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L’impero romano: ascesa e declino in 30 mappe

Posted by on Apr 30, 2016

L’impero romano: ascesa e declino in 30 mappe

domenico tagliente mi segnala un bell’articolo dal blog amantidellastoria che pubblico volentieri.

L’impero romano: ascesa e declino in 30 mappe

 

Durante la sua  massima espansione l’impero romano arrivò a comprendere un’estensione territoriale di quasi 6 milioni di km². Dalla Gran Bretagna all’Iraq, un quarto della popolazione nasceva e moriva sotto le insegne dei cesari.

L’impero, fondato formalmente da Augusto Ottaviano a conclusione delle terribili guerre civili che avevano insanguinato la penisola e il Mediterraneo, fu l’unico in grado di unire per la prima ed ultima volta tutti i popoli affacciati su quello che i romani definiranno “mare nostrum” (o mare internum), il grande lago di Roma.

Il processo che portò tuttavia la città eterna ad essere uno degli imperi più importanti della storia, fu in realtà irto di ostacoli e la fiamma della civiltà romana fu in più occasioni sul punto di spegnersi.

Prima di ergersi a potenza egemone, Roma dovette liberarsi dai sovrani etruschi, affrontare i  celti, conquistare la supremazia in Italia, affrontare rivolte sociali e lotte intestine. Un detto popolare non a caso asserisce: “Roma non è stata costruita in un giorno”.

1)L’Italia pre-romana

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Cosi si presentava la penisola italica intorno al V-IV secolo a.C. Mentre Roma lottava ancora per la supremazia sui popoli vicini, a nord la potenza etrusca declinava a causa dell’invasione dei Celti. Nel sud della penisola i Greci avevano già fondato diverse colonie e si espandevano, entrando ben presto in contrasto con un’altra futura potenza nemica di Roma: Cartagine

2)Roma diventa una repubblica

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Secondo la tradizione Roma diventa una repubblica nel 509, dopo essersi liberata dalla tirannia dei re etruschi; un’esperienza tanto traumatica per la città che la monarchia verrà per sempre abolita e chiunque sia sospettato di farsi re diventi nemico pubblico.

3) Alla conquista dell’Italia

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Inizialmente va ricordato che il termine italici si riferisse solamente alla Calabria. Solo in seguito, con la conquista romana, questo concetto verrà esteso a tutti i popoli viventi nella penisola, ad eccezione del nord Italia, dove rimase a lungo forte la presenza celtica, e alle isole (Sicilia, Corsica e Sardegna).

Dopo aver definitivamente sottomesso i popoli latini confinanti, Roma dovette vedersela in primo luogo contro Etruschi e Sanniti, principali rivali della città eterna. Contro quest’ultimi la repubblica subì anche una pesante sconfitta, passata alla storia come battaglia delle “Forche caudine”.

Dal 343 a.C. al 295 a.C le due civiltà si scontrano fino alla vittoria finale dei Romani e l’egemonia sul centro Italia. Scontratasi anche con l’esercito di Pirro, giunto in Italia in difesa delle colonie greche ma anche per il desiderio di conquistare la regione, Roma estese il suo dominio anche in tutto il sud, venendo presto così a contatto diretto con l’ormai potente Cartagine.

4) Roma e Cartagine; lotta per la supremazia nel Mediterraneo

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Roma si trovò a dover affrontare Cartagine; la posta in palio altissima. ovvero la supremazia in occidente e da cui scaturirono le Guerre Puniche. Nonostante inizialmente le due potenze avessero definito le rispettive aree di influenza e fossero partite da un passato di amicizia e collaborazione (Cartagine si era impegnata a non fondare colonie nella penisola, mentre Roma a non fondarne altre al di fuori dell’Italia) ben presto la situazione degenerò per il controllo della Sicilia. Sconfitta, Cartagine dovette ritirarsi inizialmente da Sardegna, Corsica e Sardegna consegnando le isole di fatto ai romani. Dal confronto contro Cartagine la città Eterna Roma sviluppava una potente flotta e si apprestava a cercare il dominio anche sui mari.Cartagine non si era ancora arresa; presto sarebbe arrivata la vendetta

5) Annibale, l’incubo di Roma

 

Dopo aver subito una pesante umiliazione da parte della repubblica romana, Cartagine cercò nuovi territori nella penisola iberica. L’espansione cartaginese, oltre ad essere avversata internamente da coloro che non volevano inimicarsi nuovamente la città eterna, scatenò nuovamente le gelosie di Roma. Un nuovo trattato delimitò la zona d’influenza di Cartagine al sud dell’Ebro.

