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La morte di Carnevale: il rituale Napoletano

Posted by on Mar 5, 2019

La morte di Carnevale: il rituale Napoletano

C’ è un momento dell’anno che grandi e piccini aspettano con gioia e spensieratezza, un periodo in cui ci si può divertire, un periodo dell’anno in cui ci si può trasformare in chi ci piace e più desideriamo… parliamo del Carnevale, una delle feste popolari più belle e sentite nella nostra regione. Carnevale, è gioia e dolore, passa il vecchio e si aspetta il nuovo, la sua storia è davvero bella e complicata, siete pronti a scoprirla insieme? 

La storia del Carnevale, non ha origini certe, ma dai vari scritti è possibile tracciare quello che la festa ha rappresentato nel tempo. Le origini del Carnevale napoletano, come molte feste di tradizione cattolica, traggono origine dal mondo pagano greco-romano, e rappresenta un momento di spensieratezza e abbondanza, in cui ci si sente liberi da ogni obbligo sociale e dove musiche, scherzi, danze, e maschere diventano elementi distintivi del periodo.

Il termine “Carnevale” deriva dal latino Carnum levare”, che significa “via la carne”, e indica quel periodo che sta per seguire in cui si rinuncia alla carne per preparare corpo e spirito all’avvicinarsi della Pasqua.

La kermesse è ancora oggi una delle feste più sentite in Campania, ma prima durava circa un mese, infatti iniziava il 17 gennaio, quando, in onore di Sant’Antonio Abate, si accendeva “ò cippo” (accumuli di legno in cui si bruciavano le vecchie cose e che segnava l’inizio del nuovo), e terminava il martedì grasso (giorno in cui si possono mangiare le cose più prelibate e dove ci si “abboffa” di ogni tipo di pietanza)  che segnava la fine della settimana grassa, prima di iniziare la Quaresima.

Il Carnevale napoletano è l’alternanza tra gioia e dolore, si lascia il vecchio e si aspetta il nuovo.

Tra i lamenti funebri napoletani, spicca il finto consulto col medico tenutosi nei più importanti quartieri di Napoli che auguravano il ritorno di Carnevale:

«”Comme si’ muorto, gioia mia! gioia, mo moro! /Ha ditto u miedeco de lu Mercato / Che Carnevale sta malato. // E gioia! // Ha ditto u miedeco de lu Pennino / Che Carnevale sta ma lato dint’i stentine. // E gioia! // Ha ditto u miedeco de vascio Puorto / Che Carnevale sta malato n’cuorpo. // E gioia! // E comme l’avite vista st’anno / Lu puzzate b’bedè a ca’a cient’anno”» (Anonimo 1882).

«Carn’val’ mij’, sì muort’ … »  cosi recita una litania, che ancora oggi, viene inscenata in alcune zone della Campania e che rappresenta l’ultimo saluto a carnevale tra pianti e lamenti, tra finte lacrime e urla. Ma perchè si festeggia il funerale di Carnevale?

In realtà, la scena rappresenta è un vero corteo funebre, dove il “morto”( un fantoccio o un pupazzo) viene portato in processione su un carretto addobbato con fiori, ghirlande, collane di salsicce e salumi, e tra i piagnistei e le urla, si esorcizza in qualche maniera il passaggio dal vecchio al nuovo anno. Durante la processione, la famiglia del “morto”, ossia gli organizzatori, intonano canti funebri, che vengono tramandati da famiglia a famiglia, mentre gli uomini partecipanti al corteo, sorseggiano vino. Alla fine del corteo, il fantoccio, viene bruciato nel falò e ridotto in cenere mentre si prosegue con il corteo, fra lamenti, risate, baldorie e leccornie.

I festeggiamenti hanno inizio con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la morte e il funerale del fantoccio, che simboleggia il capo espiatorio di tutti i mali. Ma Carnevale si dice sia morto, con l faccia serena, una pipa in bocca, la croce di rape sul petto, il cappello di pulcinella e il pancione pieno. A noi, lascia un testamento fatto di progetti e gioie future. Il lamento funebre, che si intona durante il corteo, simboleggia il ritorno benaugurante di Carnevale negli anni avvenire.

Mariateresa Lombardi

fonte read:https://www.jammway.it/la-morte-carnevale-rituale-napoletano/

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