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LO SCANDALO DI UNA FEDE VISSUTA-Capitolo Sesto

Posted by on Apr 8, 2023

LO SCANDALO DI UNA FEDE VISSUTA-Capitolo Sesto

Pio IX fu un Papa animato da una fede viva ed operosa. Tutte le innumerevoli e rilevanti implicazioni politiche che caratterizzarono suo malgrado l’intero corso del pontificato non devono far deviare l’attenzione dalla considerazione della grandezza principalmente religiosa di Papa Mastai Ferretti.

Si potrebbe dire, paradossalmente, che questa fede cocciutamente e coerentemente vissuta rappresenta uno scandalo forse maggiore di quelli costituiti dal Sillabo o dall’ostilità alle modalità di unificazione dell’Italia. Se, infatti, l’adozione di scelte in campo politico rientra pur sempre all’interno di un’ottica “umana” normale per un capo di Stato, per quanto discutibili possano essere o apparire tali scelte, il costante riferimento, in ogni atto dell’esistenza, al dato della Rivelazione e quindi a valori e princìpi fondamentalmente religiosi costituisce un atteggiamento poco capito quando non del tutto rigettato dalla mentalità contemporanea. Certo, si può ammirare la coerenza indefettibile di un Papa “umanamente” sconfitto ma non disposto a transigere sui princìpi, ma resta l’inaccettabilità di una fede che si fa norma di condotta e che pretende di insinuarsi in ogni ambito della vita umana.

Di questo ennesimo “scandalo” Pio IX è autorevole protagonista: la intensa vita di preghiera e la notevole sensibilità evangelica, culminata pubblicamente con la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, testimoniano l’autentica personalità di Pio IX e inducono a leggere tutto il suo pontificato, anche nei suoi aspetti più polemicamente e clamorosamente politici, alla luce di una fede realmente e vivamente vissuta e non semplicemente proclamata.1) Uomo di Dio

Papa Mastai è il Papa dell’Immacolata, del Sacro Cuore, della devozione eucaristica, del rinnovato slancio missionario, della promozione della religiosità popolare. Dietro all’apparente negativismo c’è in realtà e principalmente una grande affermazione positiva e cioè “[…] il vero rapporto della creatura a Dio e la realtà dell’ordine soprannaturale, che condizionano la visione cattolica dell’uomo e della società civile e religiosa. Il pontificato di Pio IX […] nell’ordine del pensiero segna uno sforzo coraggioso che, eliminando le ultime tracce di deismo naturalista, da cui era stato contraddistinto il pensiero cristiano durante il periodo dell’Illuminismo, incentra nuovamente questo pensiero sui dati fondamentali della rivelazione: i misteri del Verbo incarnato, della Chiesa, della grazia e dei sacramenti” (140).

Bene a ragione, quindi, il card. Paul Poupard può affermare che “Pio IX non è più così solo il Papa del Sillabo e dell’infallibilità: entra nella storia come il Papa che ha fatto rifiorire la vita ascetica ed il culto dei santi, che ha sviluppato il movimento liturgico, che ha diffuso lo zelo pastorale dei sacerdoti, la fede mariana, la devozione al magistero pontificio. […] Pio IX è l’uomo di Chiesa in cui questa passione della verità si conforma alle virtù della umiltà e dell’obbedienza, della fedeltà e dell’autenticità” (141).

Tutto questo cosmo di valori, che caratterizzava il depositum fidei affidato alla sua responsabilità di pastore della Chiesa universale, costituì l’unico autentico codice di comportamento e punto di riferimento per Pio IX. Altro che preconcetta avversione alla modernità, nostalgia di glorie passate o volontà di potenza e di dominio terreno! Tutte le penose diatribe sul Risorgimento ed il suo contorno di angherie ed ostilità risultarono sempre un peso tremendo per un prete con la vocazione del pastore d’anime più che del reggitore di popoli. La soluzione che egli adottò, coerentemente ad essa, fu quella di agire sempre, sia che si trattasse di dottrina che di confini di Stato, con l’animus del pastore.

