo Felice, nel 1831) nonché di tanti Comuni italiani, che del simbolo della Passione di Cristo si gloriano; e, ancora, lo stemma, complicatissimo per l’intrecciarsi delle Casate e delle acquisizioni territoriali intervenute, dei Regni di Napoli e di Sicilia, in seguito delle Due Sicilie; e delle Spagne, fra antiche croci nodose rosse, leone di Castiglia e di León e i simboli degli altri antichi Regni, affiancati poi dalle due colonne d’Ercole, a contrassegnare i domini del vecchio e del nuovo mondo, sui quali mai tramonta il sole; o il vessillo aragonese e catalano, con le barre rosse simboleggianti il sangue cristiano, sparso nella lotta della Cristianità contro i Mori durante la Reconquista. Infine, ma non certo ultimo, il millenario Leone dell’Evangelista San Marco per Venezia, sventolante su tutti i mari, temuto e rispettato perfino dal Turco. Simbolo antico e sacro, cui questo libretto è dedicato.
Il Comitato Veneto Indipendente e per la ricostruzione storica e gli altri sodalizi compartecipi dell’iniziativa desiderano ringraziare l’amico Albano Tassani, di Vicenza, marchesco e infaticabile apostolo della riproduzione della bandiera Contarina, fin dal lontano anno 2000 E il molto reverendo Monsignor Antonio Meneguolo, già delegato patriarcale per la Basilica di San Marco, in Venezia. Un doveroso ringraziamento va altresì all’amico Edoardo Rubini, alfiere della venezianità, per il sostegno e la collaborazione prestati nella diffusione della bandiera Contarina e per la realizzazione di questo opuscolo; un caloroso ringraziamento va altresì agli altri amici di Europa Veneta: Alberto Dürer Bacchetti, Fabio Scano e Franco Tonello.
Le frange dispari e pari del gonfalone si alternano l’una all’altra e hanno al centro il motivo del Leone in moleca e dello stemma Contarini. I tondi sono sorretti da putti che tengono guizzanti puledri alla briglia, simbolo delle passioni umane raffrenate e dominate con l’aiuto della Grazia divina e assoggettate alla legittima autorità spirituale (la Chiesa) e temporale (il Doge). Particolari.
Alcuni dei Santi che appaiono sulla bandiera Contarina (da sinistra a destra): San Domenico, Sant’Antonio da Padova, la Madonna del Rosario col Bambino in braccio, Patrona delle Armate cristiane che trionfarono sul Turco nell’epica battaglia navale di Lepanto (7 ottobre 1571) e l’Evangelista San Marco, col Leone accucciato accanto a sé, principale Patrono della Serenissima assieme alla Madonna Annunziata e a San Lorenzo Giustiniani. Particolari.Le panoplie o trofei militari che adornano le bordature verticali della bandiera
Contarina e che affiancano, a sinistra e a destra, il Leone marciano. Particolare.
Ritratto del Doge Domenico II Contarini, Serenissimo Principe di Venezia dal 1659 al 1675, protagonista della difesa di Candia (oggi Heràklion) capitale dell’isola di Creta, possedimento veneziano fin dal 1204, aggredita dagli Ottomani con forze ingentissime e continuamente rifornita dalla Dominante via mare.
Assedio di Candia (isola di Creta) durante la V guerra turco-veneziana. Le flotte congiunte, veneziana (con 19 legni soltanto) e olandese, comandate dall’Ammiraglio Giacomo da Riva, forzano e affondano la flotta turca, forte di oltre 100 navigli, nella sua base di Foça, l’antica Focea, presso Smirne, affacciata sul Mar Egeo (12 maggio 1649). Dipinto di Abraham Beerstraten del 1656. Amsterdam, Rijksmuseum.
Le insegne della Monarchia francese sono bruciate in piazza, a Parigi, dai rivoluzionari. È il 10 agosto 1793. Dipinto di P.A. Demachy. Particolare. È il prologo di quanto accadrà quattro anni dopo a Venezia, con le insegne marciane del Doge bruciate in Piazza San Marco, il 4 giugno 1797.
Le insegne ducali e bandiere veneziane: ombrellino, sgabello, cuscino, stocco, berretto dogale e vessilli. Tutto bruciato in Piazza San Marco dai giacobini, assieme al Libro d’Oro della Nobiltà, il 4 giugno 1797. In I Dogi, a cura di Arrigo Pecchioli. Editalia. Roma 1993 p. 190.
La bandiera Contarina garrisce al vento.
(questa foto della bandiera Contarina è in movimento, in formato gif)
La bandiera Contarina davanti alla Basilica di San Marco,
a Venezia, il 25 aprile 2018 (sopra e sotto).
La bandiera Contarina in Piazza delle Erbe, a Verona, durante una commemorazione delle Pasque Veronesi, la grande insurrezione di Verona e del contado contro Bonaparte (17-25 aprile 1797) con militi storici nelle uniformi veneziane del tempo. 17 aprile 2018 (sopra e sotto).
La bandiera Contarina sventola sul Palazzino Alvisi, nel sestiere di San Marco, a Venezia
La bandiera Contarina al vento sul Castello scaligero di Marostica (Vi).
La bandiera Contarina (a sinistra) e quella della Spettabile Reggenza dei 7 Comuni (a destra) svettano dai pennoni di Piazza del Duomo, ad Asiago (Vi), in occasione della commemorazione dei caduti cimbri, vittime di Bonaparte nel 1797 e nel 1809. 6 luglio 2019.
La bandiera Contarina su un’imbarcazione da diporto, nella laguna di Venezia.
Bandiera Contarina agitata dal vento, di sera, in Piazza delle Erbe, a Verona.
l Conte Duro Durich, di Plavno, in Dalmazia, a cavallo con la bandiera Contarina in pugno.
La bandiera contadina… proprio oggi che finalmente accedo al sito…chissà’ se mi e’ bene augurante dopo il silenzio dovuto ovviamente alla mia arretratezza tecnologica… caterina
La bandiera contadina… proprio oggi che finalmente accedo al sito…chissà’ se mi e’ bene augurante dopo il silenzio dovuto ovviamente alla mia arretratezza tecnologica… caterina