Alta Terra di Lavoro

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LETTERA GARIBALDI INTEGRALE

Posted by on Apr 9, 2016

LETTERA GARIBALDI INTEGRALE

Giancarlo Chiari responsabile dell’associazione assomarss mi invia una lettera scritta dall’eroe dei due mondi della luna e forse anche di Marte che di seguito riporto integralmente

 

Nel complimentarmi per il lavoro realizzato tengo a precisare che la citazione di Garibaldi datata in altre opere controcorrente 7 luglio 1868, a meno che non sia riportata in altra sua lettera, non trova conferme. La lettera in mio possesso recita testualmente “Lunga è la storia delle nefandezze perpetrate dai servi d’una mascherata tirannide – e longanima troppo – la stupida pazienza di chi li tollerava. E voi donna di alti sensi e d’intelligenza squisita, volgete per un momento il vostro pensiero alle popolazioni liberate dai vostri martiri e dai loro eroici compagni. Chiedete ai vostri cari superstiti delle benedizioni con cui quegli infelici salutavano ed accoglievano i loro liberatori!
Ebbene esse maledicono oggi a coloro che li sottrassero dal giogo d’un despotismo che almeno non li condannava all’inedia, per rigettarli sotto un dispotismo più schifoso assai, più degradante, e che li spinge a morir di fame.
Io ho la coscienza di non aver fatto male, nonostante non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo d’esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della disprezzabile genia che disgraziatamente regge l’Italia e che seminò l’odio e lo squallore ove noi avevamo gettato le fondamenta d’un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato.”

 

Giancarlo Chiari

2 Comments

  1. Ciao Stefano grazie per la pubblicazione ma la lettera integrale e questa che ti allego, nella quale è presente il passo che ti ho inviato e che interessa i lettori del tuo blog.
    Intestazione della busta: Alla cara ed illustre donna Adelaide Cairoli

    Caprera, 7 luglio 1868

    Madonna amatissima,
    se v’è una voce che possa pesare sulle mie risoluzioni essa è veramente la vostra. E se gli oltraggi commessi dal più immorale dei Governi avessero colpito soltanto il mio pover individuo, io m’inchinerei oggi umiliato ai vostri piedi, impareggiabile madre, e vi direi pentito: Riabilitatemi nell’antica stima. Ma! … vedere il sacrificio di tanti generosi, tra cui preziosissima parte del vostro sangue, risultare a pro d’alcuni traditori e rimanervi indifferente è troppa debolezza, non solo, ma vergogna! E mi vergogno certamente d’aver contatto per tanto tempo nel novero d’un’assemblea d’uomini destinata in apparenza a far il bene del paese, ma in realtà condannata a sancire l’ingiustizia, il privilegio e la prostituzione!
    Ciocchè dico a voi, avrei potuto motivando la mia dimissione, pubblicarlo. Ma come dire all’Italia ch’io mi vergogno d’appartenere ad un Parlamento ove siedono uomini come Benedetto Cairoli!
    Quindi mi sono semplicemente dimesso d’un mandato divenuto ogni giorno più umiliante.
    E credete voi che perciò io non sia più con essi?
    Tale dubbio, tale diffidenza, per parte della donna che più onoro sulla terra, mi furono davvero dolorosi! E benché affranto materialmente, io sento nell’anima di voler seguire i campioni della libertà italiana anche ove possa giungere una portantina qui!
    O Signora, io sento battere con la stessa veemenza il mio cuore, come nel giorno in cui sul monte del Pianto dei Romani i vostri eroici figli facerommi baluardo del loro corpo prezioso contro il piombo barbarico. E quando giunga l’ora in cui gl’Italiani voglian lavare la loro macchia, se vivo, io spero di trovarmi un posto.
    Lunga è la storia delle nefandezze perpetrate dai servi d’una mascherata tirannide – e longanima troppo – la stupida pazienza di chi li tollerava. E voi donna di alti sensi e d’intelligenza squisita, volgete per un momento il vostro pensiero alle popolazioni liberate dai vostri martiri e dai loro eroici compagni. Chiedete ai vostri cari superstiti delle benedizioni con cui quegli infelici salutavano ed accoglievano i loro liberatori!
    Ebbene esse maledicono oggi a coloro che li sottrassero dal giogo d’un despotismo che almeno non li condannava all’inedia, per rigettarli sotto un dispotismo più schifoso assai, più degradante, e che li spinge a morir di fame.
    Io ho la coscienza di non aver fatto male, nonostante non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo d’esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della disprezzabile genia che disgraziatamente regge l’Italia e che seminò l’odio e lo squallore ove noi avevamo gettato le fondamenta d’un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato.
    E se vogliamo conversare un’avanzante (?) fiducia tra la gioventù chiamata a nuove pugne e che può aver bisogno della nostra esperienza, io consiglio ai miei amici di scuotere la polve( polvere) del carbone moderato con cui ci siamo anneriti e non ostinarsi al consorzio dei rettili striscianti sempre, quando abbisognano, ma pronti sempre a nuovi tradimenti.
    E chi sa non si ravvedino gli epuloni governativi lasciati soli ravvolgersi nella loro cloaca?
    Comunque, sempre pronto a gettare il mio rotto individuo nell’arena dell’Unità Nazionale, anche che dovessi ancora insudiciarmi, io non cambio oggi la mia determinazione, dolente di non poter servire popolazioni care al mio cuore, perché buone, infelici, maltrattate ed oppresse quanto qualunque altra nella penisola – e dolentissimo di contrariare l’opinione di voi che tanto amo ed onoro.
    Un caro saluto ai figli dal Vostro per la vita.
    Giuseppe Garibaldi

  2. non c’è la data: sarebbe importante far sapere quanto ci ha messo Garibaldi ad accorgersi della turlupinatura

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