La STATUA di S. ANTONIO ABATE di Scurcola Marsicana
Sant’Antonio abate di Koma in Egitto era nato nel 251 d.C. e morto all’età di 105 anni, il 17 gennaio del 356 d. C., dopo aver ceduto ai poveri tutti i suoi beni, si ritirò nel deserto, sempre alle prese con il diavolo che cercava di corromperlo con ogni mezzo: il culto per il santo, oltrepassati i confini egiziani, si diffuse velocemente dopo che, sotto l’imperatore Giustiniano, fu scoperto il luogo della sepoltura e traslate le reliquie da parte di un crociato prima a Costantinopoli e successivamente in Francia da dove giunse poi anche in Abruzzo.
Il culto per Sant’Antonio, a Scurcola è stato sempre molto sentito. Il Sant’Antonio di Padova è assunto quale protettore del paese, per quello Abate, la devozione si perde nella notte dei tempi.
A Scurcola esisteva una chiesa dedicata a S. Antonio abate o anche come appare in qualche documentazione di San Rocco il pellegrino.
La prima notizia certa e documentata della sua esistenza è del 1539, nella pergamena emessa in Roma l’otto aprile di quell’anno, si parla di indulgenza.
Infatti, nella lettera collegiale di remissione con la quale i Cardinali Matteo Lang di Wellenburg, Benedetto de Accolito, Giovanni Maria de Monte, Innocenzo Cibo, Alessandro de Cesarinis e Nicola de Rodulfis concedono su richiesta della Confraternita, cento giorni di indulgenza a quanti provvedono e mantengono la chiesa ospedale di Sant’Antonio abate di Scurcola ed a coloro che, penitenti e confessi la visiteranno nelle festività del Natale, dell’Annunciazione, di San Rocco, San Sebastiano e Sant’Antonio abate (1).
L’antica Chiesa di S. Rocco o S. Antonio abate non esiste più. Era una chiesa con annesso ospedale per il ricovero dei viandanti, mantenuta dalla Confraternita della SS. Trinità. Ubicata in località Pratali, fuori l’abitato di Scurcola, sullo stesso sito ove sorge quella delle Anime Sante, lungo la via Romana.
La zona Pratali così è descritta nel catasto onciario del 1788 … Il 25 Maggio 1788 Primo giorno del apprezzo, e misura, che si fa dalli qui sottoscritti stimatori principiato nella Contrada detta fuori la porta delli Pratali, e sì siegue Canonico D. Liberato Bontempi possiede un Prato di coppe dodici, e canne cinquantacinque loco detto sotto le Preci, confino il Canonico Livicera, l’Abbazia, e la via stimato di rendita annui carlini quaranta cinque.
Un’altra notizia documentata sulla sua presenza è dell’inizio del milleseicento … nella chiesa di S. Rocco il pellegrino, posta fuori le mura della terra di Scurcola nella quale c’è l’ospedale, il Vescovo, ordinò che D. Marcantonio De Simeonibus Priore, Francesco Fallocco, Mastro Pietro Coluccia, Domenico Silvestri, Giuseppe Silvestri, Giovanni Antonio Petrucci Procuratori della Confraternita della SS. Trinità, compaiano con il Signor Vescovo durante il giorno sotto pena di scomunica con i libri dei conti, diritti, privilegi, pertinenze e adempimenti dell’Ospedale spettante alla stessa Società.
Fra le altre cose, il Vescovo, ordinò che la Chiesa nel tempo di sei mesi sia restaurata nella forma migliore, chiudendo le piccole porte, facendo due finestre per illuminare la chiesa e nel frattempo, rimanga interdetta ferma, restando tutti i diritti d’immunità e dei privilegi.
