Alta Terra di Lavoro

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LA REPUBBLICA MADRE FRANCESE SEMPRE VIVA COME I SANFEDISTI DELLA CURVA B NAPOLETANA

Posted by on Nov 30, 2021

LA REPUBBLICA MADRE FRANCESE SEMPRE VIVA COME  I SANFEDISTI DELLA CURVA B NAPOLETANA

In questi giorni ha fatto notizia una articolo di un giornale giacobino francese che come spesso accade ha infamato la città di Napoli che ho ignorato, è un abitudine che ho assunto da tempo perché sono arrivato alla conclusione che chi soffre di complessi di inferiorità e si trova al cospetto ad un gigante che mai potrà raggiungere in altezza esterna solo cattiverie ed infamità.

Quando però ci sono i francesi giacobini le cose sono un pò diverse perché viene sempre fuori l’atteggiamento passivo dei giacobini napoletani che in preda al provincialismo e all’amore che hanno per se stessi e la propria ideologia, dal 1799 permettono il saccheggio della propria città e che nonostante hanno consegnato un Regno alla canaglia piemontese ora come allora considerano la Francia “la repubblica madre”. Nel 1999, a 200 anni dalla repubblica napoletana, una delegazione composta da politici napoletani, credo che in prima fila c’era anche Giorgio Napolitano, andò in pellegrinaggio laico a Parigi per essere accolti simbolicamente dai loro omologhi per ribaltare quello che fecero i loro antenati nell’aprile del 1799 che non ricevettero la delegazione partita da Napoli per ginuflettersi a loro cospetto.

Questa volta però c’è una novità infatti un gruppo di Ultrà napoletani della curva B sono andati in pellegrinaggio a Parigi ospiti della tifoseria del Paris Sant Germaine, questa volta con tutti gli onori che la solennità imponeva, per poi andare sotto la Torre Eiffel ad esporre un striscione enorme con su scritto “LE FIGARO’ CARTA DA CESSO”. Mi viene naturale pensare a questi ragazzi come i Sanfedisti del terzo millennio o come dei Lazzari, pur nutrendo dei dubbi sul fatto che non sappiano di cosa parlo anche se quando andai l’ultima volta al San Paolo in Curva B sventolava la bandiera dell’esercito della Santa Fede. Poco importa perché la cosa che più deve interessarci è quei ragazzi incarnano lo spirito e l’amor di patria dei Sanfedisti che combatterono, morirono e liberarono il Regno dai giacobini francesi invasori e sarà certamente un caso che questi ragazzi sono gemellati con la squadra parigina che ha tra i propri simboli ha i gigli dorati angioini.

Già l’amico Erminio De Biase con il suo stile ha risposto al giornale costruendo un ponte con il 1799 ed è inutile ripetermi, anche perché non riuscirei a reggere il confronto,  ma voglio, altresì, chiedere se ancora è possibile pensare che una persona che si dice essere napolitano, siciliano o duosiciliano possa tifare per juve, milan o inter e non per la squadra della vecchia capitale o di un’altra città del nostro antico amato Regno. L’indignazione è stata tanta per quanto accaduto ma certo nessuna voce  s’è levata da chi sente vicino al mondo indentitario che pur credendo di essere un militante alla fine per la propria fede calcistica è solo un simpatizzante.

Quasi tutti quei ragazzi non sanno cosa vuol dire essere un Sanfedista e del perché è importante aver fatto quella azione, un azione da veri conquistatori, a differenza dei traditori del 1799 che furono rimandati a Napoli dai direttorio che non vollero nemmeno sentirli. Ebbene come può un simpatizzante identitario capire la grandezza di quel gesto ed eventualmente spiegare a quei ragazzi il perché, soprattutto se la domenica successiva la propria squadra (juve, milan o inter) dovesse giocare contro il Napoli? può essere in grado di farlo da simpatizzante?  Penso, senza aver timore di essere smentito, che solo un militante napolitano e tifoso del Napoli ha l’ardore dell’insorgente sanfedista, del lazzaro o del brigante e non certamente un meridionalista tifoso di una squadra tosco-padana che tira fuori la solita frase fatta “la squadra del cuore è come la mamma, non si cambia mai” per cercare di non far emergere la sindrome di Kunta-Kinte che lo affligge ed impoverisce.   

Concludo ringraziando quei ragazzi per aver partorito quel gesto clamoroso sportivamente paragonabile allo striscione “giulietta è na zoccola” ma di portata storica unica sperando che qualcuno possa spiegarglielo. 

Claudio Saltarelli

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