L’identità come punto di equilibrio tra innovazione e anarchia

Viviamo in un tempo in cui le linee di confine tra valori, ideali e politiche sembrano dissolversi nella confusione di mille voci contrastanti. Oggi è evidente che c’è molta divisione, un disordine che genera fratture sociali. Questo caos è, forse, il risultato di una mancata riflessione profonda sul concetto di identità e sul ruolo che questa deve avere in una società moderna.
L’identità è un pilastro, certo, ma non può diventare una gabbia. È un errore frequente credere che ogni cambiamento sia un attacco a essa. Eppure, l’essere umano è per sua natura un essere in evoluzione: cambiare significa migliorare, crescere, adattarsi a nuove condizioni senza per forza rinunciare a ciò che ci rende unici. Tuttavia, distinguere tra cambiamento costruttivo e perdita dei riferimenti culturali è fondamentale. Non possiamo restare immobili, ma il progresso non deve significare il totale abbandono delle radici.
L’identità è dunque chiamata a dialogare con l’innovazione, non a scontrarsi con essa. Ma attenzione: questo percorso deve avvenire all’interno delle regole dello Stato di diritto. Qui emerge un punto critico che tocca sia le estreme ideologie di destra che quelle di sinistra. L’anarchia, intesa come rifiuto totale delle regole, è una trappola per entrambi gli estremi: per la destra radicale, che rischia di scivolare in un’autorità assoluta, e per la sinistra estrema, che si illude di un mondo senza poteri istituzionali. L’anarchia non è libertà, ma il suo contrario: è la negazione della convivenza sociale e la fine della società stessa. Lo Stato di diritto è la vera garanzia di equilibrio. È il contesto in cui identità e cambiamento possono coesistere. Le regole condivise non sono un ostacolo al progresso, ma un terreno comune su cui costruire un futuro migliore. La sfida, oggi, è proprio questa: saper comporre la divisione, dare un senso alla complessità e trasformare il disordine in opportunità di crescita.
Stefano Bouché
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L’identità come punto di equilibrio tra innovazione e anarchia – L’identitario
Forse fai confusione tra anarchia=caos e ANARCHIA come idea di ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE ORIZZONRALE, EGUALITARIA. Un esempio storico effettivamente avvenuto è stata la rivoluzione anarchica in Catalogna 1936-1937. Nonostante l’aggressione fascista di Franco, nonostante il tradimento delle democrazie francese e inglese, organizzate in Stato di Diritto, i lavoratori aderenti al sindacato anarchico CGT Confederation National de Trabajadores e FAI Federation Anarchica Iberica, resistettero alle armate franchiste, italiane e tedesche, organizzando in Consigli tutta la popolazione, fabbricarono armi, provvidero a rifornire la popolazione di derrate alimentari, il servizio pubblico funzionò regolarmente, come gli ospedali ed ogni branca del precedente stato spagnolo. Il piccolo Partito Comunista spagnolo, con l’appoggio incondizionato di Stalin, divenne via via più armato e potente fino al massacro degli anarchici avvenuto nel maggio del 1936 per mano degli stalinisti. Senza l’appoggio della popolazione, in gran parte organizzata nelle federazione anarchiche di base, senza l’appoggio dei trozkisti del P.O.U.M., anch’esso annichilito dagli stalinisti spagnoli, delusa da questo tradimento, la rivoluzione arretrò per soccombere nel 1939.