Lettere dal fronte del caporale Pasquale Perna di Roccaravindola
Maurizio Zambardi
“Sono stato chiamato alle armi per servire la mia Patria. Ho dovuto abbandonare la mia terra, il mio piccolo paese, la mia famiglia, la mia fidanzata, i miei amici, il mio lavoro. Ho lasciato alle mie spalle le montagne amate, le colline argentee ornate di secolari ulivi, dove ogni pietra, ogni soffio di vento, mi parlavano della mia giovinezza e delle mie radici. Eppure dovevo farlo, perché il dovere mi chiamava: era necessario onorare e difendere la Patria, come già avevano fatto, con uguale coraggio e sacrificio, tanti altri giovani della mia età. Ma presto tornerò, e lo farò a testa alta, fiero di aver assolto con onore il compito che mi è stato affidato.
Tornerò più uomo, più consapevole, e desidero essere per i più giovani un esempio di rettitudine, di forza d’animo, di nobili valori morali e sociali. Allora avrò la riconoscenza della mia Patria, del mio paese e della mia famiglia, che potranno guardarmi con orgoglio, sapendo che ho servito con fedeltà ciò che amo di più.”
1° giugno 1942 (XX)
Carissimo fratellino [Michele]
io sto bene, e tu? Credo di sì, perché adesso incominciano a uscire le ciliegie e tu certamente le mangerai. Ho indovinato? Ma stai attento, non andare a rubarle, come spesso fanno i ragazzi in maniera goliardica nei paesi, altrimenti sono guai.
Fra poco si chiuderanno le scuole e tu dovrai fare gli esami. Ti raccomando di studiare tanto in questi giorni, e cerca di imparare a perfezionare tutto, così sarai promosso e ti farai onore. Non pensare a giocare con i compagni e specialmente col figlio di “pane bianco” … perché so che quello è un tipo a cui piace solo giocare.
Quando avrai fatto gli esami e sarai stato promosso, allora potrai divertirti come vuoi e potrai andare a nuotare al fiume. Ci sei andato ancora? Io ci vado ogni giorno perché fa caldo, anche per lavarmi per non prendere i parassiti. C’è un grande lago ed è molto profondo, ma non mi sgomenta.
Ti raccomando ancora di studiare e di andare bene agli esami e se sarai promosso ti manderemo a studiare ad Isernia, dove sono stato io. Hai capito? Ubbidisci sempre alla mamma e non farla arrabbiare.
Rispondimi perché voglio vedere come scrivi. Io andrò in guerra e vado sugli aeroplani; quando ritornerò vittorioso ti porterò un bel regalo e ti racconterò tante cose.
Un forte bacione
Tuo fratello Pasquale
31 agosto 1942 (XX)
Carissimo padre,
ho ricevuto tue notizie alle quali rispondo subito. Sono contento che stai bene; anch’io sto benissimo. Per me è ritornata la vita d’ufficio, senza però lasciare le armi che la Patria mi ha gelosamente consegnato. Per me è successo una sorta di “asta”: mi volevano al Comando Truppa e al Comando Reggimento, ma io ho preferito rimanere qui alla mia batteria, preferisco dormire sotto la tenda, così da continuare a servire la Patria, con la penna e con il cannone! Sono contento che sei andato in permesso. Ma perché ricominci a parlarmi di licenza? Ormai è troppo tardi!
Fra non molto andremo via …! Attendo più spesso notizie
Viva gli Arditi Alati! Vinceremo!
Tanti bacioni cari Pasquale
4 settembre 1942 (XX)
Carissimo padre,
rispondendo alla tua anch’io ti assicuro di stare bene, anzi benissimo. Riguardo a Michele per il suo arruolamento nel C.R.E.M., se è vero che ha poca voglia di lavorare è meglio che sceglie la sua strada che lo condurrà ad un avvenire sicuro. Però non deve avere che molta volontà e spirito di sacrificio.
Lui forse crede che andando costà farà ciò che gli pare …! Se ne accorgerà. Per mamma lo so che è una donna risoluta, e fa molto bene. A te non do consigli riguardo ad un tuo eventuale congedamento.
Tanti bacioni Pasquale
12 settembre 1942 (XX)
Mamma carissima,
Con questa lettera vengo a comunicarti il mio ottimo stato di salute, sperando profondamente così anche di te e dei fratelli. È molto tempo che non ricevo tue notizie; ma perché?
