L’arte della seta a Catanzaro nel seicento e settecento
E’ uscito “L’arte della seta a Catanzaro tra
il Mezzogiorno e l’Europa nel Sei e Settecento” (Rubbettino) dello studioso
catanzarese Amedeo Toraldo, arricchito da un saggio introduttivo del noto
storico del Mezzogiorno Guido Pescosolido.
Il libro esamina per la prima volta, in maniera scientifica e con la solida
base di una ricca documentazione archivistica, la tradizione serica
catanzarese, che ha contraddistinto lungo diversi secoli l’identità della città.
I punti forti del saggio di Toraldo sono diversi, tra questi è certamente da
annoverare l’utilizzo di fonti di natura commerciale e giuridico-istituzionale
che gettano nuova luce sulla storia economica del Mezzogiorno; la conferma del
ruolo giocato, ancora nella tarda età moderna, dall’arte della seta
nell’economia della Penisola; l’influenza che la produzione serica ha avuto nello
sviluppo della città e la sua incidenza nel mercato internazionale tra il XVII
e XVIII secolo.
Quello di Toraldo è il primo volume monografico di livello accademico sull’arte
della seta a Catanzaro e tra i pochi interamente dedicato allo studio del settore
serico in Calabria.
L’esplorazione delle manifatture seriche catanzaresi “smentisce” in tutto o in
parte consolidate conoscenze storiografiche come l’estinguersi delle tessiture
della seta nel Mezzogiorno nel ‘600 – tutt’oggi diffusa. Lo studio delle
esportazioni dei «drappi di Catanzaro» fuori della Calabria nel secolo XVII ha
permesso, per la prima volta, l’elaborazione di dati quantitativi e seriali
sulla commercializzazione e produzione delle tessiture catanzaresi.
L’analisi economica di Toraldo affianca ai dati quantitativi la ricostruzione
della geografia dei mercati, con risultati che portano a concludere che i
«drappi di Catanzaro» si affermavano lontano dalla Calabria, sul mercato di
Napoli, in primo luogo, e su quelli di Salerno e Aversa, rinomati centri
commerciali del tempo, come sui mercati extra regnum tra cui lo Stato della
Chiesa e Paesi esteri.
Un
contributo essenziale proviene da una fonte estremamente interessante, fino a
oggi sconosciuta: lo statuto dell’Arte della seta di Catanzaro del 1718 che
viene trascritto e pubblicato nelle appendici del volume. Dalla fonte
statutaria apprendiamo notizie su lavorazioni del ciclo serico, metodologie e
tecnologie utilizzate, composizione del mondo del lavoro, descrizione dei
tessuti realizzati.
A proposito di quest’ultimi, il «conto e misura de drappi» rappresenta il
potenziale “campionario delle tessiture di Catanzaro che enumera 25 qualità di
drappi e 5 tipologie di passamanerie; senza contare che nei tariffari troviamo
altri 5 qualità di drappi diverse dalle precedenti. Numeri che, se confrontati
con quelli contenuti negli statuti e nei «banni» del 1569, dimostrano
l’ampliamento e l’aggiornamento dell’offerta di manufatti avvenuta nell’arco di
150 anni.
Il successo delle seterie di Catanzaro è attestato dalla platea di illustri
consumatori che la ricerca è riuscita a ricomporre. I «drappi di Catanzaro»
furono apprezzati da elementi di spicco della nobiltà napoletana, tra i quali
ricordiamo – per citarne solo alcuni – il principe di Cellamare, Nicolò
Giudice, il principe della Riccia, Bartolomeo Di Capua; da alti ecclesiastici
come monsignor Bernardino Rocci, nunzio apostolico del Regno di Napoli, ed
infine, da una lunga schiera di prestigiosi togati che va dai reggenti del
Collaterale Diego Bernardo De Zufia, Benedetto Villamil De Trelles, Melchiorre
Sebastiano Navarra Y Rocaful ai presidenti della Camera della Sommaria Ottavio
de Simone e Pietro Diaz Valero.
Altrettanto interessanti sono le notizie che l’autore ricava sul mondo del
lavoro, dal quale emergono, nominalmente, maestri filatori, tintori e tessitori
ma anche la folla anonima di lavoratori della seta come «patellari» e
«coglitori». Un universo in cui è rilevante la presenza delle donne impegnate
non solo nei lavori poco qualificati ma anche nella realizzazione dei filati
per cucire e nella tessitura di passamanerie che dimostrano, ulteriormente, il
radicamento di una specifica cultura del lavoro che ha contraddistinto anche
gli aspetti sociali della città.
Amedeo Toraldo è docente nei Licei e dottore di ricerca. I suoi interessi si sono rivolti anche agli ambiti dell’archivistica e della diplomatica che ha approfondito presso l’Archivio di Stato di Roma e l’Istituto storico italiano per il Medioevo.
Si è occupato di storia religiosa e storia della giustizia in età moderna con articoli apparsi su “Rivista di storia della Chiesa in Italia” e “Archivio storico per la Calabria e la Lucania”.
fonte https://www.lamezialive.it/larte-della-seta-a-catanzaro-nel-seicento-e-settecento/