“L’INGHIPPO” DI CARLO ALIANELLO
Ideale chiusura della “tetralogia borbonica” (dopo L’alfiere, Soldati del Re e L’eredità della priora), ambientato nella Roma umbertina, fra lo scandalo della Banca Romana e la sconfitta di Adua del 1896, L’inghippo ha come protagonisti principali un deputato lucano, l’onorevole Francesco Fortemanno, massone e moderato, simbolo dei meridionali che si sono piegati al nuovo ordine, e la sorella, Donna Leopolda, rappresentazione di coloro che ancora non vogliono riconoscere lo Stato italiano, legati come sono alla Chiesa e alla Dinastia borbonica.
Per pagare un debito di gioco del figlio, brillante e scapestrato tenente, l’onorevole Fortemanno si trova coinvolto a sua insaputa nel pasticciaccio della Banca Romana.
Così inizia L’inghippo che trascina il lettore con il suo ritmo incalzante, in un susseguirsi di avventure, amori, duelli, sedute parlamentari, moti di piazza, battaglie, ricostruendo, attraverso la storia dei Fortemanno, uno dei periodi più travagliati della storia d’Italia: anarchici, socialisti, capi di governo, letterati mondani sfilano nelle pagine di questo avvincente romanzo.
Alianello sa restituire intatta l’atmosfera dell’epoca con i suoi costumi e pregiudizi, la Roma di Montecitorio e del Gran Caffè di Roma, delle sommosse “proletarie” e degli intrallazzi politici e clericali.
Ma l’interesse del romanzo non si esaurisce in questa ricostruzione storica che è in realtà soltanto lo sfondo di una vicenda complessa e struggente, i cui protagonisti, oltre ai due fratelli Fortemanno, sono Dedé la Rossa, una giovane e bella anarchica che vuole fare la poetessa; l’affascinante Vittorio, figlio del deputato; la cugina Cristina, figlia di Donna Leopolda, appassionata e ingenua; la servitù dei due fratelli, a cui è affidato un gustoso controcanto.
Carlo Alianello nacque a Roma il 20 marzo del 1901 e vi morì il 1º aprile 1981. Di origini lucane, ha dedicato la maggior parte della sua opera alla rilettura del Risorgimento italiano, trovando nella Basilicata lo scenario ideale della triste guerra civile consumatasi nel Sud all’indomani dell’Unità. Le sue opere “borboniche” comprendono i romanzi L’alfiere (1942) e L’eredità della priora (1963), i tre racconti intrecciati di Soldati del Re (1952), il radiodramma Luna sulla Gran Guardia (1955) e il saggio romanzato La conquista del Sud (1972), considerato il capostipite del revisionismo del Risorgimento.
La sua profonda fede cattolica gli ha ispirato opere come Il mago deluso (1947), Maria e i fratelli (1955), Teatro codino (1965) e Nascita di Eva (1966).
segnalato da
Gianandrea de Antonellis