L’importanza della Pace di Westfalia (1648)
La terribile guerra dei Trent’Anni (convenzionalmente 1618-1648) giunge alla sua conclusione già intorno al 1643 ma ci vogliono ancora cinque anni prima che le diplomazie europee trovino un accordo definitivo tra le parti prolungando probabilmente oltre il lecito una situazione che ha prostrato in maniera drammatica tutta l’Europa continentale.
La Spagna, dominatrice della scena europea fino all’inizio della guerra, comincia il suo inesorabile declino, gli Absburgo s’interessano d’ora in poi solamente ai territori di lingua tedesca dotati comunque di una buona struttura socio-economica e lasciano al loro destino la parte iberica e occidentale dei loro domini improduttivi e leziosi, tra l’altro la Pace detta “dei Pirenei” con la Francia sarà firmata solamente nel 1659 dopo un altro decennio di sonnacchiosi combattimenti.
La Pace di Westfalia oltre ad essere il primo vero e proprio congresso europeo di grande portata dal punto di vista diplomatico è anche un insieme di ordinate e metodiche riunioni bilaterali, trilaterali tra enti territoriali istituzionalizzati diversi che si riconoscono reciprocamente e in maniera generale attraverso un sistema organico che andrà a caratterizzare meglio nei secoli a venire la politica e la formazione delle nazioni europee: in parole più povere si esce dalla concezione medievale legata al centralismo imperiale ereditato da Roma, da Carlo Magno e dai sovrani germanici per passare a una più realistica Società basata sugli Stati Nazionali.
Per la prima volta si riuniscono intorno a un tavolo comune monarchie assolutistiche, monarchie moderate e repubbliche (pur se oligarchiche) idealmente le prime rappresentate dalla Francia e le seconde dalla Svezia senza che nessuno abbia dei privilegi particolari nelle discussione e nelle proposte.
Alla creazione del nuovo “sistema di Stati Europeo” concorrono quindi sostanzialmente soluzioni riguardanti la religione, la riorganizzazione dei territori imperiali e la nascita di nuove nazioni dalle sue ceneri.
Intendiamoci, non dobbiamo pensare ai moderni congressi con presidenze, ordini del giorno, votazioni e presentazione di documenti finali, la portata è senz’altro più modesta, tuttavia è il primo vero passo per arrivare alla politica di “Balance of Power”, l’equilibrio di potere tra le nazioni europee che sarà il cavallo di battaglia inglese nella successiva Pace di Utrecht del 1714.
Con ogni probabilità l’Europa moderna nasce proprio dalla Pace di Westfalia, perché la geografia del nostro continente cambia e non poco rispetto ai secoli passati e comincia a prendere forma lo sviluppo che oggi noi tutti conosciamo.
L’Impero Absburgico in chiave medievale è chiaramente lo sconfitto che si presenta al Congresso, il suo territorio è devastato ovunque, la sua integrità è corrosa dal dilaniare di lotte tra i piccoli e grandi potentati che ne costituiscono l’ossatura, tutti aspiranti a più vaste autonomie non più procrastinabili, la sua popolazione è ridotta a 1/3 di quella precedente l’inizio della Guerra, anche la borghesia cittadina e quella rurale subiscono dei duri colpi, nella parte orientale e baltica lo sfascio sociale è palese, la gente muore di fame e di stenti ovunque, questo darà modo nel giro di alcuni decenni d’arrivare al predominio, di fatto della Prussia sulla Germania dettato dalla forza militare e da abili manovre dinastiche.
L’Impero al Congresso non può più pretendere nulla, cede numerosi territori continentali alla Svezia e alla Francia, oramai la potenza incontrastata in Europa, perde la ricca e prospera Baviera che persegue (sotto protezione francese) una propria politica ed è in sostanza impotente all’esterno: nasce così, in pratica, l’Austria moderna e questo è un bene perché i Turchi incombono da sud-est e l’Imperatore potrà ora concentrarsi sul vero pericolo da essi rappresentato.
La Pace di Westfalia frustra dunque ogni velleità absburgica di tenere in piedi il vetusto ordine medievale, la Francia, con i suoi magnifici e abili ministri Richelieu prima e Mazarino poi, crea una politica che tende all’autodeterminazione e all’indipendenza dei vari stati che compongono la Germania spostando l’assetto giuridico dei territori da un sistema che potremmo definire di tipo federativo (termine ovviamente da prendere con le molle) sotto piena potestà dell’Imperatore a uno di tipo confederativo dove l’Imperatore è solo una figura poco più che rappresentativa.
La Francia, cattolica, corona la sua lunga battaglia a favore dello Stato Nazionale intrapresa da secoli contro il Papato che ha cercato sempre d’impedire per contro questa politica necessaria al suo sviluppo nel contesto europeo: ora è una nazione forte militarmente, coesa al suo interno e con un territorio ricco e prospero non essendo praticamente stato toccato dalla tremenda guerra dei trent’anni.
Così, sia Richelieu che il Mazarino lavorano duramente per accrescere il prestigio francese più che quello della dinastia borbonica: l’inversione di tendenza rispetto al medioevo è chiaro e senza discussioni.
La Pace di Westfalia segna quindi inequivocabilmente anche la fine del potere e del prestigio del Papa basato sul principio che fa riferimento al centralismo imperiale germanico in una sorta d’idealistica “confederazione teocratica” tra i due poteri (Papa/Imperatore) tipico della società medievale, cui ha certamente contribuito, oltre alle armi, la progressiva conquista di consensi da parte della Riforma spirituale e religiosa attuata un secolo prima da Lutero, Calvino e Zwingli nei paesi centro-settentrionali dell’Europa.