Quando Annibale si apprestò a conquistare una città alleata dei romani, Sagunto (seppure posta a sud dell’Ebro), la dichiarazione di guerra venne consegnata al senato della città nordafricana. Iniziava la seconda guerra punica. Questa volta le cose si misero male sin da subito per Roma. Annibale riuscì a valicare le Alpi, portando la guerra sul suolo italico e sconfiggendo più volte le legioni in battaglia (Sul Trasimeno, ma anche nella più nota località di Canne). La città eterna sembrava sul punto di essere sconfitta. La repubblica era tuttavia ancora giovane; dopo aver fatto richiamo a tutte le forze rimaste, grazie anche all’azione di Scipione l’Africano, Roma riuscì a scampare il pericolo costringendo Annibale ad abbandonare l’Italia e sconfiggendolo a Zama. Cartagine era nuovamente sconfitta.

6) L’espansione della repubblica

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Sconfitto ogni possibile rivale ad Occidente, per Roma si aprivano le porte per il dominio nel Mediterraneo. Conquistata l’Illiria e sottratta la Spagna all’influenza di Cartagine, le legioni rivolsero le loro attenzioni in Grecia, trasformando ben presto la regione in una provincia romana con la caduta di Corinto nel 146 a.C. Nel contempo Cartagine veniva rasa al suolo nello stesso anno per paura che potesse riemergere ancora una volta come potenza. Anche il nord’Africa entrava a far parte delle province romane.

Sconfitto in battaglia l’impero seleucide, erede delle conquiste  di Alessandro Magno in oriente, Roma allargava la sua influenza nel Mediterraneo orientale. La grande estensione divenne a questo punto un grande elemento di debolezza per la repubblica. Per comandare le legioni occorrevano forti capi militari, i quali spesso spinti dall’ambizione personali incominciarono ad usare le legioni come strumento per il proprio potere.

7) La fine della Repubblica e l’avvento dell’impero

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Roma veniva così sconvolta da guerre civili ed instabilità sociale per oltre mezzo secolo. Prima lo scontro tra Silla e Mario, conclusosi con la vittoria del primo, poi l’autorità del Senato viene gravemente minata dal primo Triumvirato (Crasso, Pompeo e Cesare); il potere spartito fra soli tre uomini.

Il senato, per non scomparire, cerca l’appoggio di uno di questi uomini, ma perde la scommessa. Pompeo è sconfitto da Cesare, conquistatore della Gallia, il quale viene dichiarato dittatore perpetuo. Mentre progetta una nuova campagna ad oriente contro i Parti, Cesare viene però assassinato da una congiura in Senato.

a Roma scoppiano nuovamente le guerre civili, prima tra i cesariani (Ottaviano e Marco Antonio) contro i cesaricidi , poi infine tra i due vincitori. Quando a Roma vengono chiuse le porte di Giano e la pace è ristabilita, l’autorità del Senato viene ridimensionata ed Ottaviano diventa il nuovo sovrano assoluto di Roma, proclamato ben presto “Augusto”.

8)La battaglia di Azio

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Adottato nel testamento di Cesare, Ottaviano era l’erede designato dal dittatore romano. Dopo aver sconfitto la fazione repubblicana, alleati nel secondo triumvirato, Marco Antonio ed Ottaviano si trovarono rispettivamente a capo dell’oriente ed occidente.

