Alta Terra di Lavoro

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L’INGRESSO DI PEPPA GARIBALDI A NAPOLI E L’INIZIO DELLA CAMORRA

Posted by on Set 8, 2020

L’INGRESSO DI PEPPA GARIBALDI A NAPOLI E L’INIZIO DELLA CAMORRA

159 anni fa nasceva la vera Camorra ( prima, Tore e Crescienzo era solo nú guappo e cartone) a Napoli, che subiva, oggi, l’invasione dei “liberatori”…

Savoiardi, Garibaldi e Liborio Romano, il traditore, l’ascaro di turno, pagarono i delinquenti per farsi proteggere e per bastonare chi si ribellava. … Camorra istituzionalizzata poi.Nel frattempo un po’ di notizie di triste cronaca:il boia mercenario giunse a Napoli con il treno.

Da Salerno.Il 7 settembre del 1860 il cosìddetto “eroe dei due mondi” entra in Napoli.Ci arriva in treno, proveniente da Salerno.Quando il treno, con a bordo il dittatore entra in stazione sono le 12:30 circa.A tal proposito vi ripropongo uno stralcio tratto da “La fine di un Regno”, un saggio pubblicato nel 1909 da Raffaele De Cesare, Senatore del Regno d’Italia.”Presso alla stazione di Napoli, il De Sauget, vedendo molti operai ferroviari, disse al Rendina: “È imprudente far discendere Garibaldi in mezzo a costoro, che son tutti soldati congedati e impiegati borbonici; appena il treno si fermerà, corri fuori la stazione e fa entrare il primo battaglione di guardia nazionale, che troverai, perché faccia cordone; io pregherò Garibaldi di attendere”.

Ma, fermato appena il treno, Garibaldi disse: “Scendo un momento per soddisfare un piccolo bisogno”; e mentre Rendina saltava giù da uno sportello, per eseguire l’ordine del De Sauget, Garibaldi scese dallo sportello opposto; e celatesi per un momento, ricomparve in mezzo a tutti, calmo e bonario.”Così ebbe inizio la tanto millantata impresa garibaldina in quel di Napoli… Da Germana Squillace leggiamo questo bell’articolo. “L´ingresso nella grande capitale ha più del portentoso, che della realtà. Accompagnato da pochi aiutanti, io passai frammezzo alle truppe borboniche ancora padrone, le quali mi presentavano l´armi con più ossequio certamente, che non lo facevano in quei tempi ai loro generali. Il 7 settembre I860!”. La “grande capitale” è Napoli, “io” è Giuseppe Garibaldi e “il 7 settembre 1860” è la data in cui il generale fece il suo ingresso nella città partenopea mentre il re Francesco II di Borbone si recava a Gaeta per organizzare l’ultima resistenza. L’eroe dei due mondi arrivò a Napoli a bordo di un treno accompagnato da tutte le personalità che erano andate a Salerno per accoglierlo. In testa al corteo Liborio Romano, Ministro di Polizia e Salvatore De Crescenzo, capo della camorra dell’epoca, detto “Tore ‘e Criscienzo”, i cui uomini mantennero l’ordine pubblico.

Dopo aver percorso via Marina, essere passato dinanzi il Maschio Angioino ed essersi fermato al Duomo per ascoltare il “Te Deum “e a Largo di Palazzo, l’attuale piazza del Plebiscito, per fare un breve discorso, Garibaldi si diresse fino a Palazzo Doria D’Angri, dal cui balcone proclamò l’annessione delle province meridionali al Regno sabaudo.Liborio Romano saluta GaribaldiQuesta data segnò l’inizio della fine. La fine del Regno delle due Sicilie e l’inizio del patto tra Stato e Camorra a Napoli.

A sostegno di quest’ultima tesi le carte che dimostrano che il 26 ottobre 1860 Garibaldi pagò una pensione vitalizia di 12 ducati mensili a nome di Antonietta Pace, Carmela Faucitano, Costanza Leipnecher, Pasquarella Proto e Marianna De Crescenzo, le principali esponenti femminili della Camorra napoletana. Quest’ultima era sorella proprio di quel De Crescenzo che aveva camminato accanto a Garibaldi al suo ingresso a Napoli.

Il losco personaggio aveva acquistato il ruolo di intermediario tra politica e camorra quando Liborio Romano per contrastare le sommosse nate sulla scia di quella siciliana del 1848 lo chiamò per chiedergli di radunare tutti i capi-quartieri della città e stipulare un patto di aiuto reciproco. Di De Crescenzo si racconta che avesse fatto sgozzare da una banda di camorristi Totonno ‘a Port’ ‘e Massa, il famoso contrabbandiere e capo del quartiere di Porto, quando si trovava all’interno delle carceri dell’antico castello della Vicaria.

Ma Romano non reclutò solo “Tore”, già nel luglio 1860 altri camorristi furono nominati funzionari di polizia. Il ministro iniziava quindi a preparare l’accoglienza di Garibaldi dotando inoltre coloro che appoggiavano la sua causa di coccarda tricolore.Camillo Benso conte di CavourNon bisogna dimenticare, poi, che Romano fu anche corrispondente di Camillo Benso di Cavour e iniziò a mettersi in rapporti con l’eroe dei due mondi quando era ancora al servizio di Francesco II grazie all’apparecchiatura telegrafica che si era fatta istallare nel proprio gabinetto. In una lettera il conte addirittura lodava e riconosceva “l’illuminato e forte patriottismo e la devozione alla causa” che contraddistinguevano il ministro. Ovviamente per “causa” intendeva la creazione del Regno d’Italia.

Entrato a Napoli, Garibaldi formò immediatamente un governo con a capo proprio Romano e come primo atto ufficiale cedette al Piemonte la potente flotta da guerra borbonica. Così come scriveva il condottiero arrivato in carrozza “cadeva l´abborrita dinastia che un grande statista inglese avea chiamato ‘Maledizione di Dio’! e sorgeva sulle sue ruine la sovranità del popolo”, o forse no.

Patrizia Stabile

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