La storia del formaggio Aurunco Vescino ed il problema dei “lupi bastardi”
Nella regione Aurunca, l’arte di fare il formaggio ha 3681 anni, introdotta dai Greci, quando, in seguito a delle rivolte scoppiatein Arcadia, il principe Enotrio ed il fratello Paucezio, figli del Re ArcadeLicàone lasciarono la loro patria per venire in Italia.
Enotrio entrò nel Tirreno e, giunto alla foce del Garigliano, si lasciò conquistare da quello estuario ed entrò nell’antichissima regione Aurunca, scegliendola come sua nuova patria. Qui fondò due templi: uno dedicato ad Apollo nel ” Lucus Lauri” (Lauro) e l’altro a Giove Liceo nel “Lucus Quercus” (Querceto-Cescheto) e fondò anche una nuova città, Vescia, che divenne la capitale della famosa pentapoli Aurunca: Aurunca, Minturnae (la rocca), Suessa ed Ausonia .
Molti storici (Biondo, Sacco, Mazzella, Giglioli, Gentile e D’Alessio) ritengono che Vescia sia ubicata sul Garigliano, tra Castelforte-Suio e Maiano e che tale fondazione risalirebbe a ben 17 generazioni prima della Guerra di Troia.
Il Popolo Aurunco fu vinto dai Romani e cessò di esistere come popolo indipendente nell’anno 314 a.c.: la bellissima Vescia fu rasa al suolo, come è scritto nella prima decade dello storico Tito Livio.
Il nome della gloriosa Vescia non è morto, esso rivive nella sua terra: Agro Vescino – Terme Vescine – Formaggio Vescino, quest’ultimo divento famoso in tutto l’Impero Romano. Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” lo chiama “CASEUM VESCINUM LAUDATISSIMUM” e descrive, dettagliatamente, i luoghi dove il famoso formaggio, ancora oggi, viene fatto. Sono tutti i Monti Aurunci: dalla catena del Massico, al Massiccio di Roccamonfina e tutti i monti della riva destra del Garigliano, fino a Fondi, fino a Cassino. Plinio, inoltre, indica le ottime qualità delle erbe, di cui si nutrivano le pecore e le capre, che conferivano al latte e al formaggio un sapore e profumo caratteristico.
Il formaggio Vescino, sempre nel periodo romano, era indicato nelle diete dimagranti del tempo come scritto nel famoso epigramma di Marcus Valerius Martialis nel 64 d.c.: ” Si sine carne voles jentacula sumere frugi, haec tibi Vescino de grege massa venit” (se vuoi tenerti leggero mangia nella colazione di mezzogiorno l’ottimo formaggio Vescino).
Sempre sui Monti Aurunci della riva destra del Garigliano era molto – e lo è ancora oggi- ricercata la carne dei capretti selvatici, soprattutto nei mesi estivi, quando diventa più tenera e gustosa (i famosi Zappetti – in laurese Zappitiegli).
Se Plinio il Vecchio fosse vivo avrebbe chiesto per il Formaggio Vescino-Aurunco la DOP!
Tuttavia, molte mandrie di pecore e di capre sono sbranate dai Lupi, denominati da alcuni Lupi Bastardi perchè concepiti da una ibridazione di cane e lupo o da branchi di cani randagi (cfr Link)
E’ la stimata professoressa a lanciare l’allarme e a chiedere quanto segue: ” Si prega le autorità di far ripulire i Monti Aurunci da tutti i cani randagi e da questa nuova razza dei lupi bastardi, sperando che i cosiddetti animalisti più che ai cani randagi e a i lupi bastardi, questa volta pensino alle pecore, alle capre, ai vitelli, ai cani pastori e all’ottimo CASEUM VESCINUM LAUDATISSIMUM”.
La prof. Del Mastro – conclude: “Amo la mia terra e sono orgogliosa delle sue millenarie tradizioni e vorrei trasmetterle alle future generazioni”
Compendio estratto dalla ricerca storica della Prof. Cecilia Aida Maria Del Mastro
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