Lo stesso Vescovo, Monsignor Massimi, ordinò che l’altare sia provvisto del necessario per la celebrazione della Messa e la Statua di S. Rocco sia restaurata e sia adattata di nuovo nella forma più decente. Per le sepolture, poste vicine l’altare di S. Rocco dispose, che siano rimosse e riedificate in un luogo più adatto e nel frattempo di non seppellire più cadaveri, sotto pena di ducati dieci. Il pavimento della Chiesa sia restaurato e che l’ospitalità della Chiesa, nel periodo notturno rimanga chiusa, la chiave sia conservata dall’ospitalario, affinché di giorno sia aperta e di sera chiusa.
La Statua di S. Antonio abate ora si trova dentro la Chiesa Parrocchiale della SS. Trinità, è esposta alla Venerazione dei fedeli nei giorni 16 e 17 di gennaio.
La Statua di cartapesta modellata, dipinta; legno scolpito, dipinto, misura cm. 124 di altezza, cm. 47 di larghezza e cm. 47 di profondità, del secolo XVII, si presenta seduto, indossa il mantello nero sulle spalle con la tunica di color bianco, reca nella mano sinistra un libro aperto con la fiamma della fede accesa, nel libro, la scritta alla base JUSTUM DEDUXIT DOMINUS PER VIAS RECTAS ET OSTENDIT ILLI REGNUM DEI CEI (Il giusto condusse il Signore per le vie rette e mostra a Lui il regno dei cieli).
Quella statua, fu oggetto di una controversia, nel 1715, fra l’Abate pro tempore della Collegiata della SS. Trinità, D. Scipione Ansini, e il Priore della Compagnia stessa, il Magnifico Bonaventura Tuzi. Così scriveva l’Abate al Vescovo … nella passata festa di S. Antonio Abate di propria autorità si fece lecito far levare dai secolari la metà del Tabernacolo dove si conserva il Venerabile nell’Altare Maggiore, e vi fece porre una Statua di S. Antonio, levata dal Priore Sig. Tuzi, nell’ospedale e restaurata tutta di colori, che perciò have fosse bisogno di nuova benedizione, … nell’ospedale, nelle stanze dei pellegrini non vi è entrato, ne alloggiato alcuno per essere stata rimattonata, ed attualmente il Tuzi ne tiene la chiave; lì zingari tengono la stalla confina sotto l’ospedale, e lui gli ha dato la chiave con farsi fare non so che ferri, onde non deve incolpare gl’altri (2).
… Inoltre la Compagnia per l’Ospedale ha il peso di far celebrare la Festa di S. Antonio Abate e l’Anniversario il giorno seguente, per questo spende al Capitolo della Collegiata, carlini diciotto, ai Padri di S. Antonio carlini tredici, ed ai Padri Cappuccini carlini cinque: per un totale di carlini trenta sei 0.36.
Ancora vi è una Breve dell’Indulgenze concessa alla Chiesa di S. Antonio Abate, una copia antica del testamento fatto da Federico Bontempi del 16 Ottobre 1622.
Successivamente non si hanno più notizie della Chiesa. La stessa di piccole dimensioni, appunto era contigua con l’ospedale.
Fino al millesettecento, nella Chiesa della SS. Trinità, non esistevano altari dedicati ai Santi Antonio e Rocco, evidentemente la Confraternita non potendo più mantenere la Chiesa, ha portato all’interno di quella della SS. Trinità, il culto dei Santi Antonio e Rocco erigendovi un altare nella quarta cappella di sinistra, guardando l’altare maggiore.
Ora nella IV cappella di sinistra, dedicata a S. Antonio abate e a S. Rocco il pellegrino, c’è una pala d’altare, in cui appare la Trinità, S. Antonio abate e S. Rocco con il cane. Il dipinto olio su tela, del XVII secolo, misura cm. 210 di altezza, cm. 129 di larghezza.
La devozione verso il santo monaco si diffonde soprattutto negli ambienti rurali, dove l’alimentazione è basata sull’utilizzo di carne di maiale. La sua immagine, riprodotta in stampe popolari, si trovava in tutte le stalle, e il fulcro della sua festa è costituito dallabenedizione degli animali domestici stessi, tipica cerimonia ben conservata fino ad oggi in tutta l’Italia.
