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L’Arco di Traiano a Benevento

Posted by on Gen 6, 2017

L’Arco di Traiano a Benevento

Alto più di quindici metri e largo più di tredici, l’Arco di Traiano è uno dei simboli di Benevento.

Il monumento è davvero ben conservato, soprattutto se si considera che l’omonimo arco, posto all’ingresso del Foro traiano a Roma, è scomparso totalmente e ne conosciamo l’esistenza solo grazie a testimonianze letterarie e monetali. Il disegno, elaborato e superbo, celebra Traiano in una sequenza di riquadri su lastre di marmo proveniente dall’isola di Paros, in Grecia. 

L’imperatore, che passò alla storia come Optimus princeps, nacque in Spagna, ad Italica, e fu il primo imperatore di Roma nato fuori dall’Italia.

Nell’arco di Benevento non vi è grande spazio dedicato alla guerra contro i Daci, narrata nelle spire della Colonna di Traiano; si esaltano invece l’amministrazione dello Stato e la politica dell’Imperatore.

Così, voltando le spalle alla città, il rilievo in basso alla nostra sinistra mostra Traiano, di ritorno dalla Germania, accolto in città, col Praefectus Urbis ed alti dignitari. Nel rilievo superiore a sinistra l’Imperatore assegna le terre ai veterani che la Virtus gli presenta. Salendo con lo sguardo, il pannello a sinistra della fornice, ci fa vedere Traiano accolto da sette divinità e, tra di esse, Giove che dona all’imperatore la folgore tramite la quale egli diventerà suo rappresentante in terra.
Nel pannello a destra, adiacente, Traiano entra nel campo di Marte ricevendo due consoli alla presenza della dea Roma che già indica il successore ponendo la sua mano sulla spalla di Adriano. Nella lastra sottostante appare Traiano come difensore del commercio nel Foro Boario, attorniato da tre mercanti ed al cospetto delle statue di Apollo, Ercole e Portunno. Infine l’ultima lastra ci fa vedere Traiano invitato a passare sotto l’arco per entrare nel Foro. Sullo sfondo il Genius Populi Romani e rappresentanze del Senato e del ceto equestre.

Sul lato esterno osserviamo, in basso alla nostra sinistra, Giove Feretrio che presiede alla pacificazione della frontiera germanica da parte di Traiano. Al ripiano superiore il riordino dell’esercito con due giovani coscritti ed in cima figure divine accolgono l’imperatore. Esse forse riflettono la pace subentrata all’azione di guerra sull’Illiria e il Danubio oppure si tratta di divinità della Dacia.
Sul versante opposto il primo pannello ci fa vedere la sottomissione della Dacia, simbolicamente rappresentata da un uomo in ginocchio e dalle figure allegoriche di Tisia e Alutus, i fiumi di confine della regione. Tuttavia non pochi hanno visto qui raffigurata la Mesopotamia col Tigri e l’Eufrate.

Posto immediatamente sotto è il pannello che celebra l’Institutio Alimentaria con due fanciulli al cospetto di Traiano, Marte e Cerere. Si tratta di una disposizione in virtù Traiano prelevò dal suo patrimonio personale le somme necessarie a garantire un avvenire sereno a centinaia di bambini bisognosi, legittimi e illegittimi, soprattutto nelle campagne.  Gli agricoltori ricevevano prestiti di capitali e, con l’interesse percepito, lo Stato curava l’istruzione della prole e l’assistenza a fanciulli orfani e indigenti.
Infine Traiano togato incontra Ercole col capo coperto di pelle leonina. Nel pannello appaiono anche un cane al guinzaglio ed un cavallo. Forse alludono al consolidamento dell’impero nelle regioni danubiane.

La grande epigrafe ripetuta su ambo i lati recita: Imp(eratori) Caesari, Divi Nervae filio, / Nervae Traiano Optimo Aug(usto) / Germanico Dacico, Pont(ifici) Max(imo), Trib(unicia) / Potest(ate) XVIII, Imp(eratori) VII, Co(n)s(uli) VI, P(atri) P(atriae), Fortissimo Principi, Senatus P(opulus)q(ue) R(omanus) (ovvero: “All’imperatore Nerva Traiano, figlio (adottivo) del Divo Nerva, ottimo Augusto, vincitore dei Germani e dei Daci, Pontefice Massimo, nel diciottesimo anno della sua potestà tribunicia, generale per la settima volta, console per la sesta, al Padre della Patria, al fortissimo Principe (innalzarono l’arco) il Senato e il Popolo Romano”). Queste parole ci lasciano intuire che il senato votò il monumento nell’anno 114 in coincidenza con l’apertura della via Traiana che accorciava il cammino tra Benevento e Brindisi. I lavori sarebbero però stati conclusi qualche anno più tardi, quando ormai Traiano era spirato e Roma era guidata da Adriano.

I pannelli sono separati da un piano all’altro per mezzo di di spazzi ornati da Vittorie che domano il toro e figure d’Amazzoni; così pure la chiave dell’arco è adornata da figure allegoriche. Ai lati del fornice invece sono raffigurate scene della vita di Traiano a Benevento: su di un lato si vede la cerimonia d’apertura della via Traiana celebrata nel 109, su l’altro appare una scena ritraente la distribuzione di viveri ai bambini avvenuta con l’istituzione a Benevento, nel 101 d.C., dell’Institutio alimentaria. Sulla volta decorata a cassettoni, infine, compare al centro una raffigurazione dell’Imperatore incoronato da una Vittoria.

L’opera porta ancora qualche segno della deformazione medievale, quando i Longobardi la strinsero nelle mura nuove a far da porta cittadina (col nome di Porta Aurea). Solo nel 1850, in occasione di una visita di papa Pio IX, l’arco venne isolato abbattendo le case che vi si erano addossate.

Poco distante sorge la Chiesa di Sant’Ilario,  di costruzione longobarda, dove è allestito un videomuseo dell’arco, fondamentale per comprendere l’interpretazione delle illustrazioni in esso contenute.

Autore articolo e foto: Angelo D’Ambra

Fonte historiaregni.it

 

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