“Servire la Chiesa: questa fu l’unica ambizione di Pio IX. E questa ambizione era radicata in una fede profonda e in un’ardente pietà. I suoi avversari si sono fatti beffe di quello che chiamavano il suo “misticismo”, di quella sua tendenza cioè a ricondurre tutto all’azione della Provvidenza […]. Ma non si può fare a meno di ammirare la sua totale confidenza in Dio, la sua cura di non prendere alcuna decisione importante senza avere invocato la Vergine, la larga parte fatta sempre nella sua vita alla preghiera: scrupolosamente fedele alla meditazione quotidiana, amava recitare in ginocchio il breviario, pregando lungamente dinanzi al SS. Sacramento […]” (142).

Il Decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Pio IX, promulgato per ordine di Giovanni Paolo II il 6 luglio 1985, sancisce con la massima autorevolezza il valore soprannaturale di un uomo e di un pontificato di straordinaria rilevanza storica e teologica. Vi si legge, tra l’altro, che la fonte di tutte le opere di Pio IX fu la “sua ardente vita spirituale. Difatti, fin dall’inizio del suo sacerdozio si era proposto: “Tutto il mio operare in Dio, con Dio e per Iddio”.
“Tutto ciò che fece ed insegnò deve dunque essere esaminato solamente tenendo conto di questo principio e tutto deve essere giudicato con questo criterio. Se qualcuno, sia pur senza volerlo fare di proposito, dimentica questa sua intenzione fondamentale e la separa dalla sua attività, proferisce un giudizio riduttivo ed erroneo.

“Come Sacerdote, come Vescovo e come Sommo Pontefice il Servo di Dio, senza interruzione ed in modo continuo, apparve e fu veramente “Uomo di Dio”; uomo di preghiera assidua, senz’altro desiderio che la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la salvezza delle anime; e non cercava niente altro se non compiere in tutte le cose la volontà di Dio e a quella aderiva con tutta l’anima, per quanto grandi fossero le sofferenze che doveva sopportare” (143). 2) il Papa dell’Immacolata

Questo “Uomo di Dio” si rende protagonista della proclamazione di due dogmi di fede e della convocazione di un concilio tre secoli dopo quello di Trento, si adopera con ogni mezzo per la diffusione della fede e la sua corretta “assimilazione” da parte dei popoli e degli individui, promuove le congregazioni religiose, procede alla canonizzazione di numerosi santi da additare quali esempi di fede vissuta in un’epoca di evidente scollamento tra religione e vita pubblica e privata.

La proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione risponde essenzialmente ad una duplice esigenza: innanzitutto sancire con il sigillo della suprema autorità della Chiesa una verità di fede da lungo tempo creduta e venerata dalla intera comunità dei fedeli e con ciò rendere a Maria, la cui devozione fu sempre tratto distintivo per Giovanni Maria Mastai Ferretti, il dovuto onore, e, al tempo stesso, mostrare al mondo scettico e orgoglioso che il peccato originale è una realtà che non può essere dimenticata. Proprio la perdita del senso del peccato, ed innanzitutto del peccato originale, sta infatti alla base della perdita del senso di Dio e della debolezza umana e determina la fallace convinzione che l’uomo basti a sé stesso, che la scienza ed il progresso possano condurre l’umanità alla vera e duratura felicità senza Dio e nonostante Dio.

Mentre Dio e la Chiesa vengono sempre più relegati in secondo piano e stanno quasi per uscire dalla mentalità di questo mondo, rigettati da filosofie ed ideologie che non ne colgono l’utilità ed anzi li identificano con i maggiori ostacoli al progredire delle civiltà, Pio IX ricorda la verità del peccato che ferisce ed umilia l’uomo, ricordandogli come il riscatto personale e sociale passi necessariamente attraverso la fedeltà a Dio ed alla sua Chiesa.