Mentre il primo si era stabilito ad Alessandria d’Egitto e qui regnava insieme a Cleopatra sulle regioni orientali, Ottaviano da Roma tramava insieme al Senato per riportare l’oriente sotto il dominio diretto dell’impero. Il casus belli fu fornito quando fu rivelato il testamento di Marco Antonio con la quale questi lasciava le provincie orientali alla sua regina ed ai figli avuti con lei.

La sorti della guerra, affidata da parte di Ottaviano al genero Agrippa, vennero decise nella famosa battaglia di Azio, dove la flotta d’occidente riportò una grande vittoria su quella congiunta di Antonio e Cleopatra. Svaniva il pericolo di un’orientalizzazione dell’impero.

9) L’espansione sotto Augusto

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Augusto continuò l’opera di espansione dell’impero romano, tentando di sottomettere anche la Germania Magna; la sconfitta subita a Teutoburgo nel 9 d.C. obbligherà l’imperatore però a ripensare i progetti futuri per Roma.

I confini naturali dovranno restare estesi sino al Reno nel nord, mentre ad est dovranno correre lungo il corso del Danubio sino al Mar Nero. Ogni ulteriore espansione è sconsigliata; l’impero è divenuto troppo vasto da controllare. Almeno così si decise a scrivere nel suo testamento..

10) la disposizione delle legioni sotto Augusto

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11) La Germania Magna; il limite dell’impero

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Seppure potesse sembrare semplicemente una formalità, i romani non riuscirono mai a sottomettere la Germania Magna, ad eccezione della provincia degli Agri Decumates. La conformazione del territorio tedesco, ricco di foreste, e l’economia dei popoli locali, basata sulla sussistenza, fermeranno i romani dal tentare ulteriori espansioni nella regione.

12) La distruzione di Pompei

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Una delle nostre fonti più ricche di informazioni su Roma antica proviene dall’eruzione del famoso vulcano Vesuvio nel 79 dC. (durante il regno dell’imperatore Tito) la quale ha causato la distruzione di diverse città romane, in particolare Pompei ed Ercolano. L’esistenza di queste città, dimenticate per molti secoli, sepolte da uno spesso strato di cenere depositata dall’eruzione, ha conservato molti reperti per gli archeologi moderni. Un evento che ci ha dato informazioni sulla vita quotidiana delle città romane romane, altrimenti difficili da ottenere da altre fonti. Iscrizioni, graffiti, affreschi hanno fornito informazioni sul modo in cui i vari edifici venivano utilizzati e su quale fosse la vita di tutti i giorni.  Abbiamo anche una descrizione contemporanea dell’eruzione del Vesuvio da parte di Plinio il Giovane, che ha assistito all’eruzione in prima persona, e il cui zio (Plinio il vecchio) è morto cercando di prestare soccorso.

13) Roma in Britannia

Dopo la sua morte,  le volontà di Augusto furono ragionevolmente accettate, se non ad eccezione dell’imperatore Claudio che rivolse le sue attenzioni verso la Gran Bretagna. Un altro caso a parte è Traiano e di cui parleremo più avanti.

Già oggetto delle mira di conquista da parte di Cesare, la Gran Bretagna era riuscita a sfuggire alle conquiste romane, in virtù della sua stessa posizione isolata. Qui sopravvivevano infatti le antiche popolazioni celtiche, imparentate con quelle sconfitte da Cesare in Gallia.

Cominciata nel 43 d.C. la conquista della Gran Bretagna si protrasse per altri 40 anni, dopo la quale sia l’odierno Galles che l’odierna Inghilterra diventarono province romane. La Scozia, seppure raggiunta, non fu oggetto di dominazione romana. Non ci sono pervenute notizie di invasione dell’Ibernia, oggi Irlanda.

Adriano farà costruire un vallo per difendere il territorio romano dalle incursioni dei caledoni; ne sarà edificato un altro per pochi decenni più a nord dal successore Antonino Pio, ma sarà rapidamente abbandonato. I romani manterranno la regione sino al 410 d.C.

