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L’ammiraglio Carlo Pellion, conte di Persano (lo stesso del bombardamento di Gaeta) si era distinto nel bombardamento di Genova

Posted by on Feb 11, 2022

L’ammiraglio Carlo Pellion, conte di Persano (lo stesso del bombardamento di Gaeta) si era distinto nel bombardamento di Genova

L’ammiraglio Carlo Pellion, conte di Persano (lo stesso del bombardamento di Gaeta) si era distinto nel bombardamento di Genova.

L’ammiraglio Carlo Pellion, conte di Persano nato a Vercelli nel 1806, era di famiglia nobile e entrò nella marina del Re, facendo carriera subito. Si era già distinto per aver collaborato con il generale La Marmora nel bombardamento di Genova, in occasione dei moti di del 1849. Ma anche venne utilizzato da Cavour nel 1860 per corrompere gli ufficiali napoletani, con l’aiuto di due zii di Francesco II, Leopoldo e Luigi, che avevano incredibilmente abbracciato la causa sabauda. Infatti Cavour affidò all’ammiraglio Persano ingenti capitali per corrompere i quadri dell’esercito borbonico.

Quest’ammiraglio Persano è lo stesso che aveva bombardato la città di Ancona in cui si erano arroccate le truppe pontificie dopo la battaglia di Castelfidardo e che ottenuta la resa della città, proseguì il fuoco per altre 11 ore. E’ lo stesso che bombardò Gaeta. Si accingeva a farlo anche a Lissa, ma qui venne severamente sconfitto dagli austriaci, malgrado fosse meglio equipaggiato. Gran parte della colpa della sconfitta fu dovuta, pare, non solo a causa di una direzione approssimativa di Pellion, ma anche perchè la Marina italiana, pare fosse “un baratro di miserie“, come riportava all’epoca il quotidiano francese “La Presse” : “Pare che all’amministrazione della Marina italiana stia per aprirsi un baratro di miserie: furti sui contratti e sulle transazioni con i costruttori, bronzo dei cannoni di cattiva qualità, polvere avariata, blindaggi troppo sottili, ecc. Se si vorranno fare delle inchieste serie, si scoprirà ben altro“. Nonostante Pellion avesse perso la battaglia di Lissa, nel 1866 dichiarò di aver vinto la battaglia. Ma durante i festeggiamenti arrivò la notizia della sconfitta  e il “glorioso marinaio dell’unità d’Italia”, fu subito § sputtanato §. E quindi si giocò la carriera. La cocente sconfitta umiliò militarmente il nuovo regno, tanto che Persano, in quanto senatore, “fu deferito al Senato, riunito in Alta Corte di giustizia, con l’accusa di incapacità, negligenza, disobbedienza, codardia e tradimento. Alcune accuse caddero, ma fu condannato per disobbedienza con 83 voti a 48, e per incapacità e negligenza per 166 voti a 15. […] Fu privato del grado e della pensione, oltre a dover pagare le spese processuali.” [Achille Rastelli, La Corazzata – l’evoluzione della nave da battaglia in Italia, Mursia, ed. 01/05]. La dichiarazione dell’ammiraglio astroungarico dopo la vittoria fu: “Equipaggi di ferro con navi di legno hanno vinto su navi di ferro con equipaggi di legno”. Mentre Napoleone III, riferendosi agli italiani disse : “Ancora una sconfitta e mi chiederanno Parigi“. Cfr : http://www.ilportaledelsud.org/lissa.htm

Deve essere stato per questi eccelsi motivi che Cavour definì L’ammiraglio Carlo Pellion, conte di Persano : “glorioso marinaio dell’unità d’Italia”. Fattostà che il conte di Persano verrà poi utilizzato dallo stesso Cavour nel 1860 per corrompere gli ufficiali napoletani (con l’aiuto di due zii di Francesco II, Leopoldo e Luigi, che avevano abbracciato la causa sabauda). Persano racconta nel suo Diario gli sforzi economici profusi da Cavour per “comprare” gli ufficiali della marina borbonica; in una lettera assicura al conte: “Possiamo ormai far conto sulla maggior parte dell’officialità della regia marina napoletana” ed, in un’altra, scrive: “Noi continuiamo, colla massima segretezza, a sbarcare armi per la rivoluzione, a tergo delle truppe napoletane che sono a Salerno”. Cavour affidò all’ammiraglio Persano ingenti capitali per corrompere i quadri dell’esercito borbonico. Nel diario si legge, per esempio, quanto Persano scrive a Cavour nell’agosto 1860: “Ho dovuto, Eccellenza, somministrare altro denaro. Ventimila ducati al Devincenzi, duemila al console Fasciotti, giusta invito del marchese di Villamarina, e quattromila al comitato. Mi toccò contrastare col Devincenzi, presente il marchese di Villamarina; egli chiedeva più di ventimila ducati; ed io non volevo neanche dargliene tanti“. Cavour – racconta Persano – gli “aveva data facoltà di assicurare gradi e condizioni vantaggiose a coloro che promuovessero un pronunciamento della squadra borbonica in favore della causa italiana” e, in casi particolari, aveva autorizzato “a spendervi qualche somma“. Il conte fa di tutto per incoraggiare il tradimento dell’ufficialità borbonica: “Mandi a Genova – scrive a Persano – quegli fra gli ufficiali di marina napoletani che hanno dato le loro dimissioni regolarmente. Non potrò forse dar loro subito un impiego, ma li rassicurerò sulle loro sorti“.

Le mansioni di Persano erano delicate e segrete in quanto doveva organizzare il rifornimento di uomini ed armi e gestire la corruzione dei quadri dell’esercito borbonico. L’ammiraglio ancora scrive a Cavour: “Possiamo ormai far conto sulla maggior parte dell’officialità della regia marina napoletana“. E anche sull’invio di armi spiega nel dettaglio la fosca vicenda : “Noi continuiamo, con la massima segretezza, a sbarcare armi per la rivoluzione, a tergo delle truppe napoletane“. (…) “Converrebbe tener gli occhi ben aperti sulle spedizioni degli individui che da noi si fanno per qui, e veder modo di ritenere molta gentaglia che muove per queste contrade a nessun altro scopo, se non per quello di pescar nel torbido“.

In una lettera di Cavour del 25 ottobre 1860, indirizzata a Persano, Cavour chiedeva di “inviare i prigionieri napoletani a Genova” (in condizioni igieniche vergognose), da dove avrebbero proseguito per i “campi di concentramento” in Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta.

ricerche a cura del dott Giovanni Greco

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