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LA STORIA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, NON QUELLA DEI LIBRI DI SCUOLA…. E NOTERETE QUANTE SIMILITUDINI CI SONO CON L’UNIONE EUROPEA

Posted by on Nov 1, 2020

LA STORIA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, NON QUELLA DEI LIBRI DI SCUOLA…. E NOTERETE QUANTE SIMILITUDINI CI SONO CON L’UNIONE EUROPEA

GARIBALDI E IL MASSACRO DI BRONTE

Giuseppe Garibaldi sara’, come vedremo, piu’ volte protagonista della nostra rivisitazione storica, poichè fu straordinariamente importante per l’unità d’Italia nel bene e nel male. 

Nei nostri libri troviamo esaltanti descrizioni della cosiddetta spedizione dei mille , con la quale Garibaldi ottenne grande gloria, troviamo il suo coraggio combattivo (“qui si fa l’Italia o si muore”), il suo spirito patriottico (“Maestà, consegno a Voi il Sud liberato” – incontro di Teano –), ma non troviamo cenno alcuno del fatto che Garibaldi fu parecchio agevolato nella sua fortunosa “spedizione” dalle congrue assegnazioni finanziarie predisposte da Cavour (circa 8/milioni, in ducati d’oro e titoli bancari) che in parte servirono per “corrompere” i più diretti responsabili militari borbonici, fra cui il Gen.le Landi (comandante del settore occidentale della Sicilia) e il Gen.le Lanza, Luogotenente del Re, poi processato e condannato per il reato di alto tradimento. Non è da dimenticare, inoltre, l’appoggio che Garibaldi ricevette dall’Inghilterra mediante il sistematico schieramento delle sue navi da guerra a Marsala (durante lo sbarco), a Palermo (nei giorni dell’ignominiosa resa borbonica), a Milazzo (durante la strenua difesa di quella piazzaforte), a Messina (nel corso del traghettamento in Calabria), con l’evidente scopo di tenere a bada le unità della flotta napoletana che avrebbero potuto contrastare i movimenti delle camicie rosse garibaldine. Non va neppure trascurato il consistente apporto dei “picciotti” siciliani, pur se parecchi di essi erano assoldati dai ricchi possidenti terrieri e altri ancora facevano parte delle “bande” arruolate da alcuni notori “capoccia” del trapanese e dell’entroterra palermitano. E che dire, infine, della sistematica e forzosa appropriazione (all’uopo presentata come “confisca”) delle risorse in denaro e titoli dei vari comuni “liberati” e delle disponibilità liquide di parecchi istituti di credito, fra cui il Banco di Sicilia di Palermo ?
Come non troveremo nei libri di scuola accenno seppur minimo al massacro di Bronte avvenuto dopo lo sbarco dei Mille.
Nell’entroterra siciliano si erano accese molte speranze di riscatto sociale da parte soprattutto della media borghesia e delle classi meno abbienti. A Bronte, sulle pendici dell’Etna, la contrapposizione era forte fra la nobiltà latifondista rappresentata dalla britannica Ducea di Nelson, dalla proprietà terriera, dal clero locale e dalla società civile.
Il 2 agosto al malcontento popolare si aggiunsero diversi sbandati e persone provenienti dai paesi limitrofi, tra i quali il capo dei carbonai Calogero Gasparazzo, e scattò la scintilla dell’insurrezione sociale.
Fu così che vennero appiccate le fiamme a decine di case, al teatro e all’archivio comunale. Quindi iniziò una caccia all’uomo e ben sedici furono i morti fra nobili, ufficiali e civili, prima che la rivolta si placasse.
Il Comitato di guerra, creato in maggio per volere di Garibaldi e Crispi, dopo l’eccidio di Partinico, allo scopo di evitare altre sanguinose rese dei conti, decise di inviare un distaccamento a Bronte per sedare la rivolta e fare giustizia in modo esemplare. Per riportare l’ordine giunse un battaglione di garibaldini agli ordini di Nino Bixio, braccio destro del generale.Secondo Gigi Di Fiore (Controstoria dell’unità d’Italia) e altri studiosi, gli intenti di Garibaldi probabilmente non erano solo volti al mantenimento dell’ordine pubblico, ma anche a proteggere gli interessi dell’Inghilterra (Bronte apparteneva agli eredi di Nelson), e soprattutto a calmarne l’opinione pubblica .
Quando Bixio iniziò la propria inchiesta sui fatti accaduti larga parte dei responsabili era fuggita altrove, mentre alcuni ufficiali colsero l’occasione per accusare gli avversari politici.
Il tribunale misto di guerra in un processo durato meno di quattro ore giudicò ben 150 persone e condannò alla pena capitale l’avvocato Nicolò Lombardo (che era stato acclamato sindaco dopo l’eccidio), insieme ad altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri, Nunzio Samperi. La sentenza venne eseguita mediante fucilazione il 10 agosto, all’alba.
Alla luce di successive ricostruzioni storiche è appurato che Lombardo non fu responsabile degli eccidi. Anzi, invitato a fuggire, si rifiutò nella convinzione di poter difendere il proprio onore. Nel proclama del 12 agosto 1860 il maggior generale G. Nino Bixio affermava: «Guai a chi crede di farsi giustizia da sé, guai ai sovvertitori e agli istigatori dell’ordine pubblico sotto qualsiasi pretesto. Se non io, altri in mia vece rinnoverà le fucilazioni di Bronte come la legge vuole…». In seguito, Bixio confessò che quella era stata una missione maledetta e che la responsabilità era tutta del tribunale che aveva inflitto le pene capitali. Dopo Teano, Bixio sarà l’organizzatore principale dei plebisciti per l’annessione dell’Italia meridionale al Regno di Sardegna. Un anno dopo sarà eletto deputato nel 2º collegio di Genova al Parlamento italiano e prenderà posto nelle file della destra. Bronte dimostra che al generale Garibaldi, oltre al ristabilimento dell’ordine pubblico e alla salvaguardia delle proprietà inglesi, interessava scongiurare l’eventualità (per nulla remota, considerata la pluralità delle anime risorgimentali presenti in Sicilia) della nascita di un movimento per la fondazione della Repubblica dell’Italia meridionale. Ancora una volta la povera gente non aveva fatto i conti con gli intrighi internazionali, con i grandi affari e con gli interessi di classe.

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