14)Le rotte commerciali dell’impero romano

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Mentre l’impero romano si ingrandiva e raggiungeva la sua massima estensione sotto Traiano, ad Oriente anche l’impero cinese raggiungeva dimensioni ragguardevoli, tanto che durante l’occupazione dell’impero dei Parti da parte dello stesso imperatore, cinesi e romani stavano quasi per incontrarsi direttamente. L’incontro sembra essersi verificato comunque, sotto la dinastia degli imperatori antonini, grazie ad una missione commerciale giunta sino nella lontana Cina. Il ritrovamento di manufatti romani sia in Cina che Giappone ci dice che i prodotti romani arrivarono sino a qui, forse passando di mano in mano, ma non abbiamo prova di ulteriori contatti più diretti. Dall’oriente proveniva la preziosa seta,  il cui commercio pare causasse notevoli danni all’economia romana, impoverita dalla continua fuoriuscita di “capitali”, suscitando non pochi malumori tra alcuni scrittori romani dell’epoca contro questa moda.

15)L’apogeo dell’Impero Romano

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Sotto Traiano, grazie alla conquiste in Oriente e nella Dacia (odierna Romania) l’impero raggiunse la sua massima estensione storica (117 d.C.). In questo caso fu totalmente stravolta la politica estera voluta da Augusto. Furono annessi molti di quegli stati-cuscinetto che Ottaviano aveva consigliato di mantenere per garantire stabilità e pace all’interno del’impero come il regno dei Nabatei (famosa è la loro capitale Petra). Le conquiste di Traiano furono tuttavia effimere e non si tradussero in nuove provincie governate da Roma; solo la Dacia, per via delle sue miniere d’oro, fu mantenuta.

Il successore di Traiano, Adriano, preferì accordarsi ad oriente con i Parti, instaurando nel loro regno un sovrano fantoccio (presto deposto) e ritirandosi sulle tradizionali frontiere segnate dal fiume Eufrate anche per via delle continue ribellioni. Forse con la prossima mappa potremo capire maggiormente la dura scelta dell’imperatore.

16) Viaggiare; le enormi distanze nell’Impero

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L’impero Romano ebbe una durata ed una longevità enorme se si tiene conto delle distanze che intercorrevano tra una parte e l’altra dello stesso dominio. Il mezzo più veloce erano le imbarcazioni; in pochi giorni si poteva arrivare da Roma ad Alessandria d’Egitto, tuttavia attraversare il mare Mediterraneo poteva significare anche dover far fronte ed eventuali tempeste. Le strade erano certo più sicure, ma il viaggio via terra diventava molto più lento. Per ovviare al problema della lentezza, Augusto creò il Cursus Publicus, un servizio postale legato tuttavia solamente agli affari di stato. Se volevate inviare un messaggio a qualcun altro distante da voi, dovevate far affidamento alle mani di qualcuno che era diretto in quella città. L’università di Stanford ha permesso di ricostruirne i giorni di viaggio necessari per andare da una parte e l’altra dell’impero: http://orbis.stanford.edu/

17)La fine della Pax Romana

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Già a partire dal regno di Marco Aurelio le lunghe guerre marcomanniche fanno presagire che qualcosa stia per cambiare. Nuovi popoli in armi  si fanno avanti lungo le frontiere dell’impero e costringono l’imperatore a scendere a più riprese direttamente in battaglia. Durante il suo regno appare inoltre un’epidemia di peste che falcidia la popolazione romana.

Dopo la morte di Marco Aurelio, ha inizio un secolo d’incertezza e crisi denominata: “epoca dell’anarchia militare”; il suo successore Commodo è ucciso in un congiura, dopo diversi decenni in cui tutti gli imperatori erano deceduti per cause naturali. La dinastia dei Severi “compra” letteralmente l’impero, generando un pericoloso precedente ed aumentando il potere della guardia pretoriana romana. Da Principato il regno romano si trasforma in Dominato, in cui l’imperatore non governa per conto dell’Urbe ma è il suo signore. Il sogno di Roma inizia a vacillare.

N.B. Generalmente il periodo dell’anarchia militare si considera esteso ad un periodo più limitato, ovvero dalla caduta dei Severi all’arrivo al potere di Diocleziano (235 d.C – 285 d.C.)

