La storia di Sarno, città nata 750 anni prima di Napoli e Roma
Fonti arcaiche di altissima caratura come Polibio e Strabone fanno risalire il primo insediamento nella valle del Sarno all’antichissimo popolo dei Pelasgi, popolazione originaria del Peloponneso. Questi, giunti nella zona, avrebbero chiamato il fiume che la caratterizza, prendendo il nome da un fiume della loro terra natìa, il “Saron”.
La leggenda fa risalire la fondazione della città di Sarno al 1503 a.C. ovvero 294 anni prima della caduta di Troia ed addirittura circa 750 anni prima delle fondazioni di Napoli e Roma. Secondo alcuni dati archeologici, presso le sorgenti che alimentano il fiume Sarno, ci sarebbero delle tracce che attestano la presenza umana fin dal neolitico.
Una serie di necropoli, databili attorno al IX secolo a.C., lasciano pensare all’esistenza di diversi insediamenti lungo la valle che era una via di comunicazione naturale tra il nolano e l’area nocerina. Le popolazioni autoctone, per tanto, ebbero contatti con coloni greci e con gli Etruschi. Pare che il nome Sarno sia un termine etrusco che significa “fiume dalle molte sorgenti”.
La terribile eruzione del Vesuvio del 79 d. C., oltre a determinare la distruzione di ridenti cittadine come Pompei, Stabia ed Ercolano, comportò anche l’abbandono della valle del Sarno da parte di chi la abitava.
Furono i Longobardi nella seconda metà del VIII secolo a costruire il castello di Sarno attorno al quale nacque un primo nucleo abitativo, oggi conosciuto come “Terravecchia” o “Borgo San Matteo”. Nel 970 il gastaldato di Sarno assurse al rango di contea. Nelle ultime fasi della conquista normanna del Mezzogiorno, determinate dagli scontri tra Ruggero ed alcuni signori della zona, la città venne depredata nel 1134 e passò sotto la dominazione della corona.
Il 7 luglio 1460 nell’area tra le Foce e la porta occidentale della città Giovanni d’Angiò sconfisse Ferdinando I d’Aragona, ma il d’Angiò venne definitivamente neutralizzato presso Troia, nel foggiano. Alcuni anni dopo la città ricevette un “privilegio” dal re che stabiliva alcune esenzioni in ambito tributario. Malgrado gli Orsini avessero apportato delle amplificazioni al castello con nuove fortificazioni, nel 1494 re Ferdinando I affidò la contea a Gerolamo Tuttavilla.
Nel 1570 Vincenzo, figlio di Gerolamo, lasciò la contea a suo figlio Muzio che si fece promotore della costruzione di un canale che doveva apportare le acque del Sarno ai suoi mulini che insistevano sul territorio di Torre Annunziata.
Nel 1647 durante la repressione della rivolta di Masaniello il castello di Sarno venne occupato e distrutto dalle armate reali, poiché il conte Pompeo Colonna aveva appoggiato gli insorti. Dopo la morte del Colonna la contea venne acquistata all’asta da Maffeo Barberini che la resse insieme alla baronia di Striano e Torre Annunziata.
Nel 1806, Giuseppe Bonaparte decretò l’abolizione del feudalesimo in tutto il regno ed anche il ducato di Sarno venne abolito. Con l’inizio dell’età contemporanea Sarno divenne, grazie all’abbondanza delle acque, un importante polo industriale canapiero. Tessitori specializzati arrivavano da tutta Europa in quella che venne definita come la “Manchester del sud”.
Tale industria ricevette un impulso importantissimo quando nel 1856 giunse la ferrovia a Sarno. Dopo il secondo dopoguerra, per sopperire alla crisi dei canapifici, sorsero numero industrie conserviere che andarono ad esaltare la vocazione agricola di tutta la zona.
Fonti:
– Silvio Ruocco, Storia di Sarno e dintorni
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