La Révolution de la Franc-maçonnerie (parte 1)
A maggior ragione dopo le incredibili notizie giunte dal principe di Baviera sulla sventata congiura degli Illuminati, la Chiesa Cattolica, la Francia e gli altri stati europei parvero sottovalutare comunque il pericolo rappresentato delle sette segrete e forse si illusero che il fenomeno fosse confinato alla Baviera e in ogni caso represso sul nascere.
In effetti l’Ordine degli Illuminati, aveva visto tramontare definitivamente la possibilità di realizzare i propri piani in Germania, questo però non impedì alla setta di spostare i propri sforzi all’estero per contribuire al lavoro delle sette reazionarie che in realtà già preesistevano soprattutto in Francia. Weishaupt e i suoi seguaci molto probabilmente ricoprirono un ruolo non marginale nell’innescare la miccia reazionaria nella rete di società segrete francesi, però, visti gli esiti dell’esperienza bavarese, si limitarono ad agire come organizzazione sotterranea nei confronti delle altre sette, ancora più segretamente di prima.
Riquieti Honoré Gabriel Victor conte di Mirabeau (1749-1791), soprannominato “Cornelius Scipio” o “Leonidas”, si legò intimamente agli Illuminati nel 1786, durante una missione in Prussia per conto dei ministri di Luigi XVI: a Berlino venne istruito dal colonnello Jacob Mauvillon (1743-94), si fece iniziare alla setta a Brunswick e partecipò al congresso di Wilhelmsbad. Tornato in Francia il conte di Mirabeau illuminò l’abate Charles Maurice de Talleyrand-Perigord (1754-1838), soprannominato “Abbe”, ed altri confratelli della loggia Des Amis réunis, con cui fondò la loggia dei Philalèthes iniziata ai nuovi misteri illuminati.
Johann Joachim Christoph Bode “Aurelius”, consigliere intimo a Weimar, e il Barone F. H. von Busche “Bayard”, annoverese al servizio dell’Olanda, ebbero il mandato di rappresentare gli Illuminati in Francia e parteciparono a diversi convegni massonici con le più importanti logge francesi tra cui la loggia Des Amis réunis, la loggia dei Philalèthes e la loggia Propaganda, ma soprattutto con la loggia del Grand Orient de France (G.O.F.) che costituiva il gran parlamento massonico di tutte le logge diffuse in quasi 300 città. Nel 1773 la Gran Loggia di Francia si era divisa tra il Grand Orient de France e la Grande Loge Nationale, fondata da alcuni tradizionalisti oppositori della nuova regola della libera elezione dei maestri delle logge. Sotto il Grand’Oriente, la Des Amis réunis era incaricata della corrispondenza estera e il suo Venerabile era Savalette de Lange, custode del tesoro reale francese. I Philalèthes invece avevano la missione di cooperare alla rivoluzione in Francia, ma anche di cercare di divulgarla in tutto il continente.
Il 15 febbraio e il 26 maggio 1785 si tennero importanti convegni massonici presso la loggia dei Philalèthes con l’intento di riformare tutte le obbedienze massoniche francesi. Alla loggia “Des Amis réunis” appartenevano oltre che Mirabeau e Talleyrand anche altri illustri rivoluzionari come Babeuf, Hébert, Lebon, Marat e Saint-Just. La “Loge Candeur” annoverava invece tra i membri Filippo duca d’Orleans, Dumouriez, La Fayette, Custine, i fratelli Lameth, Dubois-Crancé, Roederer, Lepelletier de Saint-Fargeau. Una delle logge più prestigiose era la “Neuf Soeurs” di cui erano stati membri Voltaire, d’Alembert, Diderot ed Helvétius. Alle soglie della rivoluzione francese erano confratelli di questa loggia Danton, Desmoulins, Guillotin, Pétion, Hébert, Gorat, Bailly, Barrère, Lalande, La Cépède, Montgolfier, Cabanis, Cadet de Vaux, Brissot, Collot-d’Herbois e Dom Gesle, ma anche Paul Jones, Benjamin Franklin e Thomas Jefferson.
Altri fondamentali personaggi legati alla rivoluzione furono Maximilien Marie Isidore de Robespierre (1758-1794), altro fidato di Weishaupt e Rosa-Croce del Capitolo d’Arras, e Emmanuel Joseph Siéyès (1748-1836), membro della loggia Vingt-deux e seguace di Voltaire.
Il Conte-Marchese di St. Germain de Constanzo (1710-1784) era a capo di una loggia degli Illuminati a Ermenonville vicino a Parigi, nonché membro dei Giacobini. Era un famoso alchimista, figura chiave dell’occultismo francese, riverito come “Cristo”, con molti seguaci altolocati tra cui membri di famiglie come gli Stuart inglesi, i Medici italiani e gli Hessen-Kassel tedeschi (legati ai Rothschild) ai quali non a caso affidò con testamento tutti i suoi documenti. Fu capo di movimenti proto new-age come la Chiesa Universale Trionfante e l’ “io sono”. La loggia illuminata di Ermenonville, nella tenuta del marchese de Gerardin, divenne la sede del circolo più elevato e segreto degli Illuminati in Francia.