Io non attendo che una tua lettera tutte le sere, ma invano! Ho ricevuto molto tempo fa una lettera dal babbo nella quale mi comunicava che Michele si è arruolato nella Marina e che il 15 settembre sarebbe partito. Mamma, se ciò è vero, non scoraggiarti, non pensare a nessuno né a me né a lui, pensa solo ed esclusivamente alla tua salute. Questi sono tempi di servire la Patria in modo totale.
Abbiti tanti baci sulla tua fronte.
Aff.mo figlio
Pasquale
22 ottobre 1942 (XX)
Carissimo padre,
ieri sono arrivato qui, in terra africana, dopo aver fatto un volo di 3 ore da un campo siciliano, attraversando tutto il Mediterraneo centrale che era molto calmo.
Sono arrivato in ottime condizioni fisiche e senza nessuna paura nonostante fosse stato il primo volo di guerra. Dove sono adesso sto meglio rispetto a tutte le altre località in cui sono stato in Italia. Di preciso dove sono non posso dirtelo per ragioni delicatissime.
C’è acqua che non è nemmeno tanto calda, sigarette a soddisfazione e di quelle che in Italia le fumano, come si dice, i signoroni e costano niente. Il rancio è buonissimo. Insomma ti dico che io sono contentissimo. Ieri non potetti scriverti perché non ebbi tempo, anche perché appena arrivati impiantammo la fureria e subito al lavoro.
Non posso scriverti per Posta Aerea perché non ho potuto ancora trovare la carta adatta. Tu se puoi mi risponderai come sopra. Non pensare a me perché come ti ripeto sto benissimo. Ormai di soldi non me ne occorrono da te, perché qui c’è una paga giornaliera di quasi 16 lire al giorno.
Ho avuto già l’occasione di contrattare con questa gente la quale si dimostra molto gentile sebbene secondo il loro uso. Ho scritto pure a mamma assicurandole di non pensare a me perché sto benissimo.
Attendo ansioso una tua risposta. Salutami affettuosamente zio Florindo. A te un mio affettuoso bacio.
Aff.mo figlio
Pasquale
17 novembre 1942 (XX)
Mamma adorata,
forse hai passato delle giornate molto pensierose perché non ricevevi mie notizie. Ma questo non è stata colpa mia. Sono stato in viaggio 5 giorni sempre sul deserto e perciò non avevo possibilità di scriverti. Sono arrivato in posizione da due giorni ma non ho potuto scriverti perché ancora non veniva organizzato il servizio postale che solo da stamane funziona.
Io sto benissimo e così spero anche di te e dei fratelli. Avrei molte cose da raccontarti ma sono cose che non posso dirtele per tante ragioni.
Credevo che in Africa ci fosse molto più caldo, invece non è tanto. Ci tira sempre un venticello che la mattina è freddo e il giorno fa alzare la sabbia.
Sono sempre col compagno di Pozzilli che dormiamo vicino di trincea.
Ti raccomando sempre di non pensare a me perché con l’aiuto di Dio spero di ritornare a casa. Sono 10 giorni che non ricevo tue notizie, ma questo è dovuto al movimento che ho fatto. Spero che state tutti bene.
Rispondimi subito perché qui nel deserto l’unica consolazione è quella di sentire parlare i più cari che sono lontanissimi.
Non ho nient’altro da dirti. Tanti bacioni ai fratelli. A te un affettuoso abbraccio e baci cari.
Aff.mo figlio Pasquale
Saluti a tutti gli zii e zie, patini e patine e particolarmente al nonno. Ancora un bacio.
28 dicembre 1942 (XX)
Mamma carissima,
La mia salute è ottima, sperando lo stesso anche a voi tutti a casa, specialmente del babbo che l’ho sempre in pensiero. Siate tranquilli che qui mi va tutto bene e mentre scrivo sono sazio abbastanza perché ieri ebbi la fortuna di comprare 3 chili di datteri a 40 [lire].
Scrivetemi presto
Tanti saluti a tutti.
Baci affettuosi
Pasquale
“24 gennaio 1943 (XXI)
Miei cari, questa mattina, insieme ad altri miei commilitoni, sono salito a bordo di un aereo che dovrà condurci, per via d’aria, verso una località segreta nei pressi di Tunisi. Il volo procede tranquillo, e approfitto di questi momenti di calma per scrivervi. La vita qui scorre lenta e faticosa; le difficoltà non mancano, ma non posso rivelarvi di più.
