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La borghese e il violinista di Alfredo Saccoccio

Posted by on Ago 13, 2018

La borghese e il violinista di Alfredo Saccoccio

Nel 1945 Joan Crawford ha quarantuno anni. Ella ne ha passati venti alla Metro Goldwin Mayer, in cui è divenuta una star. Però la MGM la considera finita. Nella sua vita privata, come nella sua vita professionale, Joan Crawford è una donna energica, autoritaria, dura, che non ha l’intenzione di cedere il posto.

                                        

       Ella firma un contratto con la Warner Bros per impersonare una donna accanita nella riuscita sociale, poi in via di maturazione, ferita nei suoi amori e tradita dalla sua ambiziosa e perfida figlia. . E’ “Il romanzo di Mildred”, di Michael Curtiz. Come-back clamoroso e grande successo con la consacrazione di un Oscar  alla Crawford.

   La Warner Bros decide allora, un anno dopo, di associare la star rinvigorita all’attore più singolare della ditta, John Garfield. Divenuto attore, dopo essere stato delinquente giovanile, scoperto nel 1938 dal cinema, Garfield, l’antiJames Cagney, l’antiHumphrey Bogart, è l’interprete molto sobrio di personaggi realistici, segnati dalla vita, spesso dolorosi. Egli diverrà, dunque, il partner di Joan Crawford per  “Il romanzo di Mildred”, tratto da un libro di Fannie Hurst, già portato sullo schermo. al tempo del muto, sotto la direzione di Jean Negulesco.

   Questo regista, di origine romena, ha cominciato la sua carriera per la Warner Bros, nel 1941. Egli ha realizzato strani films neri : “La maschera di Dimitrios” e “I cospiratori”, entrambi nel 1944, “L’idolo cinese” nel 1946. Con “Il romanzo di Mildred” egli è confrontato alla grande specialità degli studios Warner : il melodramma a tendenza sociologica. E Fanny Hurst, autore di “ Back Street” (che ha già ispirato due pellicole) è una romanziera dei costumi ebrei, che occorre saper rispettare, in una produzione hollywoodiana, il particolarismo. Negulesco riuscirà dunque a realizzare un superbo melodramma nello stile Warner Bros, dando al film quel tocco di malinconia, di amarezza e di fatalismo proprio di Fanny Hurst. I ruoli furono scritti su misura per Joan Crawford, energica e dura, e per John Garfield, sobrio e realista.

   “Il romanzo di Mildred”, il cui titolo richiama alla mente un pezzo nostalgico  di Dvorak, è la storia di Paul Boray, figlio di un droghiere del quartiere ebraico di New York, appassionato di violino e deciso a divenirne un virtuoso. Dopo anni difficili, egli  è lanciato da Helen Wright, donna dell’alta società newyorchese, più anziana di lui, autoritaria e capricciosa, sicura del suo potere. Essi avranno un legame sentimentale, distruttrice per lei, mentre lui non vive che per la sua arte.

   John Garfield si è tanto più implicato nel personaggio di Paul Boray, in quanto era nato, come Julius Garfinkel, in un quartiere popolare dell’East Side, a New York, ed aveva conservato della sua gioventù un temperamento tormentato. Poco importa di sapere come furono realizzati i trucchi che mostrano Garfield  suonare il violino in play-back sulle interpretazioni strumentali di Isaac Stern. Dinanzi alla macchina da presa, l’attore e il personaggio che chiede : “Sarò sempre un estraneo sulla terra ?” si congiungono in una maniera sorprendente.

   Joan Crawford aveva nove anni più di John Garfield. Nel film Helen Wright doveva essere molto più matura. Orbene ella non appare che al termine dei quarantacinque minuti. La star aveva sifficientemente meditato la sua scena d’ingresso, nel corso di una serata mondana, per attirare allora tutta l’attenzione su di lei. Essendo Helen Wright miope, Crawford osa quello che altre dive non avrebbero accettato : infilare degli occhiali per guardare il violinista, ostentare nei locali di Adrian (il sarto della MGM che l’aveva vestita qui e là) una differenza di quindici o vent’anni con Garfield.

   E siccome questa Helen Wright  che ella incarna è insopportabile, l’attrice deve riguadagnare presso il pubblico un capitale di simpatia. Con la sua volontà ferrea, Crawford  vince la partita nella scena patetica che l’oppone a Esther Boray (Ruth Nelson), la madre ebrea intransigente, che rifiuta che questa  goy  intralci  la gloria del figlio. Il finale fiammeggiante de “Il romanzo di Mildred”, in una regia di Negulesco, non è del tutto kitsch, come lo hanno preteso dei belli spiriti. E’ l’apoteosi della rinuncia e del sacrificio di Helen Wright, mentre Paul Boray, consacrato virtuoso del violino, seguirà il proprio cammino di gloria e di dolore.

   In quello stesso anno 1946, John Garfield trionfava peraltro con “Il postino suona sempre due volte”, di Tay Garnett. Egli morì nel 1952,  sembra a causa di una crisi cardiaca, ma in condizioni mal chiarite, dopo esser stato  impensierito dal maccartismo per le sue amicizie con persone di sinistra, iscritte sulla “lista nera”. Joan Crawford scomparve nel 1977, dopo altri ristabilimenti spettacolari , che la rimisero in carreggiata. Joan finì vedova, erede di un miliardario, proprietario della Pepsi Cola.

Alfredo Saccoccio           

 

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