LA GUERRA A PAGAMENTO di ANTONIO LOMBARDI
Sono trascorsi centosessanta anni da quel 4 dicembre 1861, allorché il primo Presidente della Camera, Urbano Rattazzi, pronunciò un lungo discorso che verteva anche sulla resistenza nelle “provincie napoletane” che, come di consueto, egli chiamava brigantaggio.
Un passaggio del suo intervento offre la misura di una sorta di delirio d’onnipotenza che serpeggiava tra gli annessionisti sostenuto, del resto, dalla quinta colonna interna alla nostra terra: i collaboratori locali che sono sempre stati una piaga mortale per noi. Rattazzi tenta di dimostrare l’indimostrabile, cioè che le popolazioni meridionali tutto sommato erano innamorate dell’annessione: anche se si era resa necessaria una dura repressione e uno stato d’assedio per tenerle a bada.
Nella stessa seduta il deputato napoletano Giuseppe Ricciardi, pur essendo un convinto unitarista, non aveva potuto fare a meno di esprimere la condanna per quello che era addirittura peggio di uno stato d’assedio: “lo stato d’assedio ha le sue norme, le sue garanzie protettrici della vita e delle sostanze dei cittadini, quali la pubblicità dei giudizi, la libera difesa, il dibattimento contraddittorio; ora nessuna di queste garanzie venne applicata fra noi”. Quale argomento, dunque, Rattazzi utilizzò per arrampicarsi sugli specchi?Leggiamo direttamente le sue parole, in cui esprime la convinzione che quelle popolazioni “siano più che mai affezionate all’idea dell’unità; siano disposte a sopportare con grande abnegazione i pesi che il conseguimento di quest’unità può richiedere.
E tutto questo, signori, mi è grato il dirlo, splendidamente lo provò l’abnegazione colla quale, ora son pochi giorni, in questa stessa Assemblea i deputati di quelle provincie pressoché unanimi votarono il decimo di guerra”.La settimana precedente, infatti, precisamente il 23 novembre, alla Camera era stata messa in votazione la legge che obbligava la popolazione delle “provincie napoletane” a pagare la tassa per la guerra, una sovrimposta del 10% (cosiddetta decima) su un elenco spaventoso di voci, compresa l’imposta “personale o di famiglia”.
Era una diretta conseguenza dell’annessione forzata. Infatti quella tassa era l’estensione al nostro popolo di quella pagata fin dal 1839 nel Regno di Sardegna che, dunque, la nostra terra non conosceva. Questo l’esito della votazione:presenti 205;votanti 201;maggioranza 103;favorevoli 191;contrari 10;astenuti 4. La Camera approva.Rattazzi in pratica dice: non fate caso alla resistenza e allo stato d’assedio, la popolazione meridionale ci vuole. Infatti è così affezionata all’annessione che i suoi deputati hanno votato in massa a favore della tassa per ripianare le spese di guerra sostenute per invaderla.Il danno e la beffa.
La legge fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre 1861 ed entrò in vigore il 1° gennaio 1862. E, anche se sembra incredibile, è stata formalmente abrogata solo il 22 dicembre del 2008.Il quotidiano “Il Pungolo. Giornale politico popolare della sera”, fondato a Napoli nell’ottobre del 1860 sul modello di un’analoga testata milanese e diretto dal veneto Jacopo Comin, nel numero dell’8 dicembre 1861 pubblicò in prima pagina il discorso di Rattazzi del giorno 4: propaganda ideologica per colonizzare le nostre menti. Comin fu poi eletto deputato nel collegio di Caserta.
Nelle immagini:- ritagli dai discorsi alla Camera di Rattazzi e Ricciardi (dal resoconto stenografico della seduta del 4 dicembre 1861).
segnalato da Lucia Di Mauro