LA DISTRUZIONE DI MOLA E LA BATTAGLIA DEL GARIGLIANO DI FRANCESCO GRAZIANI

Le battaglie contro le orde di barbari, che hanno invaso e devastato tutto il sud Italia, hanno ispirato un’artista di ispiraziopne battaglista, che ha realizzato alcune tele ritraenti cruenti scontri. Francesco Graziani, detto Ciccio Napoletano, attivo tra Napoli e Roma nella seconda metà del XVII secolo, di cui non si conosce la data di nascita e scarne sono le notizie sulla sua formazione artistica, era probabilmente originario di Capua perché in alcune fonti è ricordato come Ciccio da Capua. Tra le sue numerose opere, si conosce l’invasione e distruzione di Mola e la battaglia del Garigliano del 915 tra le forze della Lega Cristiana e i Saraceni. La vittoria dei cristiani, sancì la fine dell’espansione musulmana nel nostro territorio. Il Papa Giovanni X comandò personalmente l’esercito in battaglia.
Nelle immagini le due tele del Graziani che raffigurano la distruzione di Mola e la battaglia del Garigliano.
Renato Marchese

La battaglia del Gatgliano ebbe inizio in Localtà Giunture (confluenza dei fiumi Liri e Gari) dove I Saraceni avevano ancorato le loro navi e da dove partivano per fare rszzie in tutta l’ Italia centromeridionale. Fu Papa Giovanni X che creò la Lega Cristiana con il duca di Spoleto, con il Re d’Italia Berengario del Friuli, con l’Ipata di Gaete, con il duca di Capua, l’Abate di Montecassino, Il duca di Alife ed il duca Giovanni IV di Napoli e l’appoggio della marina di Bisanzio. Nel giugno del 915 gli eserciti confluirono da Calabritto, da Sessa e da Montecassino, inseguirono I Saraceni lingo il Garigliano fino alla Piana di Mortola e la colline di Galluccio, mentre le navi bizantine aspettavano alla foce del Garigliano. La battaglia durò tre mesi ckn la maggiore resistenza opposta dai Saraceni nella zona tra Porto di Mola e Traetto. I Saraceni furono eliminati tutti e mai più risaliranno il Gargliano. A commemorazione fu poi ricostruita la Chiesa di Santa Maria di Mortola. Nel 1959 facendo brillare le mine per estrarre pietre di basalto nella costa della collina del Santuario molti operai, tra cui mio nonno, videro volare monete d’oro. Ci fu la corsa alla raccolta. Mio nonno ne trovò tre ed io lo vidi, ma poi dovettero consegnare tutto ai carabinieri. Erano parte del tesoro che I Saraceni avevano accumulato con le loro razzie. Che fine abbiano fatto non è dato sapere se non per malevole dicerie di morti sospetti.