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L’altro risorgimento – Il plebiscito truccato per l’annessione della Savoia 

Posted by on Giu 5, 2022

L’altro risorgimento – Il plebiscito truccato per l’annessione della Savoia 

Il 2 giugno è il giorno adatto per parlare dei brogli che caratterizzano il plebiscito voluto dalla Francia per ottenere l’annessione della Savoia.

Quel referendum così manovrato per l’unione della Savoia alla Francia

Tutto, ma non francesi. Traditi dai loro antichi Sovrani e ceduti alla Francia con il vergognoso accordo occulto di Plombières, i migliori fra i Savoiardi, pur di non diventare sudditi di Parigi cercarono l’unione con la libera Confederazione Elvetica.

Popolazione tranquilla, pacifica e tradizionalista, la gente della Savoia guardava da tempo con giustificata diffidenza e con preoccupazione alle ‘novità’ (guerre comprese) che di volta in volta venivano imposte dai politicanti di Torino. Fin dall’aprile del 1856, quando ancora era in corso la sciagurata spedizione in Crimea, il “Courier des Alpes” dichiarava a tutte lettere che “la Savoia non può essere manipolata da un Intendente qualunque sia alla maniera d’una provincia piemontese. In Piemonte non s’ha autonomia propria e non si vive che pel governo, e come vuole il governo. Ma la Savoia ha una vita a sè, e non si adeguerà mai all’arbitrio di nessuno. Essa ha le sue convinzioni, e la sua fede politica e religiosa, e una savia indipendenza, che nessun potere umano riuscirà giammai a distruggere”.

Commentando questo articolo, il corrispondente della “Civiltà Cattolica” ammonì il Governo avvertendolo, preoccupato e sconsolato, che “la Savoia leva[va] le mani e rivolge[va] gli occhi alla Francia, che stima più fortunata; e ciò non ostante il ministero continua a disgustarla o colla sua trascuratezza, o co’ sui tristi provvedimenti”.

Nella primavera del 1859, non si sa se spontaneamente o se per sollecitazione esterna, il sotterraneo malcontento antigovernativo della Savoia si trasformò in opposizione politica esplicita.

Cavour aveva lasciato la guida del Governo dopo la pace di Villafranca ed almeno ufficialmente s’era ritirato dalla politica attiva, dedicandosi alla conduzione delle sue proprietà agricole del Vercellese, trasformandosi nell’”eremita di Leri”.

In realtà, come si seppe in seguito, fin dagli incontri di Plombières aveva accettato di subire il ricatto di Napoleone III preparandosi a cedergli Nizza e Savoia.

Ma di questo patto scellerato erano probabilmente all’oscuro Rattazzi, La Marmora e Dabormida che lo sostituirono al potere, preoccupati con ‘sano realismo’ di formare i governi provvisori di Parma, Modena, Firenze e Bologna annessi dopo la guerra e di gestire i truffaldini ‘plebisciti’ che dovevano sancire col consenso popolare quanto il micro-imperialismo sabaudista s’era preso con la guerra.

Il governo di Torino rimase dunque ben sorpreso e sconcertato quando proprio nella tranquilla e pacifica Savoia si manifestarono casi di aperta ribellione.

Destò sconcerto e venne considerato il risultato delle mene clericali un gesto di inattesa e singolare opposizione già a fine giugno quando “Il Municipio e la Guardia Nazionale di Emey (Savoia Propria) completamente armata intervennero il giorno 19 andante alla Funzione religiosa ordinatasi in quella Chiesa Parrocchiale in rendimento di grazie pelle recenti vittorie delle armi alleate”.

In quell’occasione, “[i]l Parroco D. Giuseppe Gilardi, reazionario ad oltranza, non avendo potuto ottenere che i militi attestati in chiesa si scoprissero il capo, nel passare davanti alla testa della colonna dié a bella posta e per dispetto un calcio nel tamburo ch’era stato depositato sul pavimento e quindi in una breve concione a mezzo della messa si sfogò in insulti contro detti militi tacciandoli di incivili e di ineducati.

Questa intemperanza di linguaggio ed il precedente atto di sprezzo irritarono d’assai i ripetuti militi alcuni dei quali già si disponevano ad uscire dai ranghi per andare ad arrestare il D. Gilardi, e ben vi fu mestieri di tutti gli sforzi del Capitano per dissuaderli.

Roberto Gremmo

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza


Comunicato n. 51/22 del 2 giugno 2022, San Marcellino

segnalato da Caterina Ossi

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