Spero con tutto il cuore che questa maledetta guerra abbia presto fine. Il mio più vivo desiderio è quello di ritornare al paese, per potervi riabbracciare tutti, uno ad uno.
Sogno di riprendere il mio lavoro da ferroviere e di sposare la mia bella e amata Francesca. Con lei desidero costruire una famiglia numerosa, crescere i nostri figli, e invecchiare serenamente al suo fianco, circondato dagli affetti più cari e dagli amici di sempre.
… O mio Dio… cosa sta accadendo?… Ci stanno sparando contro! Il pilota tenta disperatamente di schivare i colpi dell’artiglieria, mentre noi restiamo impotenti, senza possibilità di difenderci né di rispondere al fuoco nemico. O mio Dio… ci hanno colpito! Stiamo precipitando! O mio Dio… o mio Dio…!”
Finisce così quella che possiamo immaginare come l’ultima, struggente lettera di Pasquale. Una lettera che egli non ebbe mai modo di scrivere, ma che certamente avrebbe scritto, se solo il destino gliene avesse concesso il tempo. Gli ultimi suoi pensieri saranno volati, commossi e dolenti, ai genitori, alla fidanzata amata, ai fratelli, al suo paese natio, a tutto ciò che costituiva la sua vita e le sue radici.
L’aereo su cui viaggiava fu abbattuto dal fuoco nemico e precipitò nei pressi di Medenine, in Tunisia. Del suo corpo, come di quelli dei commilitoni che si trovavano in volo con lui, non rimasero che pochi, miseri resti irriconoscibili. Di lui, del caporale Pasquale Perna, sopravvissero soltanto un portafoglio con i suoi documenti e un anello, reliquie intime e preziose, che furono poi consegnate ai genitori, a Roccaravindola, oggi in provincia di Isernia.
Molti anni dopo, il 3 gennaio 2011, la sua famiglia — per iniziativa di Anna, figlia di Valentino, fratello di Pasquale — indirizzò una lettera al Ministero della Difesa – Onorcaduti, chiedendo con profonda commozione la restituzione dei resti del loro congiunto, caduto lontano dalla patria.
A quella richiesta rispose il Commissario Generale, Generale C.A. CC. Vittorio Barbato, il quale comunicava quanto segue:
“1. in esito a quanto chiesto con la lettera in riferimento, Le comunico che dall’esame della documentazione agli atti di questo Commissariato Generale, il Caduto Caporale Pasquale PERNA, già effettivo all’80° Reggimento Artiglieria, risulta deceduto il 24.01.1943 a Medenine (Tunisia) ed ivi sepolto nel locale Cimitero Cristiano.
2. Le Spoglie dei Caduti italiani in Tunisia, negli anni 40’ e 50’, a cura del Governo Francese, furono in gran parte trasferite in quattro cimiteri di raccolta (Chebebba, Biserta, Tebouldou e Sidi el Hani), all’atto delle esumazioni, molti Resti non furono identificati per assoluta mancanza di elementi idonei al riconoscimento certo. Infine, per ragioni di carattere politico, tecnico-amministrativo, tra cui l’istituzione della Repubblica indipendente della Tunisia, il Governo italiano ritenne opportuno che i Resti dei nostri Caduti fossero traslati in Italia. Infatti, le Spoglie, identificate o no, furono rimpatriate e consegnate ai congiunti o inumate definitivamente nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari ove non è da prescindere, che tra le migliaia di ignoti riposino anche quelle del Caporale Pasquale PERNA. Pertanto, la richiesta di riportare nel paese natio i Resti Mortali del Suo caro congiunto non può essere esaudita.
3. La informo, inoltre, che il nominativo del Suo compianto congiunto è riportato nel Registro di Bronzo, postazione n. 4, pag. 514, custodito nella Sala Commemorativa del Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari.
Con i sentimenti della massima comprensione.”
I suoi familiari non hanno mai avuto un corpo su cui piangere, nessuna tomba su cui deporre un fiore o sussurrare una preghiera. Eppure, Pasquale non è mai stato dimenticato.
Il suo ricordo è rimasto vivo nel tempo, custodito nel cuore dei suoi cari, e ancora oggi i nipoti ne serbano la memoria, nonostante siano trascorsi tanti anni. Il fratello Valentino volle rinnovare il nome Pasquale al suo primogenito, nato il 30 dicembre 1957.