Un altro famoso agente illuminato, membro della loggia di Ermenonville, era l’eminente occultista Giuseppe Balsamo, più note come il conte Alessandro di Cagliostro (1743-1795), personaggio molto controverso e membro delle più importanti sette europee ed egiziane, padre della massoneria egiziaca, nonché membro degli ordini cavallereschi più prestigiosi. Iniziato negli Illuminati nel 1780 a Mitau vicino a Francoforte e, come alcuni sostengono, istruito personalmente da Weishaupt. Dalla sua corrispondenza con il cardinale di Rohan si evince la sua risolutezza nel plagiare e minacciare il clero: “noi vi ordiniamo di risponderei ipso facto. Il che ci metterà nel caso, in virtù dell’autorità, di cui siamo rivestiti, di darvi dei regolamenti saggi, e perfetti, di farvi sapere le nostre intenzioni, e li voleri della Provvidenza Divina […] se voi disobbedirete alli nostri ordini, non tarderete a riceverne il castigo. Sarete sottoposto alla pena, che soffrirono li nostri nemici. In una parola ve ne pentirete per sempre”. Nel 1791 Cagliostro viene imprigionato a Roma a Castel Sant’Angelo dall’Inquisizione dopo il tentativo di fondare una loggia massonica e condannato a morte come eretico formale, dommatizzante, eresiaco, mago e libero muratore, pena commutata in carcere a vita.
Luigi Filippo II di Borbone-Orleans e duca di Chartres (1747-1793), noto come “Filippo Egalité”, aspirante al trono di Francia e intenzionato ad ottenerlo con ogni mezzo possibile, divenne il miglior pretendente al ruolo di capo della rivoluzione massonica. Questo era solo un ruolo formale e strumentale, che portava enormi finanziamenti, pubblicità e prestigio alla rivoluzione, ma non era un ruolo effettivo. Tra le strategie degli Illuminati c’era appunto quella di circuire personaggi illustri, ignari dei veri intenti della setta, facendo leva sulle loro ambizioni. Alla morte di Pierre di Borbone-Condé, conte di Clermont, Gran Maestro della Gran Loggia di Francia nel 1771, Luigi Filippo d’Orléans venne nominato alla carica di gran maestro e il duca di Montmorency-Luxembourg divenne grande amministratore generale, ma in realtà capo effettivo della loggia. Filippo era anche Grande Maestro del corpo scozzese, uno dei più considerevoli del tempo. I congiurati lo introdussero allora nella Madre-Loggia inglese di Francia che sancì nel 1781 una convenzione solenne con il Grande Oriente. Filippo divenne così il rappresentante di tutte le obbedienze massoniche, ma in realtà la massoneria si servì di lui non meno di quanto si servì di Luigi XVI ed infatti la loro sorte fu identica.
Re Luigi XVI di Borbone (1754-1792), incoronato nel 1774, dimostrò ripetutamente di non essere cosciente della portata dei movimenti rivoluzionari e dell’esistenza stessa di una setta sovversiva di tali ideologie e così ben organizzata. Anche perché la Francia stava vivendo un periodo straordinariamente prospero dal punto di vista economico e demografico nonostante la propaganda massonica cercasse di dimostrare il contrario.I confratelli infiltrati a corte come consiglieri riuscirono facilmente a nascondere ciò che si stava tramando fuori dalla vita sfarzosa della famiglia reale e riuscirono a circuire Luigi XVI al punto da indurlo a commettere gli errori necessari alla giustificazione della sua condanna a morte. I rivoluzionari in realtà non dimostrarono un vera e propria antipatia nei confronti della persona di Luigi XVI, ma volevano distruggere a tutti i costi ciò che rappresentava: l’ancient regime, strettamente collegato al clero e custode della Chiesa.
Ai frammassoni non fu difficile impadronirsi dell’opinione pubblica nello stato di dissoluzione in cui erano caduti tutti gli antichi corpi indipendenti, province, ordini o corporazioni. Per la prima volta vennero ammessi come confratelli anche molte persone di umili origini (come previsto da Weishaupt), poiché alla rivoluzione sarebbero serviti un gran numero di uomini da strumentalizzare al grido di uguaglianza e libertà. Filippo d’Orleans riuscì a far entrare nelle logge anche le guardie francesi. La diffusione della massoneria alla vigilia della rivoluzione francese era incredibilmente sviluppata e capillare in tutta Europa, ma solo in Francia vi erano ben 703 logge e circa 500.000 membri.
Nel 1784 venne pianificato l’assassinio di re Luigi XVI e di Gustavo re di Svezia e questa decisione, per tradizione massonica, venne presa a Francoforte nella Grande Loggia Eclettica fondata dall’ex braccio destro di Weishaupt, Adolph Knigge. A questa assemblea parteciparono anche inviati del presidente del parlamento francese Marie de Bouleguey e dell’ispettore delle poste Besançon de Raymond (una delle fonti storiche).