18) Mappa dettagliata dell’impero alla morte di Settimio Severo – 211 d.C.

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19)Il secolo dell’anarchia Militare

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Fare l’imperatore nel III secolo d.C. non era certo uno dei ruoli più invidiabili al mondo. La maggior parte degli imperatori saliti al trono durante questo periodo morì infatti uccisa in una congiura. Sempre più pretendenti si facevano avanti per reclamare la porpora, provenienti in maggioranza dalle fila dell’esercito, mentre da tutte le frontiere le incursioni si facevano più consistenti.

Ad est i Sasanidi avevano sostituito i Parti, decisi a creare un impero ancora più vasto di quello dei predecessori, e minacciavano le provincie orientali romane. Moltissimi popoli, come i goti, ad ovest riuscirono a penetrare all’interno dell’impero, arrivando a saccheggiarne diverse province.

Roma stava nel frattempo lentamente cessando di essere il baricentro politico dell’impero e la stessa penisola italiana stava vivendo un periodo di grave crisi economica, portata anche dallo sviluppo delle province imperiali.

Le sempre più frequenti urgenze militari e l’indipendenza economica delle province portarono l’impero ad un punto di rottura. Sia l’oriente che l’occidente si dichiararono indipendenti; ad est il regno di Palmira ed ad ovest il regno delle Gallie (Gallia, Spagna e Britannia). Solo l’avvento al potere di Aureliano riuscì ad evitare il collasso definitivo della struttura imperiale, dovendo però rinunciare nel frattempo a diverse province.

Dalle nebbie del III secolo d.C. l’impero uscirà decisamente trasformato a causa sia degli eventi politici ed economici e sia per la rivoluzione culturale e religiosa che si sta verificando tra i diversi strati della popolazione

20) la diffusione del cristianesimo

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Nonostante le costanti persecuzioni ai danni dei cristiani, la “nuova” religione conquista sempre più proseliti, anche tra le classi più alte della società romana. Sempre più uomini, anche per motivi religiosi, si rifiutano di onorare l’imperatore e di servire nelle fila dell’esercito. Sempre più numerosi, i cristiani stanno diventando un problema per la tenuta dell’impero, già prostrato a causa dell’instabilità politica e dalle sempre più evidenti difficoltà economiche.

21) Diocleziano restaura l’impero

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Di umili origini, Diocleziano proveniva come molti altri imperatori dalle fila dell’esercito. Deciso a ridare una raddrizzata alle istituzioni imperiali, cercò di imporre un freno alle continue usurpazioni che destabilizzavano l’impero, distribuendo il potere a più uomini. Divise infatti amministrativamente il regno romano in due parti, oriente ed occidente, creando due Augusti aiutati a loro volta da due Cesari, cui spettava il governo di un ulteriore porzione di territorio.

In tutto l’impero era così diviso in quattro parti, instaurando la “Tetrarchia“; in questo modo si pensava di aver ovviato al problema della successione. Dopo aver disposto in questo modo, Diocleziano si ritirò a vita privata nella sua villa a Spalato. Moriva nel 311 d.C. mentre riceveva notizie scoraggianti che indicavano come il sistema da lui voluto fosse fallito.

22) Costantino; L’impero diventa cristiano

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Emerso come unico vincitore ed imperatore nel 325 d.C. dopo aver sconfitto ad uno ad uno tutti gli altri pretendenti, ed aver accantonato definitivamente la tetrarchia, Costantino pur non dichiarandosi da subito cristiano, incominciò a favorire questa religione. Forse per opportunismo politico, forse per religiosità, sfruttò la forza del cristianesimo per dare una nuova coesione alla struttura imperiale. Favorì le istituzioni cristiane, riconoscendole e finanziandole, partecipando inoltre anche al famoso concilio di Nicea.

Sotto il suo regno, la città di Roma subisce lo smacco definitivo. Già estromessa dalle capitali imperiali durante la tetrarchia, a questa viene preferita una nuova città. è lo stesso imperatore a chiamarla Nuova Roma e sorgerà vicino all’antica Bisanzio: si tratta della futura Costantinopoli. Il tardo-antico è definitivamente iniziato.

