La vita di Gesù secondo un papiro gnostico
La sapete l’ultima? Gesù era spostato e sua moglie si chiamava Maria. E non si tratta di una fantasiosa elucubrazione estrapolata da “Il Codice da Vinci”, il thriller dello scrittore Dan Brown che tanto successo ha fatto registrare qualche anno fa. La sensazionale scoperta è stata divulgata dalla prof.ssa Karen L. King, docente di storia delle religioni presso la Harvard Divinity School, in un convegno dall’alto profilo scientifico che si è tenuto qualche tempo fa a Roma.
Non si tratta, dunque, della solita “bufala” costruita ad arte da un romanziere “folle” ma la risultanza di uno studio accurato compiuto da una delle massime autorità al mondo in tema di religioni e di storia della cristianità. Studio che si basa sul ritrovamento di un piccolo frammento di papiro risalente al IV secolo dopo Cristo, scritto in lingua copta, ossia l’egiziano parlato comunemente e non quello vergato con i geroglifici. In esso, che dovrebbe essere solo un’esigua parte del tutto, c’è un dialogo in cui Gesù, rivolgendosi ai discepoli, usa l’espressione “mia moglie” che poi chiama “Maria”. Seguono poi altri brani: “Ella sarà in grado di essere mia discepola”. E ancora: “Quanto a me dimoro con lei allo scopo di…”. La provenienza di quel papiro, che appartiene a un misterioso collezionista, al momento è ignota. E ciò suscita più di qualche perplessità. Però lo spessore della prof.ssa King dovrebbe essere in grado di respingere al mittente qualsiasi ipotesi di manipolazione dolosa del testo. La stessa docente americana, non a caso, prima di rendere nota la scoperta, ha provveduto a far analizzare il prezioso reperto ad un pool di esperti di chiara fama che ne hanno confermato l’autenticità, facendo riferimento al dialetto egiziano che compare nel testo, all’inchiostro usato e, infine, alle fibre del papiro. E tutti sono giunti alla stessa conclusione: quel papiro è impossibile da falsificare. Ma da dove proviene quel documento che rischia di stravolgere profondamente le nostre conoscenze e le più radicate convinzioni sulla vita, ancora troppo misteriosa, del Cristo Gesù? La King questo non lo ha rivelato nel corso del convegno capitolino anche perché, forse, non ne è a conoscenza. Però, considerato l’ambito prediletto delle sue indagini, quello dei Vangeli gnostici, non si dovrebbe essere molto distanti dal vero ipotizzando l’appartenenza di quel frammento di papiro a quella gran mole di scritti comparsi in Egitto a partire dal II secolo dopo Cristo. In essi si raccontava la vita di Gesù in maniera molto diversa da quella, per così dire, tradizionale, la cui versione (quella dei quattro Evangelisti, tanto per essere più chiari), la Chiesa ha poi adottato come ufficiale. I “Vangeli gnostici”, considerati dalla Chiesa apocrifi, sono una serie di opere vergate nel colto ambiente intellettuale di Alessandria d’Egitto, dai membri di specie di setta nata all’interno dell’antico Cristianesimo. Si ritiene che il fondatore dello gnosticismo cristiano sia stato Clemente Alessandrino che nell’anno 190 a. C. diede inizio a una serie di lezioni per la formazione dei catecumeni. Poi la dottrina gnostica ebbe un ulteriore sviluppo con Origene, discepolo di Clemente, che fu scomunicato, allontanato dal sacerdozio e dalla diocesi di Alessandria e tacciato di eresia. Gli gnostici ritenevano che la salvezza dipendesse da una forma di conoscenza superiore e illuminata, appunto la “gnosi”, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della verità. Essi tendevano a identificare il Dio del Vecchio Testamento con la potenza inferiore del malvagio demiurgo (Satana), creatore di tutto il mondo materiale, mentre il Dio del Nuovo Testamento con l’Eone perfetto ed eterno, il generatore degli eoni Cristo e Sophia (lo Spirito Santo), incarnati sulla terra da Gesù e Maria Maddalena. Proprio per questo motivo gli gnostici rifiutavano la resurrezione del corpo di Gesù: essi infatti sostenevano che dopo la morte sarebbe tornato sulla terra solo nella sua forma divina, liberato dal corpo materiale. Tutti principi lontani anni luce dall’ortodossia del Cristianesimo che, dopo un primo periodo di tolleranza, ben presto iniziarono ad essere avversati e considerati eretici. Condannati senza scampo dai padri della Chiesa, gli scritti gnostici vennero in gran parte distrutti. Andando avanti nei secoli chiare tracce di gnosticismo cristiano si possono trovare negli Albigesi (o catari) contro i quali papa Innocenzo III, nel 1208, bandì addirittura una Crociata che si concluse con un immane bagno di sangue. Nel 1945, presso il villaggio di Nag Hammadi, nell’alto Egitto, ad una sessantina di chilometri