La Cattedrale di Cosenza, 800 anni di fede e musica
Il 30 gennaio 1222 veniva dedicato il Duomo di Cosenza a Santa Maria Assunta. Quella domenica era presente l’imperatore Federico II di Svevia, che donò un reliquiario con un frammento della Santa Croce. E nei suoi otto secoli di vita la cattedrale cosentina ha anche una sua storia musicale degna di interesse
Ottocento anni or sono, il 30 gennaio 1222, il legato pontificio di Onorio III, cardinale Niccolò Chiaramonte, vescovo di Tuscolo, dedicava la nuova Cattedrale di Cosenza a Santa Maria Assunta.
Nel 1984 Giovanni Paolo II fu «contento di essere in Cosenza, centro dell’antico Brutium, in questo luogo racchiuso tra la Sila e la Valle del Crati. Luogo stupendo, che ha tutta una sua storia di popoli, di dominazioni, di culture. Cosenza ha per patrono la Vergine del Pilar e per suo compatrono il figlio più illustre di questa terra, san Francesco di Paola» (Giovanni Paolo II, Discorso alla popolazione di Cosenza, 6 ottobre 1984).
Quella domenica di otto secoli fa era presente l’imperatore Federico II di Svevia (1194-1250), che donò una preziosissima stauroteca, reliquiario con un frammento della Santa Croce; una moltitudine di popolo si unì a Luca di Casamari, abate cistercense e arcivescovo di Cosenza tra il 1203 e il 1227, che volle questo duomo rinnovato in forme gotico-cistercensi, in seguito al disastroso terremoto del 1184 che distrusse il precedente, risalente probabilmente al V secolo.
Domani, domenica 30 gennaio, sarà presente l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino: si aprirà l’anno giubilare, che si chiuderà il 12 febbraio 2023, festa della Madonna del Pilerio, patrona della città; la chiesa è insignita del titolo di basilica minore e le Poste Italiane emettono un francobollo commemorativo. «La celebrazione degli 800 anni della consacrazione della Cattedrale di Cosenza», ha detto il 18 dicembre l’arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano, mons. Francesco Nolè, «sarà un cammino non solo di fede ma, anche, di tanta buona volontà collettiva e partecipazione essenziale alla riscoperta di quel paesaggio culturale che è andato sedimentandosi e trasformandosi lungo gli ultimi otto secoli».
Noi qui, pensando agli innumerevoli credenti che, anche a Cosenza, «hanno alimentato la loro fede alle melodie sbocciate dal cuore di altri credenti e divenute parte della liturgia o almeno aiuto validissimo al suo decoroso svolgimento» (Giovanni Paolo II, Lettera agli Artisti, 4 aprile 1999, n. 12), vogliamo fare qualche accenno alla pratica musicale in quella bella e grande cattedrale.
Si conosce poco della vita musicale cosentina: Maria Paola Borsetta, titolare di Bibliografia e biblioteconomia musicale presso il Conservatorio di Vibo Valentia, ha trovato uno scarso bottino ma un prezioso materiale al riguardo (La cappella musicale della Cattedrale di Cosenza: Canto liturgico, libri, strumenti musicali e musicisti tra Cinque e Seicento, Edizioni del Conservatorio di Musica «F. Cilea», Reggio Calabria 2003). Ne emerge una comunità ecclesiale degna di una città che, essendo sempre stata centro di cultura e di pensiero, fu chiamata Atene della Calabria. La prima fonte è il Liber usuum Ecclesiæ Cusentinæ che l’arcivescovo Luca, rivolgendosi al capitolo e ai fedeli di Cosenza, scrive nel 1213, «dopo aver già passato dieci anni con voi». Esso testimonia un’intensa vita liturgica: l’autore scrive «soltanto o ciò che la nostra chiesa ha conservato sino ad oggi, o ciò che, sull’esempio della Santa Romana Chiesa e di altre chiese cattedrali, è giudicato più degno di approvazione e più adeguato» (A. M. Adorisio, Il «Liber usuum Ecclesiaæ Cusentinæ», Casamari 2000, pp. 48, 113).
La quantità delle forme musicali liturgiche (antifone, inni, Proprium Missæ, litanie, sequenze, ecc.) e la varietà delle espressioni latine impiegate confermano una prassi musicale robusta e sempre presente nel Medioevo; ma si parla solo di canto gregoriano e nulla si sa della polifonia. Dopo il 1565 si trovano libri contenenti villanelle e canzoni francesi, salmi dei compositori fiamminghi Adriano Willaert (1490-1562) e del suo allievo Cipriano de Rore (1516-1565), messe di Orlando di Lasso (1530/32-1594), madrigali, mottetti. E con «la musica organistica, per la quale dobbiamo immaginare una prassi improvvisativa di sostegno al canto liturgico e/o il supporto della scrittura con volumi di intavolature, ricercate etc., in parallelo ai contratti del 1563-1566 (in un procedere di attività costruttiva, che giungerà alla quindicina di strumenti in tutta la diocesi, come risulta dalla visita apostolica del 1628), il quadro della pratica musicale nelle chiese, fino ad allora troppo paludato e statico, si mette in movimento, come dimostrano, anche se in un ambito musicale diverso, i libri di madrigali di autori cosentini quali Manilio Caputi (1550-1593) e Achille Falcone (1570 ca. – 1600)» (M. P. Borsetta, ibidem, p. 132).
Tra i musicisti cosentini del Seicento si contano Giacinto Mattei, «maestro di cappella dell’Arcivescovato della città di Cosenza» (come si legge in un frontespizio di un libro di madrigali stampato a Napoli nel 1634), e altri attivi fuori dai confini calabresi come Francesco Costanzo, Nicola Tortamano, trasferitosi alla chiesa dello Spirito Santo a Napoli, Francesco da Cellara e Francesco Pasquali, maestro di cappella nella cattedrale di Viterbo.
Dal 2005 il nuovo grande organo Mascioni opus 1169, progettato dall’organista Federico Vallini, si trova nel lato destro del transetto. È a trasmissione meccanica, con 3 tastiere, 45 registri. Grazie a questo strumento, dalla spiccata connotazione di tipo romantico-sinfonico con particolare attenzione alla scuola francese del XIX secolo, esiste un significativo legame tra la Cattedrale e il Conservatorio cosentini. Essi «hanno stipulato una convenzione per la quale studenti e docenti del Conservatorio sono giornalmente ospitati in Cattedrale per lezioni, masterclass e concerti», dice il rev. Pasquale Panaro, vicario parrocchiale della Cattedrale e organista. «La collaborazione non è solo limitata all’organo», continua il sacerdote, «ma la Cattedrale sta svolgendo diversi concerti coinvolgendo anche tantissimi musicisti. In occasione dell’ottavo centenario della dedicazione saranno gli studenti e i maestri stessi a comporre delle nuove opere. Grazie a queste collaborazioni, anche grazie al coro diocesano, diversi ragazzi si stanno avvicinando alla chiesa e sono interessati all’aspetto musicale».
Massimo Scapin
La Cattedrale di Cosenza, 800 anni di fede e musica – La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it)