Nel 1787 il Grande Oriente introdusse un nuovo rito nella massoneria francese e lo divulgò ai membri con la seguente lettera: <appena avrete ricevuto il mio plico qui unito, ne accuserete la ricevuta. Vi aggiungerete il giuramento di eseguire fedelmente e puntualmente tutti gli ordini che vi arriveranno sotto la stessa forma, senza mettervi in pena per sapere da quali mani essi partono nè come vi pervengono. Se rifiutate questo giuramento, o se vi mancate, sarete riguardato come se aveste violato quelle che avete fatto nella vostra entrata nell’ordine dei framassoni. Ricordatevi dell’Acqua tofana; ricordatevi dei pugnali che aspettano i traditori>.
Le risorse umane erano a questo punto già sufficientemente numerose e istruite, ma occorreva anche accumulare fondi necessari per sostentare la rivoluzione. Mirabeau, nel suo libro “La Monarchie prussienne” sostiene che <La massoneria in generale, e soprattutto il ramo dei Templari, produceva annualmente delle somme immense mediante le tasse dì ammissione e le contribuzioni d’ogni genere: una parte era impiegata nelle spese d’ordine, ma una parte considerevolissima entrava in una cassa generale di cui nessuno, eccetto i principali tra i Fratelli, sapeva l’impiego>. Secondo un documento dei Philalèthes del 23 marzo 1790 i rivoluzionari avevano accumulato la somma di un milione e cinquecentomila franchi, quattrocentomila dei quali forniti da Filippo d’Orléans e una buona parte offerta dai membri all’iniziazione, ma il denaro aumentò ancora negli anni successivi. Quando Cagliostro venne arrestato a Roma dalla polizia pontificia, confessò che la massoneria possedeva anche una grande quantità di denaro sparso nelle banche d’Amsterdam, di Rotterdam, di Londra, di Genova e di Venezia.
La morsa della rivoluzione riuscì a provocare un problema di deficit nel bilancio preventivo (dovuto in gran parte al sostentamento della rivoluzione americana) e una flessione economica, a dire il vero non rilevante, ma sufficiente a giustificare la prima mossa per la destabilizzazione regale. Il 5 maggio 1789 re Luigi XVI venne indotto dalla crisi rivoluzionaria a convocare a Versailles i rappresentanti dei tre ceti sociali: i principali attori dell’Assemblea degli Stati Generali erano proprio Mirabeau (deputato del “terzo stato” borghese e poi anche popolare), l’abate Talleyrand (deputato per il clero) e Robespierre (deputato per la nobiltà), tutti importanti agenti illuminati. La fazione borghese era rappresentata da 578 deputati, mentre le altre due da 561 in totale, la disputa principale avvenne quindi sul metodo con cui doveva essere svolta la votazione sulla nuova costituzione e non si trovò l’accordo.
Nacque quindi il Club des Jacobins (Club Giacobino), ufficialmente prese il nome da rue Saint-Jacques di Parigi dove avevano sede, ma in realtà ricordava i Giacobini di Inghilterra e Scozia, fautori della dinastia Stuart e sostenitori della massoneria. La società era inizialmente composta da deputati bretoni e si proponeva di diventare il movimento guida (e visibile) della rivoluzione. Il comitato direttivo era presieduto da Mirabeau e Siéyès, ma molti altri personaggi illustri facevano parte del movimento giacobino: Maximilien Marie Isidore de Robespierre (1758-1794), il marchese Antoine Nicholas Condorcet (1743-94), George Jacques Danton (1759-94), il marchese Marie Joseph de Lafayette (1757-1834), Jerome Petion de Villeneuve (1756-94), Cammille Benoit Desmoulins (l760-94), Jean-Francois de la Harpe (1739-1803), Barnave, Pétion, Grégoire, Charles and Alexandre Lameth, il duca d’Aiguillon, Revellière-Lépeaux e perfino D’Alembert e Diderot. Attraverso questa società Mirabeau si adoperò per occultare l’azione della massoneria e riuscì a divulgare anche al di fuori della Francia che il movimento alla base della rivoluzione era essenzialmente quello giacobino.
La base della propaganda illuminista-giacobina europea divenne una loggia, detta appunto “Propaganda” (a cui qualche secolo dopo si ispirò la “Propaganda 2” di Licio Gelli), presieduta dal duca di La Rochefoucauld. <Questo circolo è molto differente da quello dei Giacobini, sebbene tutti e due si uniscano spesso insieme. Quello dei Giacobini è il grande motore dell’Assemblea nazionale. Quello della Propaganda vuol essere il motore del genere umano. Quest’ultimo già esisteva nel 1786; i capi ne sono il duca di La Rochefoucauld, Condorcet e Siéyès. Il grande oggetto del circolo propagandista si è di stabilire un ordine filosofico, dominante l’opinione del genere umano. Vi sono in questa società due specie di membri, quelli che contribuiscono e quelli che non pagano. Il numero dei paganti è di circa cinquemila; tutti gli altri s’impegnano a propagare dovunque i principii della società ed a tendere sempre al suo scopo> (da “Mémoires sur la Révolution française” di Girtaner).
C è un errore Robespierre non era deputato della nobiltà se era borghese avvocato.