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La Tragedia ha inizio (terza parte)

Posted by on Mar 2, 2025

La Tragedia ha inizio (terza parte)

Subito dopo l’Unità, come abbiamo visto negli articoli precedenti, nel Sud un enorme numero di dipendenti pubblici e di militari rimasero senza reddito, abbandonati a se stessi, ma non andarono meglio le cose nel settore privato. Con l’annessione si era aperto improvvisamente un nuovo mercato per gli industriali piemontesi, che lo videro come una grande opportunità di guadagno e lo sfruttarono con l’appoggio del governo.

In realtà in quel momento nel regno sardo gli imprenditori e gli uomini che detenevano il potere erano in più modi collegati e anzi si può dire che si trattava di un unico gruppo di persone con interessi comuni. Addirittura capitava che i ruoli tra i politici e gli affaristi si scambiassero e in una situazione del genere era naturale che i primi e i secondi si sostenessero reciprocamente. Dopo l’Unità, quindi, chi doveva decidere fece in modo che qualunque cosa servisse a Napoli, e in generale nel Sud, fosse inviata dal Piemonte e questa situazione venne descritta dal deputato Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni, nell’interpellanza che inoltrò il 20 novembre 1861 alla presidenza della Camera, ma che non venne autorizzato a leggere pubblicamente nell’assemblea. Proto Carafa, che era stato oppositore dei Borbone ed esule politico e pertanto non può essere considerato uomo di parte, tra l’altro dice: ‘Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina; diminuito, anzi annullato, il commercio, serrati i privati opificii per concorrenze subitanee, intempestive, impossibili a sostenersi per lo annullamento delle tariffe … E frattanto tutto si fa venire dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per i Dicasteri, e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest’uomo possa buscarsi alcun ducato, che non si chiami un piemontese a disbrigarla. A mercanti di Piemonte dannosi le forniture della milizia, e delle amministrazioni, od almeno delle più lucrose, burocratici del Piemonte occupano quasi tutti i pubblici uffici, gente spesso più corrotta degli antichi burocratici napoletani, e di una ignoranza, e di una ottusità di mente, che non teneasi possibile dalla gente di mezzodì. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi, ed i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani; a facchini della dogana, a carcerieri vengono uomini di Piemonte, e donne piemontesi si prendono a nutrici nell’ospizio dei trovatelli quasi neppure il sangue di questo popolo più fosse bello e salutevole. Questa è invasione, non unione, non annessione! Questo è un voler sfruttare la nostra terra, siccome terra di conquista. Il governo di Piemonte vuole trattare le province meridionali come il Cortes o il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico.’

Enrico Fagnano

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