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La resistibile ascesa dal fachiro Hassan Mohamed (4)

Posted by on Ott 17, 2025

La resistibile ascesa dal fachiro Hassan Mohamed (4)

Ed eccoci all’epilogo della storia della «resistibile ascesa» di Hassan Mohamed, giovane fachiro egiziano di bella presenza e belle speranze, che furoreggiò tra Bari e Foggia nel 1926.
Venne arrestato e finì alla sbarra con l’accusa di truffa, a Foggia. Durante il processo a suo carico stupì tutti facendo sfoggio della sua arte fachirica: si trapassò le guance con uno spillone senza che ne uscisse una goccia di sangue.


La pubblica accusa chiese per lui una pena dura, esemplare, quasi il massimo di quanto prevedeva all’epoca il codice penale. Ma i giudici gliene comminarono una assai lieve (3 mesi e 15 giorni di reclusione, con il beneficio della condizionale, e 150 lire di multa), ordinando la sua immediata scarcerazione. Era il 26 luglio 1926.
Fin qui il riassunto delle puntate precedenti.
Tornato in libertà, a Hassan Mohamed non restava altro da fare che tornare all’esercizio della sua arte.
Va via da Foggia, il cui clima era evidentemente diventato pesante per lui, e approda nuovamente a Bari, dove qualche mese prima era stato accolto con tanto di recensioni positive e perfino interviste dai giornali.
Lo ritroviamo nel capoluogo pugliese il 27 novembre, dove – come si legge in un annuncio sulla Gazzetta del Mezzogiorno – terrà «consulti di chiromanzia all’Hotel Leon d’Oro» che dureranno fino al 5 dicembre.
Proprio durante il soggiorno barese del fachiro avrà luogo la svolta decisiva della storia.

Contro la sentenza pronunciata a Foggia dal cav. Feuli, avevano presentato appello sia i difensori, che ritenevano che i fatti addebitati al loro assistito non costituissero reato, sia la pubblica accusa, che giudicava troppo lieve la pena inflitta dal Tribunale all’imputato.
Il processo d’appello si tenne il 30 novembre davanti alla terza sezione della Corte d’Appello di Bari, presidente il comm. Eula.
A difendere il fachiro, un collegio di tutto rispetto: l’avv. Raho, che darà addirittura alle stampe la sua arringa difensiva, l’on. Caradonna, e gli avvocati Fico e Patroni Griffi. Pubblico ministero il cav. Cappuccilli.
Questa volta il mago non dovette far ricorso ad alcun effetto speciale per stupire il pubblico e i magistrati che lo giudicavano, così come aveva fatto nel processo foggiano.
La corte barese accolse l’appello, assolvendo Hassan Mohamed «perché il fatto a lui ascritto non costituisce reato». Prevalse la tesi difensiva, secondo cui il fachiro esercitava semplicemente la sua professione, consentita dallo Stato italiano.
Il buon Hassan poté così tornare ai suoi «consulti di chiromanzia» all’Hotel Leon d’Oro, completamente scagionato.
Nei mesi e negli anni successivi la cronaca non annoterà più il suo nome, segno che non vi furono altri incidenti di percorso e che, forse, imparata la lezione, il fachiro mantenne un profilo più basso.
Non più le roboanti inserzioni sui giornali, né gli annunci che precedevano con largo anticipo il suo arrivo nelle città: Hassan Mohamed, da allora, deve aver preferito la discrezione alla réclame, l’ombra alla ribalta.
Geppe Inserra

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