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LA GIORNATA DELLA MEMORIA NEGATA: LA CONQUISTA DEL SUD

Posted by on Feb 9, 2023

LA GIORNATA DELLA MEMORIA NEGATA: LA CONQUISTA DEL SUD

Giovannone ricorda l’altro Giorno della Memoria: una nostra tragedia nazionale

Non ha alcuna reale motivazione etica e civile la damnatio memoriae per le vittime meridionali dell’Unità italiana. Lo Stato italiano dopo 163 anni mantiene la costruzione ideologica della propaganda unitarista. Infatti, le istituzioni omettono la guerra al meridione, le azioni manu militari contro le popolazioni civili del Regno due Sicilie per l’annessione al Piemonte, un Regno sovrano riconosciuto da tutti gli Stati europei.

Oggi siamo al punto che lo Stato, con le sue istituzioni accademiche e scolastiche, nega le verità storiche documentate nelle carte conservate nei propri archivi. Nelle parole “Raccomandiamo sempre ai ragazzi di vincere l’indifferenza, perché l’ho trovata nella mia vita più pericolosa della violenza “, di Liliana Segre si coglie il monito del pericolo. La stessa insidia si ritrova nell’indifferenza alla “memoria” della sanguinosa annessione del Regno Due Sicilie che causò molte migliaia di morti in scontri armati e fucilazioni di insorgenti civili che difesero la propria terra, partigiani combattenti contro un esercito sceso dal nord. A queste tristemente note vicende si unì la deportazione dei civili, con tutte le sue gravi conseguenze. In Italia vige la regola della faziosità nella cultura del ricordo, della memoria storica e civile, dei due pesi e due misure che vede le forze negazioniste del nord assecondate all’apatia mnemonica del sud. Esiste una divisione in due Italie in cui coesistono un nord immerso nel darwinismo sociale e discriminante, un sud indifferente anche a sé stesso.

L’invasione senza dichiarazione di guerra, i metodi cruenti, le fucilazioni, le rappresaglie, le deportazioni, sono universalmente considerati crimini di guerra contro l’umanità punibili con la pena estrema, è importante che si commemori l’orrore avvenuto. L’Italia non ha giorno della memoria delle stragi, eccidi, deportazione del Risorgimento durati dieci lunghi anni. I due poteri più importanti la Chiesa e lo Stato, le istituzioni più rappresentative, sul piano morale e civile, hanno nascosto, coperto, negato, mistificato la repressione militare nel Regno due Sicilie, ancora oggi, si ignora il numero dei civili passati per le armi senza processo. Le esecuzioni sommarie degli insorgenti, la distruzione di interi paesi bruciati, sono omesse e rimosse dalla storiografia accademica, dai libri scolastici, dalla divulgazione storica, dai mass media.

Deportazione di civili. Totalmente rimossa la repressione politica della Sezione 1, Divisione 1, Ufficio del domicilio coatto creata nel ministero dell’Interno. In soli 10 anni di furia unificatrice è ragionevole contare almeno 160.000 civili deportati in 25 lager. Gli storici non spiegano alla società civile l’enorme contraddizione della loro versione dei fatti eppure i documenti sono conservati negli Archivi di Stato. Nessuno si interroga sul baratro istituzionale causato dall’agire politico dei governi liberali nel deportare al domicilio coatto politico uomini, donne, anziani, bambini in totale violazione degli elementari diritti stabiliti dallo Statuto Albertino. Tutti dovranno fare i conti con questa parte della storia.

Le due Italie. L’annessione militare a mano armata ha lasciato profonde ferite tutt’ora aperte e danni sociali ancora ben visibili. Il nord fa difficoltà ad ammettere che una posizione economica egemone, sul piano nazionale, è costata lacrime e sangue al sud vittima della rappresaglia militare, ad oggi una ferita che non rimargina. Chi nega, nonostante la ingente quantità di documenti e prove disseminate negli Archivi di tutt’Italia, anche quelli “bonificati”, chi nega continua, nel discrimine, ad ampliare il divario tra le due Italie già ampiamente segnato dalle teorie lombrosiane poi divulgate dal suo allievo Alfredo Niceforo e da tutte le istituzioni che ruotano intorno alle Università e all’Istruzione. I meridionali deportati dai loro paesi d’origine, usati come schiavi nelle colonie penali agricole, nelle miniere di Toscana, Sardegna e nord Italia sono i predecessori degli emigranti. La deportazione ai lavori forzati è la rappresentazione del Risorgimento che non ha unito le popolazioni del sud ma le ha colonizzate. Sud relegato a colonia interna, ingabbiato dai compiacenti politici asserviti allo Stato nord centrico, alle mafie, sottomesso e senza possibilità di una reale autonomia, senza la necessaria liberazione.

Conclusione. Da 163 anni nelle due Italie le istituzioni nonostante abbiano formulato, dal 1975, diverse leggi contro il negazionismo, ultima la legge n. 115 del 2016, per contrastare il concreto pericolo di diffusione “in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”. violano sistematicamente queste leggi. Si fa un uso strumentale e fazioso della mitologia del Risorgimento, si danno false lezioni di morale fino a scagliarsi contro i ricercatori indipendenti con accuse pretestuose: “L’uso distorto della storia può essere utile solo ad alimentare vecchi stereotipi e sempre nuovi sentimenti ma non consapevolezza”.

Un grave depistaggio è in atto nelle istituzioni: la negazione della memoria storica del sud e l’esistenza degli eccidi, della deportazione di meridionali nei lager nonostante la copiosa messe di documenti firmati dai vari ministeri dell’Interno a partire dall’ideatore Segretario dell’Interno Silvio Spaventa, documenti pubblicati da quasi 10 anni. Per le circa 250.000 vittime civili e circa 160.000 deportati meridionali, non c’è il dovere morale della verità e del ricordo, c’è le due Italie.

Di Loreto Giovannone per ComeDonChisciotte.org

27.01.2023

Loreto Giovannone. Studioso di storia alla ricerca dell’identità culturale e geografica delle origini. Studioso dei documenti amministrativi e ufficiali dell’Unità d’Italia conservati negli Archivi di Stato. Scopritore della prima deportazione di Stato di civili del Sud Italia nei lager del centro nord. La prima deportazione in Europa attuata dallo Stato italiano dal 1863, circa settanta anni prima del nazismo. Scrittore, articolista di argomenti storici con la predilezione della multidisciplinarietà di scuola francese. Convinto assertore che la Storia è la politica del passato.

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