Costantino riesce anche a riconquistare alcuni territori perduti, come parte della Dacia e l’Armenia; alla sua morte l’impero viene diviso tra i figli i quali lotteranno tra loro per la supremazia.

23) La divisione dell’impero

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Seppure fosse stato diviso a più riprese per motivi amministrativi, la divisione in oriente ed occidente operata da Teodosio I sarà definitiva. L’impero, dopo la sua morte nel 395 d.C, non sarà mai più riunito sotto un’unico imperatore, mentre i suoi figli daranno vita a due dinastie differenti.

Ad occidente assume infatti la carica il figlio Onorio mentre ad oriente l’altro figlio Arcadio. Le due regioni cominceranno, seppure alleate, a vivere realtà differenti ed affrontare le questioni diplomatiche e militari secondo una propria visione. Oriente ed occidente saranno poi realtà sempre più distanti anche a causa della lingua; mentre nel dominio di Costantinopoli è in uso maggiormente il greco, la corte di Ravenna continua ad usare il latino. Roma è definitivamente fuori dai giochi.

24) Le invasioni barbariche

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Da sempre i barbari erano stati una minaccia per Roma. Saccheggiata nel 390 a.C. dai galli di Brenno, la città eterna era rimasta però da allora inviolata. Nel corso del III e IV secolo d.C. un brusco abbassamento delle temperature obbligò molte tribù viventi nel nord-Europa e nelle steppe a migrare in cerca di nuovi territori in cui stabilirsi. Nel 408 d.C. , spinte dall’arrivo degli Unni, alcune tribù barbare riuscirono ad attraversare i confini sguarniti del Reno, invadendo la Gallia e poi la penisola iberica. Due anni più tardi l’ex capitale dell’impero veniva saccheggiata dai Visigoti, guidati da Alarico. Il mito di Roma Eterna svaniva per sempre, mentre il panico si diffondeva in tutto il mondo romano.

L’occidente romano restava in vita, seppure costretto a scendere a patti con i barbari; a molte popolazioni fu consentito di stabilirsi all’interno dei confini in cambio del servizio nell’esercito imperiale. I visigoti si installarono inizialmente in Gallia per poi migrare anche in Spagna costringendo i Vandali qui presenti a scendere nel Nord-Africa, strappandolo al controllo di Roma.

25) la reazione dell’impero d’occidente

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Seppure la situazione fosse grave e l’unità imperiale in occidente corrispondesse ormai solo alla penisola italica, Rezia, Norico e Dalmazia, dopo il saccheggio di Roma la situazione sembrò ristabilirsi grazie ad alcune figure come quelle di Galla Placidia, nominata Augusta. L’autorità romana venne lentamente ristabilita; molti popoli che si erano installati nell’impero furono costretti all’obbedienza da parte di un esercito tuttavia sempre più barbaro e meno romano. I popoli barbari si erano infatti infiltrati tra le fila dell’esercito, raggiungendo i più alti vertici del potere imperiale.  Furono condotte, in collaborazione anche con l’impero romano d’oriente, campagne militari di riconquista dei territori perduti, il cui esito tuttavia fu molto spesso vanificato dalla sfortuna o dall’abilità dei capi barbari.

Un ultimo tentativo di riunire l’impero d’occidente avvenne per opera di Maggioriano, in grado di riportare all’ubbidienza Gallia e Spagna, ma non il regno dei Vandali nel Nord’Africa. Il suo fallimento gli costò la vita. L’impero d’occidente non avrebbe più avuto imperatori degni di questo nome; la carica più importante divenne infatti quella di “magister militum” o capo delle forze armate, gestita dai barbari, mentre la porpora imperiale si spogliava di ogni significato.

26) Gli Unni

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Provenienti dalle steppe asiatiche e conosciuti anche in Cina per via delle loro scorrerie, gli Unni gettarono nuove ombre di distruzione sull’impero romano. Le campagne militari promosse dal loro re Attila tennero in scacco sia l’impero d’occidente che d’oriente per diversi anni. Obbligarono la corte di Costantinopoli a pagare pesanti tributi; respinti ad occidente nella battaglia dei Campi Catalaunici, riuscirono già nell’anno successivo a scendere in Italia senza incontrare resistenze.

