Alta Terra di Lavoro

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La Caio Lucilio di Sessa Aurunca Laboratorio Culturale dell’Alta Terra di Lavoro 2^ parte

Posted by on Dic 11, 2016

La Caio Lucilio di Sessa Aurunca Laboratorio Culturale dell’Alta Terra di Lavoro 2^ parte

IL NOSTRO PERCORSO “Storie di briganti”

Classe 3C a.s. 2016/17

Nel mese di ottobre abbiamo studiato la storia del Risorgimento Italiano e su proposta della nostra prof., Maria Di Cresce, abbiamo voluto saperne di più sul fenomeno del brigantaggio. E così ci siamo posti alcune domande, ad esempio (Perché lo Stato italiano ebbe tanto timore dei briganti da inviare addirittura un esercito? Erano delinquenti isolati o godevano di protezioni? Come mai il fenomeno del brigantaggio esplose solo dopo l’unificazione dell’Italia?) e abbiamo cercato, come hanno fatto già gli storici, ovviamente per quanto possibile per noi, di darvi una risposta.

Abbiamo cercato documenti scritti e iconografici, li abbiamo letti ed interrogati. Ci hanno incuriosito soprattutto le fotografie, un’invenzione dell’Ottocento. Analizzando tale fonte, abbiamo scoperto molti aspetti della personalità dei briganti e messo a fuoco alcuni problemi della loro vicenda. Queste sono le nostre deduzioni:

  1. In alcune foto i briganti quasi fanno paura perciò abbiamo pensato che il fotografo volesse mettere in primo piano l’espressione ora aggressiva, ora fiera e minacciosa dei briganti per far comprendere all’opinione pubblica (quella che poteva leggere i giornali) la pericolosità dei soggetti e giustificare il duro, ma necessario intervento militare e le pene disposte (fino alla fucilazione sommaria)
  2. Le foto potevano essere usate come documentazione da parte della Commissione durante i lavori parlamentari o pubblicate su qualche giornale. Bisogna ricordare che la stampa in quel periodo non aveva la stessa diffusione di oggi e anche la conoscenza dell’opinione pubblica su fatti che accadevano nel mezzogiorno d’Italia era piuttosto imprecisa ed elusiva. Tuttavia è possibile supporre che la ridotta base elettorale, formata da persone abbienti e alfabetizzate potesse essere informata dei fatti proprio dai giornali, in quanto erano fra i pochi a saper leggere.
  3. I briganti vengono spesso raffigurati in gruppo, sia nelle foto sia nelle stampe, come se fossero impegnati in campo aperto ad affrontare una battaglia faticosa, senza esclusione di colpi. Solamente in una foto, tra quelle esaminate, il brigante è solo e armato, ma il suo aspetto appare severo e minaccioso. La relazione del deputato Giuseppe Massari, incaricato dal re Vittorio Emanuele II di coordinare la commissione d’inchiesta con il compito di fare chiarezza sul brigantaggio, che lo stesso legge in parlamento il 3 maggio 1863, ci informa che i banditi combattevano in piccolissimi gruppi, mai attaccando forze di eguale entità o in campo aperto. Una banda intenta a combattere trasmette, però, l’idea di un gruppo organizzato, pericoloso e contrapposto all’esercito regolare
  4. Una cosa ci è parsa molto chiara: le foto sono state fatte in un certo modo deliberatamente, con lo scopo di trasmettere un messaggio preciso: i briganti dovevano apparire delinquenti comuni.Questo allora ci fa capire che le fonti, anche oggi, non devono essere assunte acriticamente come depositarie di verità inconfutabili, ma valutate ed interpretate con oculatezza per scoprirne l’intenzionalità.
  5. Gli artisti che hanno ritratto i briganti hanno atteggiamenti diversi: alcuni ne mettono in evidenza gli aspetti di strumentalizzazione politica per cui sono presentati come dei balordi, malvestiti, dall’aspetto rozzo e miserabile, burattini nelle mani del papa e dei Borboni. Per altri sono persone romantiche o addirittura eroiche; per altri ancora persone poco minacciose, curate, ben vestite. Gli scopi, quindi, sono decisamente differenti a seconda dell’autore.

Il brigantaggio fu un fenomeno complesso, che ebbe molti protagonisti. Il nuovo Stato italiano, a nostro avviso, non ne comprese le ragioni ma intervenne con la forza per sterminare i briganti, ritenuti solo dei delinquenti comuni.

In realtà i briganti erano dei contadini che avrebbero voluto migliorare le loro condizioni di vita e che ciò avevano creduto possibile con il nuovo stato italiano. Considerare il brigantaggio un pericolo nazionale tanto da inviare un esercito di 100.000 soldati, al comando del generale Cialdini, autorizzati ad uccidere chiunque fosse stato sospettato di essere un brigante è stato, a giudizio di molti studiosi e non solo, un atto di grande violenza che getta una grande ombra sui primi anni della nostra storia nazionale e spiega come, dopo 156 anni, ancora esistano risentimenti e malcontento nel popolo meridionale. Noi siamo alunni di scuola media, forse non ancora in grado di capire fino in fondo una pagina così complessa della storia d’Italia, ma questa attività di laboratorio ci ha avvicinato in modo diverso ad essa facendoci scoprire una “verità” a lungo sottaciuta e facendoci “riscoprire” l’orgoglio di essere meridionali.

 

Per la 3C

Domenico Composto, Giulio Armando Palmieri, Antonio Mirante,

Alessandro Maliziano, Andrea Di Bernardo

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