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Le opere del museo Capodimonte in mostra al Louvre: ecco la lunga storia che lega Parigi e Napoli

Posted by on Giu 5, 2023

Le opere del museo Capodimonte in mostra al Louvre: ecco la lunga storia che lega Parigi e Napoli

In occasione della grande mostra delle opere del Museo di Capodimonte al Louvre, ripercorriamo alcune tappe fondamentali della storia di due capitali della cultura, Napoli e Parigi

A partire da giugno 2023, 60 opere del napoletano Museo di Capodimonte saranno esposte, per sei mesi, al Louvre di Parigi. In questa occasione, capolavori dell’arte senza tempo entreranno in stretto contatto, per raccontare le storie delle collezioni più prestigiose al mondo, come quelle Farnese e Borbonica. Dipinti come la Flagellazione di Cristo di Caravaggio e la Danae di Tiziano dialogheranno con le raccolte italiane del Louvre esposte nei luoghi più iconici, dalla Grande Galerie al Salon Carré, passando per la sala Salvator Rosa e quella della Chapelle. Ma negli spazi dell’istituzione museale parigina si incontreranno anche le vicende di due città fin dall’origine molto diverse tra loro. Le ripercorriamo in questo rapido excursus.

Le tracce della Napoli antica

Napoli nasce da un popolo venuto da Oriente. Alcuni si fermarono in quella terra che ora si chiama Grecia. Altri presero le vie del mare e, in una fertile pianura, fondarono, nell’ottavo secolo a.C, la loro città. La chiamarono Onda (Cuma). E un poeta cieco, Omero (cieco, nella lingua di Cuma), cantò, nell’Iliade e nell’Odissea, del loro viaggio fin là. I Cumani erano un popolo felice. Ma «Gli etruschi odiavano Cuma e l’attaccavano per nessun’altra ragione, se non l’invidia per la floridezza della città», Polibio, 200-118 a.C. I Cumani si difesero e, con i siracusani, gli diedero una sonora sconfitta (474 a. C.). Ma poi furono attaccati da altri popoli e furono sconfitti loro.

Così, nel V secolo, si rifugiarono sulla riva tirrenica, dove fondarono una nuova città (Nea Polis), Napoli, che ebbe l’esperienza dell’antica Cuma. Napoli sorse accanto a un agglomerato di case che si chiamava Partenope (ragazza vergine), che poi fu chiamato Palepoli (Paleos Polis, Vecchia Città) e fu abbandonato. Napoli greca era una città sicura e florida, come un tempo Cuma. Ma la storia si ripete. Ed ecco che vi irrompe Roma, che divenne sempre più prepotente, provocando una sanguinosa guerra con le poleis greche, che si concluse imponendo loro la cittadinanza romana.  E Napoli divenne greco-romana

È il 476, l’Impero Romano di Occidente è finito. Ma poi Giustiniano, imperatore d’Oriente, vuole ricostruire l’antico Impero Romano. È il 535. La guerra si conclude nel 553, con la vittoria di Giustiniano. Che afferma che Napoli deve essere difesa da un esercito cittadino che abbia quale capo un magister militum, un duca. Così nel 554 nasce il Ducato napoletano.

È il 726: l’imperatore di Bisanzio Leone III Isaurico scatena la lotta per la distruzione delle immagini sacre, l’iconoclastia, per controbattere la propaganda dell’Islam, religione fondamentalmente aniconica. Napoli, invece, ha da sempre una raffigurazione in forma umana della divinità. Ed è terra di accoglienza. Il duca Teodoro (719-729) accoglie i monaci e le monache scappati da Bisanzio e venuti a Napoli con le immagini e le reliquie dei santi. Ma, nel frattempo, i Longobardi cercano di conquistare Napoli. Il duca Sergio IV si rivolge al normanno Rainulfo Drengot, che ha un piccolo esercito non lontano da Napoli. Se l’aiuterà gli darà delle terre. È il 1129. Ma i Normanni sono dei conquistatori: diventeranno in poco tempo padroni di mezza Italia.

Napoli è l’ultima città libera. E si difende disperatamente. Muore il suo duca (1137). Da sola, resiste ancora. Ma infine deve cedere. E nella città entreranno le truppe del re normanno Ruggero II. È la fine del glorioso libero Ducato. È l’autunno del 1139. Ma poi Napoli sarà capitale e avrà un re angioino, un re aragonese, a lungo un viceré spagnolo, più brevemente un viceré austriaco. Infine avrà un re di un proprio regno, quello delle Due Sicilie. Ha un periodo felice, ricco di vita, anche perché, con la scoperta delle città vesuviane sepolte, sembra far resuscitare i morti. Ma la storia si ripete. E Napoli fu vinta.

Parigi e il Louvre: i nodi della storia

La storia scritta della Francia inizia con un reportage su una guerra: il “De bello gallico” di Giulio Cesare, in cui i Romani conquistano le Gallie, territorio corrispondente all’Italia settentrionale e alla Francia). Poi i Celtici Galli si unirono con i Franchi e si diffusero in Francia e Germania.

Nel frattempo, in un luogo paludoso, sulla riva sinistra della Senna, sorgeva Lutetia Parisiorum (lutus, palude), che sarebbe diventata la città di Parigi, dove, nel X secolo, sarebbe stata costruita la chiesa di Notre Dame e, nel XIII la Sorbona, che avrebbe avuto, quale insegnante, un grande filosofo meridionale, il domenicano San Tommaso d’Aquino, il cui razionalismo sarebbe rimasto nella filosofia (potremmo citare Cartesio) e nella mentalità parigina.