Il Papato dalla Pace di Westfalia dovrà quindi accontentarsi di rappresentare solo se stesso o di accontentarsi di far da mediatore tra le nazioni nei grandi raduni diplomatici (quando invitato) e di un potere limitato al proprio stato o al territorio italico in una sorta di “Pater Familias” più spirituale che istituzionale ma sarà estromesso per sempre dalla politica che conta che d’ora in poi graviterà sempre di più al di là delle Alpi.
Dal punto di vista religioso la Pace di Westfalia garantisce il diritto al proprio culto ovunque, senza limiti territoriali, soluzione già deliberata nella precedente Pace di Augusta (1555) ma mai messa in pratica dell’Imperatore: ciò permette ai maggiorenti germanici che aderiscono alla Riforma di partecipare attivamente a tutte le attività politiche e diplomatiche europee e altresì permette loro di incamerare beni e feudi che in precedenza spettavano “di diritto” ai rappresentanti del Papa.
Per il Papato il colpo è veramente duro, si tratta di una perdita economica ingente e per questo motivo Innocenzo X prepara una Bolla contro le decisioni del Congresso, fatta avere tramite i suoi emissari.
Il Papato non ha certamente il potere per opporsi alle decisioni politiche ma cerca quantomeno di salvare i beni che gli permettono introiti di cui non può fare assolutamente a meno, per cui le sue contro-deduzioni riportate sulla Bolla sono incentrate soprattutto su quest’argomento.
Il documento non è nemmeno preso in considerazione, né pubblicato a Vienna, l’unica sede dove avrebbe potuto avere qualche effetto: sic simpliciter il Papa deve accettare passivamente le decisioni prese al Congresso e a esso, si deve adeguare.
Le questioni confessionali quindi non influenzano il corso degli eventi, essere cattolico piuttosto che luterano o calvinista nei territori imperiali non è un ostacolo alla crescita della collettività urbana e alla partecipazione nella vita politica: inoltre la Francia cattolica e la Svezia luterana fanno scrivere e porre l’accento di comune accordo nei sotto-trattati (relativi alla Pace di Westfalia) firmati separatamente a Munster e Osnabruck che ogni stato è sovrano e nessun’altra autorità può intervenire nei suoi affari interni, principio di legittimazione mai considerato in precedenza.
Due giovani stati sono riconosciuti ufficialmente: i Paesi Bassi e la Confederazione Elvetica ed entrambi incarnano appieno lo Spirito della Pace di Westfalia, gli uni grazie alla loro intraprendenza dell’imprenditorialità marittima oceanica sostenuta dalla Fede Riformata e l’altra per la capacità di far convivere insieme etnie e fedi cristiane diverse.
A questo congresso manca come protagonista però l’Inghilterra, già padrona incontrastata degli oceani e dei commerci, perché impegnata in una guerra civile tra le forze che rappresentano il Parlamento (Gentry, Imprenditoria, Chiesa Presbiteriana) e le forze rappresentanti, l’assolutismo monarchico (Sovrano/Chiesa Anglicana) che una volta sconfitto dovrà piegarsi senza discussioni e per sempre al potere esecutivo dei rappresentanti eletti nelle Istituzioni dai liberi cittadini elettori: questa nazione, forte di un Parlamento moderno dove si discute liberamente e si delibera efficacemente per tutti i cittadini, si avvia così al dominio incontrastato europeo e mondiale per secoli.
In realtà l’Inghilterra appoggia la coalizione anti-imperiale rifornendo gli stati combattenti “alleati” con le proprie merci senza però mai lasciarsi risucchiare nel vortice dell’intervento militare cosa peraltro che fa anche l’altra grande nazione orientale, anch’essa non guerreggiante: la Russia.
Ovviamente numerosi articoli dal punto di vista giuridico vengono per l’occasione enunciati e in seguito messi in pratica dagli Stati partecipanti e in generale riguardano la sovranità e la tutela di ogni singola entità territoriale presa in considerazione, per evitare la violenza e il sopruso ai danni di quelle ritenute di minore importanza.
Niente più appelli quindi, all’Imperatore o al Papa come nel medioevo, il più delle volte inascoltati e rigettati sdegnosamente al mittente, ma un solido sistema di garanzie che tra l’altro prevede l’uso di un’azione militare collettiva se la controversia non è appianata tra il soddisfacimento delle due parti entro il termine stabilito di tre anni: è l’inizio così del “Balance of Power”, s’impedisce cioè a una Nazione d’acquisire tanta potenza da costituire un pericolo per le altre firmatarie della Pace.
In un primo tempo quest’ordinamento giuridico serve a evitare dei revanscismi absburgici per eventuali nuove pretese di universalismo ma in seguito servirà anche per frenare le ambizioni smisurate della nuova potenza assolutistica francese sul continente.
La Pace di Westfalia segna per sempre la fine del feudalesimo e l’inizio di quel ricco periodo storico denominato “assolutismo monarchico” che porterà a vaste riforme sociali diffuse quasi ovunque in Europa e che chiamerà le classi prima escluse a dirigere parte della vita politica ed economica, non basterà più essere nobili per nascita per governare il bene pubblico ma si dovrà dimostrare al monarca (che incarna pienamente lo Stato) d’esserne capaci.
Enrico Patalone
fonte
sito omonimo