La solenne definizione dogmatica, come sempre quando la Chiesa proclama un dogma, non fece che confermare una verità da tempo creduta e non fu quindi una iniziativa estemporanea e personale del Papa: “Già Duns Scoto, filosofo e teologo francescano vissuto alla fine del 1200, insegnava che la Vergine fu preservata dal peccato originale, in qualche modo, cioè, redenta in anticipo, da Colui che le sarebbe stato Figlio. E, otto secoli dopo, è esattamente questa la spiegazione che la Chiesa riprenderà nel definire il dogma dell’Immacolata Concezione” (144).

La verità della preservazione di Maria Vergine dalla colpa di origine è dunque creduta da secoli nella Chiesa, nonostante le dispute teologiche che sorsero su questo punto e che videro i francescani sempre tenacemente impegnati a sua difesa. San Luigi Maria Grignion di Montfort, santo mariano per eccellenza vissuto 150 anni prima di Pio IX, ben a ragione può scrivere con la certezza che gli deriva dalla fede e dalla profonda pietà mariana, che in Maria “non vi è mai stato né peccato né la minima ombra di colpa” (145). Ed invero, come ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica, “Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella Rivelazione divina, oppure verità che a quelle sono necessariamente collegate” (146).

L’idea del dogma sorse in Pio IX cinque anni prima della solenne definizione: “Fu a Gaeta, nell’esilio del 1849, come se, oppresso dalla tristezza del presente e dalle minacce dell’avvenire, si rifugiasse nella gloria di Maria, e cercasse solo questa gloria, obliando se stesso” (147).

Dopo avere consultato l’episcopato mondiale sul contenuto e l’opportunità della definizione dogmatica ed averne ottenuto unanime ed entusiastico sostegno, Pio IX pone il solenne e definitivo sigillo dell’autorità di Pietro a questa verità l’8 dicembre 1854, con la lettera apostolica Ineffabilis Deus. Al termine di un dettagliato esame teologico, scritturistico e storico sull’immunità di Maria dal peccato originale, il dogma viene definito con queste parole:
“[…] a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica, e ad incremento della Religione cristiana, con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina, che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certa ed immutabile per tutti i fedeli” (148).

Pio IX stabilisce inappellabilmente che Maria è l’unica creatura umana esente fin da principio dalla macchia del peccato: è una verità scomoda e fastidiosa, che si scontra con la filosofia illuminista e razionalista fautrice della bontà originaria dell’uomo. “Così, di fronte agli orgogliosi figli dell’illuminismo, veniva nuovamente riaffermata la fragilità dell’uomo, che diviene grande solo nell’aderire a Dio. Veniva riaffermata la dottrina del peccato originale, già definita dal Concilio di Trento, e non c’è dubbio che la mentalità dell’epoca, come anche la nostra, sentisse “ripugnante questa immagine di debolezza e di incoerenza strutturale” […]” (149).

Appena quattro anni dopo, nel 1858, la splendente figura di Donna apparsa ad un’umile giovinetta nella cittadina di Lourdes e che diede inizio ad una straordinaria ed ininterrotta serie di accadimenti miracolosi, disse alla veggente, che le domandava quale fosse il suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione“.

Fu il sigillo soprannaturale alla definizione dogmatica voluta da Pio IX, ed è la conferma che attorno ai santi “il soprannaturale si ramifica con manifestazioni innumerevoli e commoventi, come se Dio intendesse mostrare – mentre la Chiesa soffre per i peccati suoi e altrui e si dibatte in problemi intricatissimi – il sangue vivo e caldo che scorre nel suo corpo ecclesiale e lo Spirito che l’anima dentro la sua corporea pesantezza” (150).