Non si sa con precisione cosa spinse Attila dal non saccheggiare Roma; forse le leggende e la superstizione (Alarico era morto dopo aver saccheggiato la città), forse l’intervento politico del Papa e dei senatori romani e il pagamento di un pesante tributo, forse ancora invece l’epidemia che stava assottigliando il suo esercito.”Inspiegabilmente” Attila se ne tornò nel suo accampamento. Morì qualche tempo dopo, durante la prima notte di nozze, forse avvelenato. Il suo regno non sopravvisse ai suoi figli.

Secondo lo storico Peter Heather la fine della minaccia Unna peggiorò solo la situazione; liberi dal giogo unno molti popoli si riversarono senza controllo all’interno dell’impero.

27) la fine dell’impero romano d’occidente

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Persa l’unità territoriale ed ogni forma di potere la carica imperiale, non restava che il colpo di grazia. Nel 476 d.C. il piccolo Romolo Augustolo veniva deposto da un generale barbaro, Odoacre. Non era la prima volta che avveniva un fatto simile, per questo motivo nessuno se ne curò particolarmente. Il barbaro Ricimero, magister militum d’occidente, nell’ultimo decennio aveva nominato e messo a morte diversi imperatori, con la complicità della corte di Costantinopoli.

Dopo la sua morte però non restò più nessuno a curarsi del titolo imperiale. Formalmente l’ultimo vero imperatore d’occidente fu Giulio Nepote, riconosciuto dalla corte orientale, ma il suo dominio si limitò alla sola Dalmazia e fu presto ucciso. Per un altro decennio sopravvisse il dominio romano di Siagrio, ma non era più che un’enclave romana superstite in Gallia. Nessun uomo sarà più nominato imperatore in occidente sino a Carlo Magno.

Odoacre sarà presto sostituito dagli Ostrogoti guidati da Teodorico ed inviati qui dall’impero romano d’oriente. Il medioevo è iniziato.

28) L’eredità di Bisanzio, la seconda Roma

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La cultura romana non aveva certo fine con la caduta dell’impero romano d’occidente. Le insegne imperiali d’occidente venivano inviate alla corte di Costantinopoli cui spettava nominare un nuovo imperatore. L’impero romano d’Oriente sopravvisse quasi altri mille anni, ovvero fino al 1453, quando la capitale cadde nelle mani dei Turchi.

Il ruolo di quello che postumo fu denominato “impero bizantino”, nonostante i suoi abitanti si definissero fino all’ultimo romani, fu di enorme importanza per la formazione della moderna Europa. Per secoli resse infatti l’urto dell’espansione araba in Oriente. Con la sua caduta l’Islam sarebbe piombato in Europa molto prima dell’invasione turca iniziata nel XIV secolo. Per molti storici è con la sua fine che si apre l’era moderna e si chiude il Medioevo.

29)La Lingua Latina

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Mentre in oriente la lingua più usata era il greco, in occidente la civilizzazione romana aveva portato il latino. Con la caduta dell’impero il latino cadde in disuso, ma si svilupparono nel contempo nelle diverse regioni le cosiddette lingue neo-latine ancora oggi parlate in molti paesi d’Europa. Grazie all’espansione spagnola in epoca moderna nell’America del sud l’uso di queste lingue si è esteso anche a questo sub-continente.

30)Un riassunto

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Con questa gif potete ripercorrere velocemente le principali tappe dell’impero, incluse le vicende del superstite impero romano d’oriente.

Articolo di Stefano Borroni

 

Bibliografia:

Peter Heather, La caduta dell’impero romano, una nuova storia

Edward Gibbon, Declino e caduta dell’impero romano

Patrick Howarth, Attila re degli Unni

Antonio Spinosa, La grande storia di Roma

Atlante storico, collana “la biblioteca di Repubblica

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