da Luxor, all’interno di una giara sepolta nella sabbia, furono rinvenuti 13 rotoli di papiro contenenti 53 documenti in gran parte catalogati dagli esperti come gnostici. La loro salvezza, con ogni probabilità, si dovette all’opera dei monaci del vicino cenobio di San Pacomio che vollero salvare dalla distruzione una parte cospicua di tali testi. Tra quei documenti compare, tra gli altri, il Vangelo di Tommaso, di certo il più importante tra gli apocrifi, il Vangelo di Giuda e altri attribuiti a Filippo, Maria ed Eva, tutti puntualmente disconosciuti dalla Chiesa. Non è improbabile, quindi, che quel frammento di papiro di cui sopra possa appartenere a quel “corpus” di scritti di derivazione gnostica che la Chiesa ha messo al bando. Anche perché le vicissitudini subite da quei rotoli sono state tante e tali nel corso degli ultimi sessant’anni da giustificare la “sparizione” di qualche piccolo frammento. Detto questo, però, la domanda che ci si pone è la seguente: che attendibilità si può dare ad un documento del genere? E, soprattutto, da quelle parole si può dedurre con ragionevole certezza che Gesù fosse stato sposato con una donna di nome Maria? Considerata la molto probabile matrice gnostica del papiro, la cosa deve essere presa con le classiche pinze. Per almeno un duplice ordine di motivi. In primis a causa della sua stessa provenienza che non è garanzia assoluta di certezza. Gli gnostici, infatti, specialmente con il trascorrere dei secoli, presero sempre più le distanze dall’ortodossia cristiana. Wolf Peter Fung, illustre studioso canadese dell’università del Quebec, che ha tradotto in francese gli scritti rinvenuti a Nag Hammadi, ha avuto modo di constatare che in molti di quei papiri, a volte, si trovano scritte cose assolutamente folli e prive di senso logico. E poi c’è una seconda ragione di ordine squisitamente temporale: quel frammento, datato IV secolo dopo Cristo, appartiene ad un periodo molto lontano rispetto a quello in cui si è svolta la parabola terrena di Gesù. L’autore dello scritto, quindi, non attinge a notizie né di prima né di seconda mano, ma deve, per forza di cose, far riferimento a racconti orali che, con il trascorrere del tempo, come si sa, perdono buona parte della loro precisione e attendibilità. La stessa prof.ssa King, del resto, mette subito le mani avanti affermando che quanto rinvenuto in quel frammento di papiro non può essere assunto come prova certa e inconfutabile che Gesù sia stato davvero sposato e che abbia avuto una moglie di nome Maria. Ciò detto, però, è indubbio che il contenuto di quello scritto susciti molta curiosità e interesse. Qualcuno ha posto subito l’accento sulla “vexata quaestio” del celibato dei sacerdoti, argomento quanto mai dibattuto sia oggi ma, a quanto pare, anche in passato. Ma, a pensarci bene, non è questo l’aspetto più significativo. Quelle poche e lacunose parole, invece, potrebbero delineare una storia completamente diversa della vita di Gesù, una vita che rimane ancora avvolta in gran parte nel mistero e che la Chiesa, con la sua dogmatica ortodossia, ha contribuito nel corso dei secoli a nascondere. Da che mondo è mondo la storia si ricostruisce con i documenti e con le carte. E’ vero, quella di Gesù, è una storia di tipo particolare, è la storia della cristianità, la storia posta a fondamento di quella gigantesca istituzione che è la Chiesa. Però conoscere la vera storia del Cristo rimane il sogno, ahimè irrealizzato, di ogni ricercatore veramente degno di tale nome. Ecco perché, in tal senso, anche i Vangeli gnostici possono fornire un prezioso contributo. Ben al di là di qualsiasi conclusione fuorviante che inevitabilmente potrà scaturire dalla sorprendente scoperta.
Fernando Riccardi
Per il fatto che non abbiamo notizie di che cosa abbia fatto Gesu’ dai 12 anni, quando lo si trova a discutere coi saggi del tempio, ai 30 quando comincia la vita pubblica secondo i Vangeli, mi sembra che ci si puo’ infilare di tutto, ad esempio che abbia anche viaggiato verso l’oriente come ai tempi si faceva…non lo vedo a fare il falegname!.. e che Maria poi da madre sia anche passata per la sua sposa, in fondo la differenza di eta’ non era tanto grande e lei sicuramente bella! Credo che il ginepraio di notizie, data la fama poi di Gesu’, si saranno moltiplicate all’infinito, tutte ovviamente senza riscontro certo, per cui ben venga la selezione operata dagli studiosi esegeti, senno’ non la si finirebbe piu’… Quello che invece a me piacerebbe sapere e’ la fine che ha fatto Giuseppe di cui mi sembra che nessuno parli… Ai tempi esisteva l’anagrafe.. ma anche chissà quanti incendi… su lui rimane il mistero… caterina ossi