La Tratta dei soldati Napoletani

lo Stato italiano si vanta di aver portato libertà e unità, dimentica – o meglio, nasconde – una delle pagine più oscure del suo passato: la deportazione di migliaia di soldati e civili meridionali dopo l’unificazione. Circa 26.000 uomini del Regno delle Due Sicilie, fedeli al proprio giuramento e alla propria patria, furono catturati, spogliati della dignità e deportati nei lager sabaudi di Fenestrelle, San Maurizio Canavese e in altri luoghi del nord. Lì trovarono fame, freddo, umiliazioni e la morte.
Non si trattò di semplici “prigionieri di guerra”, ma di una vera e propria epurazione etnica e culturale, volta a spezzare l’identità di un popolo che non accettava l’invasione piemontese mascherata da unificazione. I documenti ufficiali tacciono, i libri di scuola ignorano, ma la memoria storica resiste.
È ora di squarciare il velo dell’ipocrisia: il Risorgimento non fu una marcia trionfale, ma una guerra di conquista, e i meridionali ne furono le prime vittime. I 26.000 scomparsi non sono un dettaglio marginale, ma lo scheletro nell’armadio di una nazione nata nel sangue e nella menzogna.
Fonti:
Gigi Di Fiore, Controstoria dell’Unità d’Italia, Rizzoli, 2007
Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme, 1998
Pino Aprile, Terroni, Piemme, 2010
Archivio di Stato di Torino, fondo Ministero della Guerra, 1861-1865