Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del regno di Napoli – Napoli 1804, pag.183
PIEDIMONTE, o Piedemonte d’Alife, città di grazia in Terra di Lavoro, in diocesi d’Alife, distante da Napoli miglia 36, ma deesi scafare il Volturno, e 3 d’Alife. Nelle situazioni del Regno è detta Piedimonte prope Alife. Surse ne’ tempi di mezzo, e dall’Imperador Carlo VI nel 1731 ottenne il titolo di città. Vi si veggono gli avanzi di sua murazione, e due torri, con altri ruderi di fabbrica, li quali indicano appunto l’età predetta.
Crebbe di popolo, quando la celebre Alife nell’856 rimase distrutta da’ Saraceni. Ella è divisa in tre quartieri, uno detto propriamente Piedemonte, il secondo Vallata , e il terzo il Castello. Tutto l’abitato gode di un esteso orizzonte, essendo edificato sul pendio di cinque montagne, e si estende sino al piano. Gode di buon’aria, perché in faccia a mezzo giorno, e verso settentrione è difesa dai monti.
Il suo territorio non molto esteso, è fertilissimo in tutte quelle produzioni necessarie al mantenimento dell’uomo, e di eccellente qualità. E’ degna di qui rammentare specialmente quella del vino, la quale sebben dappertutto riesca ottima, pure in taluni luoghi vi si fa del vino, ch’è difficile ritrovarlo altrove. In Napoli i negozianti impattano francamente a’ compratori il Pellagrello di Piedimonte, ma il vero è molto poco, e deesi pure premere con attenzione. Quel buon vecchio del canonico Trutta autore delle Dissertazione Allifane, fecemi assaggiare un vino di quei luoghi da non cedere affatto a’ più decantati del mondo. L’olio vi riesce anche buono, e di ottimo sapore ogni specie di frutta. Similmente il grano, il granone, i lini, i canapi, i legumi, sono di buona qualità, e finalmente gli ortaggi perchè abbondante di acqua.
Alle radici del monte Muto, e del Cila, il primo in Piedimonte, l’altro in Vallata, vi sorgono delle abbondanti, e perenni acque, che dicono derivare dal lago del Matese, le quali animano molini, trappeti, qualchiere, tintorìe, ramiere, e cartiere, e prima ancora servirono alle vetriere, polveriere, e concerie.
Sulle montagne sonovi de’ boschi di faggi, olmi, cerri, aceri, e ne’ medesimi trovasi della caccia di cinghiali, caprj, lepri, martore, e di più specie di pennuti. I due torrenti, che chiamano Torani danno una ricca pesca di eccellenti trotte, e servono a rendere ferace quel terreno, ove allignano ancor bene i pioppi, che per lunga estensione veggonsi piantati nel suo piano.
I suoi naturali ascendono a circa 6100, i quali sono industriosi, e commercianti con altre popolazioni della provincia, e fuori, e non vi mancano de’ galantuomini, che han saputo coltivare la spirito coll’amenità delle lettere. Il giorno di Sammartino vi è fiera, e due mercati per settimana, cioè il giovedì, e lunedì, concorrendoci gran numero di popolo da vicini, e lontani paesi. Le misure del vino, dell’olio, e delle farine, sono più grandi di quelle di Napoli. Il barile del vino è di 90 caraffe , e 44 rotoli il tomolo della farina. Nel quartiere di Piedimonte, e nell’altro di Vallata vi sono due ospedali per gl’infermi poveri.
Questa città tiene due casali, uno detto Sanpotito, e prima Potito, l’altro Sangregorio. La tassa del 1532 fu di fuochi 1150, del 1545 di 1436, del 1561 di 1660, del 1595 di 1812, del 1648 dello stesso numero, e del 1669 di 929. Nell’ultima situazione del 1737 colli detti suoi casali fu numerata per fuochi 959.
Nello scorso secolo essendo rimasta quasi distrutta la famosa città di Alife, a cagione delle acque stagnanti ne’ suoi contorni, vi fu trasferito il suo episcopio, e per conseguenza crebbe di lustro questo paese, essendo in oggi il migliore tra quelli della diocesi,
Nel 1699 vi nacque il suddetto Gio: Francesco Trutta, uomo di molta erudizione, il quale pose a stampa le sue Dissertazioni istoriche delle antichità Alifane nel 1776 in 4. Si possiede dalla famiglia Gaetani con titolo dì Principato.