Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

LA SETA DI NAPOLI – UN’ECCELLENZA DA RISCOPRIRE

Posted by on Dic 18, 2024

LA SETA DI NAPOLI – UN’ECCELLENZA DA RISCOPRIRE

C’è stato un tempo – ed è un tempo di cui non dovremmo disperdere la memoria – in cui i mille colori di Napoli facevano invidia al mondo. Erano gli anni dei grandi artigiani della seta, settore trainante dell’economia del regno dalla seconda metà del Cinquecento fino al Settecento.

Napoli era famosa per il suo indaco, per il suo rosso di cocciniglia, per la sua terra gialla.

Era famosa, soprattutto, per il suo nero.

Nel «nero di Napoli» tintori provenienti da ogni parte del mondo immergevano le proprie stoffe. Il segreto di quel nero consisteva nell’aggiungere, al colore nero, della limatura in ferro. Il nero napoletano, famoso soprattutto per la stabilità ai lavaggi, superò di gran lunga qualunque altro tipo di tintura per stoffe dell’epoca. I genovesi, a loro volta celebrati per la produzione dei velluti, vennero a Napoli per studiarne le tecniche.

Era a tal punto importante, l’arte della seta, che ad essa fu intitolata una delle più belle (e segrete) chiese dei Decumani: la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, o chiesa dell’Arte della Seta, in via San Biagio dei Librai. Il luogo di culto fu voluto, nel 1591, dalla Corporazione dell’Arte della Seta, che era composta da mercanti, tessitori e tintori. I tessitori napoletani erano diventati potenti grazie al sostegno che aveva dato loro, oltre un secolo prima, re Alfonso d’Aragona. Che fu non solo Magnanimo ma anche lungimirante, perché capì prima di altri che questa nobile arte, che dava da vivere a quasi metà della popolazione, avrebbe potuto fare da volàno allo sviluppo di un territorio ricco di potenzialità e di talenti.

«Saie quanno fuste, Napoli, curona? Quanno regnava Casa d’Aragona», cantava il popolo in ricordo di re Alfonso. Quel che è certo è che Napoli, anche grazie agli auspici del sovrano aragonese, fu per un lungo periodo la capitale mondiale della seta. La Corporazione dell’Arte della Seta fu istituita nel 1477; la città veniva descritta dalle fonti di allora come «brulicante di filatoi, botteghe di setaioli, tinte, tessitorie, fondaci di mercanti». Furono gli ebrei arrivati nella zona di Porta Nova a dar vita alle prime botteghe: la seta veniva usata nelle chiese, sulle pareti, negli apparati funebri e per i paramenti sacri.

Ai membri della Corporazione erano garantiti numerosi privilegi: l’abolizione dei dazi doganali, l’impunità dei crimini commessi prima e dopo l’iscrizione, il poter essere giudicati da un Tribunale Speciale dell’Arte della Seta e sepolti nell’ipogeo della chiesa, al quale si accedeva attraverso una botola. La chiesa dei santi Filippo e Giacomo, o dell’Arte della Seta, è legata al ricordo di un antico conservatorio. E alle storie incredibili che vi furono ambientate.

Roberto Cinquegrana

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.