L’opera dei pupi … e Messina
L’opera dei pupi siciliani è una manifestazione teatrale popolare che affonda le sue origini, su memorie più antiche di quanto si possa immaginare. In Sicilia, l’epicentro di questa cultura popolare è stata Messina già in epoche lontane (XVI secolo). Alla fine del Settecento alcuni cantastorie siciliani solevano intrattenere le folle popolari che si accalcavano intorno a loro per ascoltare quelle favolose novelle. I poemetti circolanti fra quei “oratori” però, avevano un comun denominatore, Messina. A tal proposito alcuni storici ottocenteschi, annoveravano fra i testi di questi poemi stampati a Messina l’Historia di Santo Giovanni Boccadoro del 1599; La Historia di Ippolito e Lionora attribuita a Sigifrundo di Lucca; l’Historia della vita e morte di San Paolino, scritta da Cola Cipolla nel 1598 nonchè nella fine dello stesso secolo, una ristampa del Morgante del Pulci. Così si concede un’origine a molte di quelle novelle o trasformate, o addirittura cambiate, se non semplicemente rimodulate dai cantastorie nel tempo. Molti autori hanno trovato queste tracce rimanendo sorpresi perchè le principali fonti, che disciplinano queste memorie pretendono l’origine dei testi utilizzati nelle scuole dei pupari siciliani, dipendere dalle compagnie catanesi e palermitane. In parte questa osservazione è reale, se i temi canonici dei manoscritti ritorna nei testi ottocenteschi. Però, l’arte oratoria dei cantori siciliani in oggetto alle epiche sfide dei paladini contro i saraceni, come detto prima, ritornano su quei poemi tardo cinquecenteschi stampati e circolanti a Messina. Da quei tempi negli slarghi messinesi, fra i padiglioni di ombrosi portici, nel cantonale di una strada, sotto le pergole in fiore, si ascoltavano le imprese dei paladini, i loro amori, le rispettive passioni, l’ardimento, le trovate lessicali nei dialoghi guerreschi.
Alessandro Fumia