Potremmo, per concludere, porre la medesima domanda con cui abbiamo iniziato queste poche e scarne pagine: Pio IX papa santo, dunque? La Chiesa, con il Decreto che ne sancisce l’eroicità delle virtù, ha già dato una prima significativa risposta e, come si diceva nel primo capitolo, il problema che resta sul tappeto in vista della canonizzazione del Servo di Dio Pio IX è solamente un problema di opportunità. “Opportunità – notiamolo bene – non intrinseca all’azione pastorale, sacerdotale, spirituale, religiosa ed ascetica della persona di Pio IX; ma opportunità estrinseca, poiché non è più un problema di virtù eroiche […], ma di riflessi socio-politici non condivisi, peraltro, dalla stessa commissione che ad hoc è stata costituita. Ma anche se quei riflessi potranno esserci, saranno pur sempre e solamente per ragioni e opinioni politiche, e non intaccano la validità di un processo dal quale è emerso che Pio IX fu vero Homo Dei e vero Homo Ecclesiae, perché visse santamente la sua vita” (151).

A fronte degli sprezzanti giudizi dell’uomo, agitato dalle passioni e accecato dall’odio e dai preconcetti ideologici, sta il solo giudizio che conta, quello di Dio, dinanzi al quale Giovanni Maria Mastai Ferretti si è presentato recando con sé una straordinaria fede ed una devozione mariana incrollabile: “Oh! si, Vergine benedetta, io vi prego per me, per quanti qui sono, e per tutti quelli che sono uniti con me, ad assisterci adesso per mantenerci fermi e saldi nei nostri propositi. Vi preghiamo ad assisterci nell’estremo dei nostri giorni: e quando le labbra fredde e tremanti pronunzieranno con languida voce il vostro nome, Voi col Vostro Sposo castissimo accogliete queste anime, le quali non altro desiderano che lodare e benedire Iddio in tutti i secoli. Quando corpus morietur, Fac ut animae donetur, Paradisi gloria. Amen” (152).

NOTE140 Roger Aubert, Il pontificato di Pio IX, parte II, Editrice S.A.I.E., Torino 1970, p. 759.141 card. Paul Poupard, Prolusione in apertura del IV Convegno di studi storici su Pio IX, 11-12-1992, in Atti Senigalliesi, a cura di A. Mencucci e M. Brunetti, Senigallia 1994, p. 81.142 Roger Aubert, op. cit., parte I, pp. 450-451.143 Cit. in Atti Senigalliesi, cit., pp.241-242.144 Mons.Luigi Giussani, Perché la Chiesa, tomo 2, Jaca Book, Milano 1992, p.73.145 S. Luigi Maria di Montfort, Trattato della vera devozione a Maria, n. 218, Edizioni Monfortane, Roma 1983, p.186.146 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 88, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992, p.40.147 P. Agostino Gemelli, Il Francescanesimo, Edizioni O.R., Milano 1979, p.333.148 Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus dell’8-12-1854. In Ugo Bellocchi, op. cit., p. 141.149 Mons. Luigi Giussani, op. cit., p. 73.150 Antonio Sicari, Ritratti di Santi, Jaca Book, Milano 1992, p. 104.151 Mons. Vincenzo Fagiolo, Virtù e fama di santità in Pio IX, in Atti Senigalliesi, cit. p.156.152 Pio IX, Discorso “Questo Circolo” ai Circoli cattolici di Roma, del 20-9-1874. In Insegnamenti Pontifici, a cura dei Monaci Benedettini di Solesmes, tomo 7, Maria SS. Paoline, Roma 1964, p. 84.

http://www.totustuustools.net/altrastoria/PIOIX6.html

1 Comment

  1. Come si può pensare che un Papa della caratura di Pio IX potesse derogare alla libertà della Chiesa mentre era ben consapevole dell’origine massonica del movimento che mirava subdolamente ad annientare la religione cattolica che a lui faceva capo!!.. Ai tempi non si era ancora arrivati all’affermazione del concetto contemporaneo di “libera Chiesa in libero Stato”! La massoneria era attivissima ovviamente in senso opposto e dall’Inghilterra continuava ad ordire trame per espandere il suo dominio e Cavour ne fu il suo esecutore con finalità esclusivamente di interesse di potere… l’Italia cadde nelle sue trame: prima i Borboni delle Due Sicilie, poi tocco’ ovviamente al Papa dello Stato Pontificio… l’Italia si trovo’ sconvolta e tutta da reinventare…. e siamo all’oggi!… caterina

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