Dai documenti superstiti del caporale, gelosamente conservati da Ermelinda Castaldi, moglie di Valentino, fratello di Pasquale, apprendiamo che egli nacque a Roccaravindola, frazione di Montaquila, allora in provincia di Campobasso, il 25 settembre 1922. Era il primogenito dei coniugi Giovanni Perna e Letizia Castaldi. I suoi fratelli erano Michele, nato il 10 gennaio 1926, e Valentino, nato l’11 novembre 1930; vi fu anche un quarto fratello, scomparso prematuramente all’età di sei o sette anni.
Pasquale aveva compiuto gli studi a Isernia e, conseguito il diploma, era stato assunto dalle Ferrovie dello Stato, dove, con impegno e dedizione, divenne presto Capostazione a Roccaravindola. In seguito fu spostato presso la stazione di Boiano.
Il nostro era un giovane profondamente altruista. I familiari ricordano come aiutasse molti studenti del suo paese, sostenendoli negli studi e incoraggiandoli a proseguire. Quell’indole generosa lo accompagnò anche durante il servizio militare e negli anni della guerra.
Riconoscenza dimostrata di fatto il 14 febbraio 1943, quando il suo Reggimento di appartenenza (80° reggimento Artiglieria “La Spezia”, 5ª Batteria) assegnò alla famiglia del Caporale Pasquale Perna la somma di 1.000 lire, in segno di riconoscenza e affetto. In quell’occasione il Colonnello Comandante Guido Marcolin, così scrisse: “Il reggimento, che lo ebbe fra i suoi commilitoni più cari, ha deciso di assegnare alla sua famiglia la somma di L. 1.000. Vogliate voi accettarla, assieme alla espressione della più fiera commossa solidarietà di tutti noi che, in difesa della patria, rimaniamo al posto dei combattimenti anche per vendicare i caduti che vivono nei nostri cuori e furono di tutti noi i migliori. Vi porgo il saluto affettuoso dei miei soldati.”
L’80º Reggimento Artiglieria “La Spezia” ebbe un ruolo significativo nella drammatica campagna di Tunisia del 1943, ultimo teatro di guerra per le forze italiane in Africa settentrionale.
Il reggimento faceva parte della Divisione Autotrasportabile “La Spezia” (80ª Divisione), costituita nel 1942 con il compito specifico di partecipare ad un’eventuale operazione di sbarco contro Malta, mai realizzata.
Dopo lo sbarco alleato in Algeria e Marocco (Operazione Torch, novembre 1942), le forze dell’Asse corsero a occupare la Tunisia per impedire agli Alleati di aprire un secondo fronte in Africa.
La Divisione “La Spezia” fu trasferita d’urgenza in Tunisia tra dicembre 1942 e gennaio 1943,
Durante la campagna di Tunisia (gennaio – maggio 1943), il reggimento partecipò a durissimi combattimenti difensivi contro le forze anglo-americane e francesi.
Tra le carte conservate si trova anche un tesserino da giornalista: Pasquale era infatti corrispondente da Campobasso de “Il Mattino”, segno di una mente vivace, colta e curiosa, animata da un sincero amore per la verità e la cultura.
In lui convivevano intelligenza e bontà d’animo, rigore morale e profonda sensibilità: era un giovane uomo di sani principi, che sacrificò la propria vita per la Patria, così come fecero tanti altri della sua generazione.
Per moltissimi di loro — e tra questi anche il nostro caporale Pasquale Perna — non vi fu mai un’identificazione dei corpi, né fu possibile recuperare neppure i più miseri resti. Solo il ricordo rimase, limpido e tenace, a custodirne la memoria.
Desidero esprimere la mia più sentita gratitudine alle colleghe di scuola Tiziana e Letizia Maria Perna, figlie rispettivamente di Michele e Valentino, e alla gentile Ermelinda, consorte di Valentino Perna, e a tutti gli altri familiari, per avermi permesso di conoscere e approfondire la toccante vicenda di Pasquale.
A loro va il mio riconoscente ringraziamento per aver messo generosamente a mia disposizione la preziosa documentazione che ne custodisce la memoria, e per avermi narrato con viva emozione i tanti aneddoti che, tramandandosi di generazione in generazione, continuano a mantenere vivo il ricordo di quell’anima nobile e valorosa all’interno della loro famiglia.



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