A S. Antonio abate si associa il titolo di guaritore miracoloso delle malattie contagiose come l’erpes zoster o Fuoco di S. Antonio. La tradizione deriva dal fatto che l’ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all’interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal “fuoco di S. Antonio”. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella. Il maiale, quale elemento simbolico del male, si ritrova come rappresentazione iconografica dell’eremita, in perpetua competizione con il demonio. Guaritore dalla peste, unì a sé la fama di protettore degli animali, motivo per cui, secondo la tradizione, nacquero ospedali e chiese a Lui dedicate.
Un altro rito caratteristico della celebrazione dell’anniversario è la benedizione del pane. Quest’ultima usanza, a Scurcola, avviene nella chiesa della Collegiata al cui interno è custodita la statua del Santo.
La benedizione è ingiunta nel corso della messa vespertina, terminata la quale, dopo aver distribuito il pane ai fedeli, si provvede alla distribuzione ai partecipanti della funzione religiosa.
Un quadretto con l’immagine di S. Antonio abate, veniva appeso in tutte le stalle dei contadini, a Lui si raccomandava l’intercessione per preservare le bestie dalla moria. Spesso nelle stalle oltre a qualche animale di bassa corte, c’era soltanto l’asina, eppure essa rappresentava per la famiglia il mezzo di locomozione per raggiungere i campi, il mezzo per lavorare i campi, il mezzo per trasportare da e per i campi.
L’animale veniva trattato con sufficiente premura c’è in paese un detto che sta scomparendo, vista la quasi estinzione dei somari, matonna me dell’ara, famme morì mojjiema, famme campà l’asena, data l’importanza che l’animale aveva nell’appartenenza alla famiglia.
Nel pomeriggio del 17 gennaio, fino agli anni sessanta del secolo scorso, l’abate, si recava presso i ruderi della Chiesa di San Sebastiano (3), per benedire gli animali ai contadini che avevano le stalle nelle vicinanze e successivamente si recava presso la Chiesa di S. Egidio, in piazza Garibaldi, per benedire gli animali dei contadini le cui stalle erano in quella prossimità.
Nel variopinto momento di folklore dato dalla moltitudine delle bestie, in cui si incrociavano i muggiti, i belati, i ragli, l’abbaiare e quant’altro, dove gli stessi animali erano adornati con fiocchi o nastrini colorati, soprattutto il rosso, si faceva sfoggio degli animali più prestanti e più ben nutriti, perché appartenenti a contadini che disponevano di abbondante foraggio. Gli immancabili sfottò si mischiavano fra il sacro ed il profano, anche durante la benedizione stessa.
Per festeggiare sant’Antonio abate, in passato si ricorreva alla questua per il paese, come riportato nel libro della Confraternita del SS. Sacramento di Scurcola Marsicana, apprendiamo che, nel 1578, essendo priore il notar Emilio Belli … la cerca in Santo Antonio, aveva fruttato carlini 81 (4).
In passato, si usava fare la caratteristica elemosina, difatti, si distribuivano delle panelle di circa mezzo chilo, dette panelle di San Antonio, davanti la porta della chiesa Parrocchiale, a spese del Parroco e commissionate alle donne di buona volontà.
NOTE:
(1) Giuseppe Morzilli. L’Hospitale e le Chiese di Via Romana in Scurcola Marsicana. Stampato presso LCL sas Via Cavour. Avezzano. 2023, pagina 5.
(2) Giuseppe Morzilli. Le Chiese che non ci sono più A Scurcola Marsicana, stampato presso Cromografica Roma S.r.l., Roma, per il Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A., 2010; pagina 46.
(3) Giuseppe Morzilli, Le chiese che non ci sono più a Scurcola Marsicana, op, cit. pagina 50.
(4) Giuseppe Morzilli. Cartulario della Confraternita del SS. Sacramento di Scurcola Marsicana, stampato presso Cromografica Roma S.r.l., Roma, per il Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.a., 2011. Pagina 54.
Giuseppe Morzilli
Complimenti, professionale come sempre.