Le Pen e Macron il popolo e loro
Un brevissimo commento sul primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Passano al ballottaggio Emmanuel Macron, leader del movimento di recentissima fondazione “En Marche”, e Marine Le Pen, ormai da lungo tempo guida del “Front National”.
La sorpresa vera sembra esser data dal primo che, giovane d’anni, è apparso la vera novità in campo. Ad urne da poco aperte, è stata già annunciata in suo favore la convergenza al secondo turno dei grandi partiti, usciti sconfitti da questa competizione. Certo, la Le Pen, che è riuscita a coalizzare su di sé una parte significativa del voto popolare (per la verità, quando il voto non premia la sinistra, si dovrebbe dire populista. Potenza delle parole! Sarebbe troppo se chiedessi di farmi passare e l’errore e l’impenitente ignoranza? In fondo, si sarà già capito che sono soltanto un omo salvatico), potrebbe incrementare i suoi consensi, captando qualcosa dell’azzoppato Fillon e della sinistra estrema, oltre a poco altro. Basterà? Non credo. E’ presumibile, quindi, che sarà Macron il futuro presidente della repubblica. E’ di lui, dunque, che mi occupo in queste brevissime considerazioni.
Chi è Macron? Non è difficile vederlo come la persona individuata dal potere bancario, preoccupato del facilmente prevedibile crollo di Holland, per mantenere le sue posizioni di privilegio. Espressione della Francia elitaria, con ovvi studi all’ENA, Macron è stato vicino ai socialisti di Rocard, secondo una costante di collegamento tra finanza e sinistra che solo agli ingenui può apparire sconcertante. Ha lavorato (il mondo è proprio piccolo!) ai massimi livelli per i Rothschild, simbolo internazionale del potere finanziario. Entrato nel governo, ha ricoperto la carica di Ministro dell’Economia fino allo scorso agosto, quando si dimette per lanciare la propria candidatura all’Eliseo.
Ha impostato una campagna in termini movimentistici (pensiamo al nome scelto per il suo schieramento) ed ha promesso cambiamenti sostanziali (rifondare l’Europa, tanto per dire). Che dire? Quali cambiamenti ci si può aspettare da uno che è stato tra gli esponenti più rappresentativi dell’area Holland e uomo di fiducia dei Rothschild? Certo, ormai dei cambiamenti sono imprescindibili (se n’è accorto anche uno come Prodi: ora ha finalmente imparato che si può morir di fame anche con i mutui al due per cento), ma bisogna vedere in cosa si cambia, da che cosa i cambiamenti sono ispirati, i settori favoriti e la direzione presa. Considerato il curriculum, breve ma intenso e significativo, di Macron, c’è da farsi venire i brividi.
Attendo, ma, confesso, con poca fiducia.
Fernando Di Mieri