La fabbrica di fisarmoniche ad Arpino

Ad Arpino dagli anni ’20 del secolo scorso era attiva una fabbrica di fisarmoniche: era quella di Domenico Pallisco (1880-1951), rinomata sia in Italia sia all’estero. All’ingresso della sua sede, in Piazza Municipio n° 37, era posta l’insegna con la dicitura: “Premiata Fabbrica di Fisarmoniche di Domenico Pallisco e Figli – Medaglia d’oro”.
Lavoravano con lui due operai, uno dei quali di nome Luigi Rita, entrambi provenienti dalla famosa fabbrica di Castelfidardo (Ancona) di Pasquale Ficosecco, dai cui magazzini Pallisco acquistava tutti i materiali necessari per la lavorazione. Era diventato amico, oltre che collaboratore, del proprietario, tanto da tenere a battesimo il figlio Gino, divenuto poi uno dei migliori suonatori di fisarmonica a livello mondiale. Viaggiava spesso per visitare i più grandi stabilimenti e negozi con l’obiettivo di acquistare i materiali migliori ed essere sempre all’avanguardia; anche il suo laboratorio era visitato da molti specialisti di altre fabbriche che lo tenevano in grande considerazione.
Nell’azienda arpinate la lavorazione era completamente artigianale, senza l’utilizzo di macchine; i tasti, il registro e tutti gli elementi per le note musicali erano realizzati da Domenico Pallisco con le proprie mani. Egli costruiva quei famosi organetti popolari, usati in tutte le aie in occasione dei festini organizzati dopo la raccolta del granturco, e fisarmoniche di tutti i tipi, molto richieste ed apprezzate in Italia, ma specialmente all’estero, da cui continuarono ad arrivare richieste perfino dopo la sua morte. Spesso invitava bravi suonatori a tenere concerti di fisarmonica presso il Palazzo Comunale di Arpino.
Nel negozio di Corso Tulliano, sottostante al laboratorio, facevano bella mostra di sé esemplari di tutti i tipi degli strumenti da lui realizzati, pronti per l’uso. Pallisco aveva un’altra grande qualità: l’orecchio particolarmente sensibile alla musica, che lo rendeva un abilissimo accordatore di pianoforti e di organi, tanto che i Barnabiti lo richiedevano sia per il convento di Arpino sia per quello di Napoli. Era molto stimato da esperti musicisti, come gli arpinati Carlo Conti e la sorella Laura, grande pianista.I suoi strumenti, costruiti con i migliori materiali ed insuperabili per la finezza e regolarità della fattura, rendevano il suono gradevolissimo, melodioso e di una morbidezza eccezionale. In definitiva, la sua era una produzione portata a perfezione e ben controllata, che faceva dello strumento e della qualità tecnica i suoi punti di forza.
Rocco De Cesare
recuperato da Raimondo Rotondi e curato da Vincenzo Giannone

Un esemplare ben conservato della produzione di Domenico Pallisco