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LA LAMPADAFORIA / “Quanno nascette Napule”

Posted by on Apr 29, 2016

LA LAMPADAFORIA / “Quanno nascette Napule”

nei giorni scorsi abbiamo pubblicato il comunicato stampa della bellissima manifestazione organizzata da i I SEDILI DI NAPOLI a napoli di seguito una bella descrizione della leggenda

 

LA LAMPADAFORIA / “Quanno nascette Napule”: prima edizione dell’antica corsa greca

 

Venerdì 29 Aprile 2016 con il convegno “Sembrano pietre, ma sono radici: la Voce di Partenope, viaggio nella Neapolis delle pietre di spoglio e della musica” si apre la Prima Edizione della Lampadaforia “Quanno Nascette Napule” ovvero la celebrazione della nascita della nuova polis con la rievocazione della corsa con fiaccole, istituita a Neapolis nel V secolo a.C. in onore della Sirena Partenope.

L’iniziativa che mira ad un recupero culturale delle radici della città è stata fortemente voluta ed organizzata dall’Associazione i Sedili di Napoli Onlus in collaborazione con Locus Iste e tantissime altre associazioni che hanno contribuito alla ricostruzione del periodo storico.

L’origine della Lampadaforia si perde nel mito della fondazione di Partenope:  “la Neapolis che meglio conosciamo e che rappresenta, oggi, nell’area dei “Decumani” il Centro Antico della Città, è sorta verso la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. per opera dei Greci di Cuma e di Siracusa, unitamente ad altri Greci: i Calcidesi e gli Ateniesi che, dopo l’abbandono e la distruzione della più antica “Partenope” , edificarono intorno alla collina di Caponapoli, la città nuova: “NEAPOLIS” Furono queste popolazioni ad introdurre e ad “adattare” a questa città composta di tante Fratrie , gli antichi riti religiosi della Madre Patria.

Uno dei culti più caratteristici dell’antica città greca di Neapolis fu quella della dea Parthenope che divenne la divinità eponima della città. Essa fu identificata con una sirena il cui culto era già largamente diffuso lungo le coste del Mar Tirreno. Il mito delle Sirene ci viene presentato, per la prima volta sul piano letterario, da Omero nell’Odissea, con l’episodio molto noto di Ulisse che si fa legare all’albero maestro della sua nave per resistere al canto ammaliatore delle Sirene. Più tardi le Sirene vengono meglio determinate. Esse vengono conosciute per nome e, secondo la tradizione, Parthenope, Ligea e Leucosia sono le tre sirene alate dal volto magicamente bellissimo, compagne di gioco di Persephone, figlia della dea Demetra, trasformate, forse per loro stessa richiesta, o per punizione degli dei, in semiuccelli rapaci, costrette ad errare per i mari nell’affannosa ricerca della giovane dea rapita per amore da Ade, dio degli Inferi. Il destino delle Sirene è la morte in mare e dal mare del golfo vesuviano, in prossimità del fiume Clanio (il più famoso Sebeto), emerge il corpo di Parthenope, giovane fanciulla alata, morta per amore, alla quale, sull’isolotto di Megaride, viene elevato un sepolcro attorno al quale sorgerà l’omonima città. Il culto di Parthenope Casta, fu introdotto, forse per primi, dai navigatori Rodii; fu osteggiato dai Cumani che poi, costretti da un oracolo, dovettero ripristinarlo ed infine gli Ateniesi, nel 430 a.C. fecero rivivere il culto, istituendo in onore di Parthenope, la LAMPADOFORIA LA LAMPADOFORIA La Lampadoforia o Lampadedromia, cioè la corsa con le fiaccole, era un particolare tipo di corsa che godette di grande popolarità anche a Roma. Questa competizione traeva le sue origini da riti sacri; per questo motivo si correva ogni anno a Neapolis, nei pressi della tomba della Sirena Parthenope. Si tratta di una corsa a staffetta, a più squadre, composte in genere da atleti appartenenti alla stessa Fratria, il collegamento è realizzato mediante il “testimone”: una fiaccola che il corridore passa al suo compagno di squadra, pronto allo slancio, e che non deve spegnersi fino alla fine della gara”.

LE FRATRIE DI NEAPOLIS, ALL’ORIGINE DEI “SEDILI” E DELLE “CONFRATERNITE” NAPOLETANE

Nel 476 a.C. i liberi cittadini di Neapolis, come in tutte le altre città del mondo greco antico, si suddivisero in Fratrie. Queste erano associazioni politiche-religiose ed ogni Fratria incorporava la terza parte di una Tribù. Tutti coloro che erano accomunati da un unico capostipite; che veneravano gli stessi Fretori (protettori di una comunità) o che provenivano dalla stessa origine etnica, facevano parte della stessa Fratria. Essa aveva un governo formato da un fretarca a cui erano sottoposti i calcologi (esattori); i frontisti (economi) ed i dioceti (tesorieri). Questa scala gerarchica governava i retori, cioè i semplici “soci” (maschi ed adulti). L’assemblea si riuniva in una propria sede: il fretion mentre le discussioni concernenti il denaro collegiale e gli affari privati della stessa fratria si tenevano in un luogo detto agoreuterio. Gli appartenenti alla stessa fratria praticavano culti religiosi comunitari; si occupavano della sepoltura dei loro morti costruendo anche sepolture comuni; stabilivano le norme per i prestiti e per i mutui in denaro che avvenivano tra di loro ed infine fissavano le regole per i sacrifici sacri ed i giorni per le cene collettive. Non si è certi del numero delle fratrie napoletane ma, in base alle incisioni ritrovate sulle lapidi anche d’epoca romana, se ne conoscono dodici: gli Eumelidi, gli Artemisi, i Cinei o Kumei, gli Aristei, gli Agarrei, i Panclidi, gli Jonei, gli Eumedi, gli Antinoidi, gli Eunostidi, i Partenopei ed i Mopsopiti”.

 

Elena Lopresti

fonte identitainsorgenti.com

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