Vi governò il re dei franchi Clodoveo che, battezzato nel VI secolo da san Rémi, divenne cristiano insieme al suo popolo. Ma, via via, presero il potere i Maestri di Palazzo, tra cui Carlo Martello, che, nel 732, a Poitiers fermò l’invasione musulmana. Suo figlio, Pipino il Breve, divenne re combattendo i barbari Longobardi. Il figlio di Pipino, Carlo, abbatté i Longobardi e divenne Imperatore del Sacro Romano Impero d’Occidente. Che interessò, insieme a parte dell’Europa, l’Italia settentrionale. L’Impero si divise tra i discendenti di Carlo, che, cercando il potere, combatterono tra loro, polverizzandone l’integrità territoriale. In effetti, la storia della Francia è quella di una lotta per il potere.

Filippo II, detto il Conquistatore, dopo avere ingrandito il regno, concentrò il potere nelle sue mani. Energico e privo di scrupoli fu il re Filippo IV il Bello, il quale cercò di procurarsi del denaro perseguitando il ricchissimo Ordine dei Templari. I cui seguaci, accusati di stregoneria, furono condannati a morte e il loro capo, Jacques de Molay, fu bruciato vivo, nei pressi di Notre Dame, mentre il suo amico Dante Alighieri assisteva, impotente. Filippo il Bello, inoltre, fece arrestare il papa Bonifacio VIII e al suo posto impose il francese Bertrand de Got, portando così il Papato in Francia, a casa sua, ad Avignone, dando origine alla “Cattività Avignonese”.

Francesco I si interessò alle arti. Attirò nel castello di Chambord diversi artisti italiani, tra cui Leonardo da Vinci, che nel 1519 morì tra le sue braccia. Francesco fu fautore del potere assoluto della monarchia e dell’Impero coloniale francese nel Nuovo Mondo.

Enrico IV di Borbone era ugonotto e avrebbe dovuto rinunciare al trono. Sennonché, pur di avere il potere, divenne cattolico: «Parigi val bene una Messa». Luigi XIV impersonò il Potere: «Lo Stato sono Io». Si fece costruire la reggia a Versailles e snobbò Parigi. Che divenne, con Luigi XV, il luogo dei salotti, dove si cercava di imitare l’eleganza di Versailles e, festeggiando con pranzi e cene, ci si riuniva a filosofare. Era quello il secolo galante, quello dei liberi amori e delle lettere amorose.

A volte i grandi stravolgimenti della storia iniziano in sordina e poi si realizzano d’un colpo tutti insieme.  Fu così che lo stesso re di Francia Luigi XVI, in una situazione critica di carestia, era il maggio 1789, convocò a Versailles gli Stati Generali, composti da esponenti della nobiltà, del clero e della borghesia, ovvero del Terzo Stato, che si riunì da solo e si autonominò Assemblea Costituente. E la Borghesia prese il Potere. La Revolution ufficialmente inizia il 14 luglio con la presa della Bastiglia, che rese liberi coloro che vi erano incarcerati e che, insieme alla folla, si misero a saccheggiare le botteghe. Il 4 agosto fu decretata la fine dell’ancien régime con la dichiarazione dei diritti fondamentali dell’uomo e con la separazione dei poteri. È la teoria di Montesquieu. Sembrò che si volesse instaurare un’epoca più giusta e ragionevole. Ma sono anni molto burrascosi. Il re Luigi XVI con Maria Antonietta furono prelevati da Versailles e portati a Parigi nel palazzo delle Touileries, dal quale tentarono di fuggire. Accusati di alto tradimento, furono ghigliottinati. È il 1793.

In quell’anno, il Louvre, l’antico palazzo del Re, fu reso pubblico. La parola Louvre sembra derivi da l’oeuvre, l’opera-capolavoro. In effetti, consiste in una serie di fortezze realizzate negli ultimi 800 anni. Voleva informare su tutte le opere d’arte. Così come la contemporanea encyclopédie voleva informare su tutto lo scibile. E si presentava ufficialmente così: «Encyclopédie = dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métières par une societé de gens des lettres», che dichiara di volere incidere profondamente sul modo di pensare e sulla cultura del tempo.

E così, ancora una volta, c’è chi vuole affermare dall’alto il suo potere sugli altri. Ma è singolare che quelli che volevano obbedire alla ragione e ne fecero una divinità, obbedirono ai propri istinti bellicosi volti al Potere. Parigi ebbe così le guerre di Napoleone, con le sue vittorie e le sue sconfitte, ebbe anche il risorgere dell’antica Monarchia e, infine, ebbe la sua Repubblica, che comunque tende, pur se pacificamente, a diffondere il predominio della cultura francese nel mondo.

Adriana Dragoni

fonte

exibart.com

1703, Antica carta mappa di Napoli Incisione su rame, dimensione della parte incisa cm.15×11 ca. su foglio cm.17×15 ca.; su carta vergellata; tratta da Italien by Nicolaas Ten Hoorn, Amsterdam, 1703

Florimi Matteo, La nobilissima et grane città di Parigi, XVII Secolo. Libreria Antiquaria Gonnelli

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