Alta Terra di Lavoro

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Il Luglio Musicale a Capodimonte, passando tra i Contemporanei del Museo

Posted by on Lug 19, 2016

Il Luglio Musicale a Capodimonte, passando tra i Contemporanei del Museo

Già il pomeriggio è stato bello: a camminare senza scarpe sull’erba ben curata dei prati e dare uno sguardo in giro, libero, sul verde, e andare a esplorare dietro le Reggia e trovarvi gli orchestrali che si preparano per il concerto serale. Siamo poi entrate nella Reggia-Museo

Con me c’è Marina, un’amica. Vi è entrata solo da bambina, non ne ha che un labile ricordo, ora ne sta scoprendo le meraviglie. Incominciamo con il guardare le opere dei “primitivi”: sono tavole dipinte del XII e XIII secolo con i santi, le madonne, e i cristi, quelli umani, che soffrono e hanno il capo reclino, e quelli divini, con la testa diritta e gli occhi ben aperti che ti guardano.

Un amico mi ha confidato che sono queste le pitture che ama di più: dicono parole di un tempo lontano e hanno un linguaggio più semplice e vero. Di tante non si conosce l’autore. Ma non importa. Poi guardiamo le tavole di Roberto di Oderisio, di Simone Martini, Masaccio, Masolino, Colantonio… e le tele del Perugino, di Botticelli…. il museo è ricchissimo di capolavori… e “non guardare i cartellini, guarda i quadri” dico alla mia amica.

Ogni tanto incontriamo anche dei signori che illustrano queste pitture e hanno intorno una piccola folla. E vi sono quelli che, mentre ascoltano, guardano l’opera e altri che guardano solo il viso del parlatore. Questi ultimi avranno imparato un po’ di storia, ma non a guardare e a capire. Poi saliamo al secondo piano: siamo nella prima sala di Tiziano, quella con i ritratti del papa Paolo III Farnese, dei nipoti e degli imperatori Carlo V e Filippo II.

“Guarda la mantellina del papa, guarda che velluto!” le dico e “si,” mi risponde Marina “mi sembra di poterlo toccare il velluto!” Marina ha scoperto i “valori tattili” della pittura. “Questa è arte figurativa e va bene, ma l’arte astratta proprio non la capisco.” mi dice poi. E io cerco di spiegarle: “Guarda la posizione di questa madonna: é una massa obliqua; il bambino che ha sulle ginocchia è una massa che ha un’inclinazione diversa: le due masse si incrociano armoniosamente. Se non rappresentasse delle figure, una madonna con il bambino, questo  sarebbe un quadro astratto e sarebbe bello anche così.” Andiamo avanti: “non guardare, non guardare più; se no è troppo, ti confondi ed è come non guardassi niente.” le dico.

Ma stasera è una serata speciale. C’è l’inaugurazione della riapertura della Sezione Contemporanei del Museo. Siamo venute per questo. C’è tanta gente. Ma non so farne un rapporto esatto né scriverne un gazzettino mondano. Incontro per prima la carinissima Linda Martino, ex direttrice del museo, è insieme ad altra gente, tra cui Guido Donatone, un  amico di famiglia che è un grande esperto di ceramiche napoletane. Poi incontro un funzionario del Museo, Maurizio Vitiello, una persona vitalissima, entusiasta delle attività museali. E mi salutano altri funzionari, persone gentili di cui non ricordo il nome. Poi mi abbraccia Barbara Notaro Dietrich, scrittrice e addetta-stampa, mi fa piacere incontrarla, la vedo molto in forma.

Di seguito lo scrittore e critico letterario Silvio Perrella, sapevo già che sarebbe venuto apposta da  Bari, lo stimo e gli sarò sempre grata per aver risposto, quando non ci conoscevamo affatto, a un’intervista su Wikipedia che il più interessante libro pubblicato nel 2014 è stato il mio. E poi mi salutano una sorridente Angela Tecce, direttrice del Polo Museale calabrese, il direttore del teatro Mercadante Luca De Fusco, poi il presidente degli Amici di Capodimonte Errico Di Martino, sempre elegante e galante, e l’assessore Gaetano Daniele e infine io vado a salutare Mimmo Iodice e la sua simpaticissima consorte.

Rivedo, ora parlo delle opere, Anselm Kiefer, che veramente mi si impone, e poi Kentridge, Paladino, Kounellis, Burri, Paolini con i suoi quadrati, Hermann Nitsch con due enormi rettangoli, qualche new entry ecc….Mentre sto riguardando, e volentieri,  il famoso Vesuvio di Andy Warhol, l’artista che fu  portato a Napoli da Lucio Amelio, mi viene incontro Peppe Morra, il mio amico gallerista.

“Sai, – mi dice entusiasta – stanno tornando i tempi di Lucio Amelio. Ora di nuovo Napoli è al centro del mondo e gli artisti vengono qui per trovare ispirazione.” È contento. E racconta a Marina la storia, io già la conosco, di quando a 23 anni faceva il gallerista a via Calabritto  e  di quando curava le performances di Hermann Nitscth. “Si – aggiungo io – e poi veniva la polizia che voleva metterti in galera”.

Morra è anche costruttore, capace di ristrutturare edifici degradati al centro di Napoli e renderli funzionali all’arte. Come ha fatto nel rione Pontecorvo, trasformando in museo una centrale elettrica in disuso e facendo rivivere dignitosamente anche i vicoli  intorno. “Ma non sono riuscito a farlo ai Vergini” – mi dice con rammarico.  Si è fatto tardi, c’è il concerto lì, nel Belvedere dietro la Reggia, nel parco. Gli orchestrali sono docenti e discenti del Conservatorio San Pietro a Maiella, i cantanti sono giovani e preparatissimi allievi.

Tra gli spettatori c’è il direttore-manager di Capodimonte Sylvain Bellenger, con accanto la direttrice del Conservatorio Elsa Evangelista. Il concerto è me-ra-vi-.glio-so! Dopo il concerto, ritorniamo nella Reggia e visitiamo gli appartamenti reali e il boudoir con le pareti di porcellana della regina Amalia e la sala delle feste, dove si può fingere di ballare al suono della spinetta sotto un lampadario pesante dalla luce accecante e siamo nel Settecento, ora, il secolo che più mi piace. Anche se il salone delle Feste è stato sistemato un po’ dopo.

Ma il museo chiude. E ci aspetta un amico, per tornare insieme a casa. Peccato. Sarebbe bello restare ancora.“Adriana, – mi dice Marina – dimmi quando si potrà venire un’altra volta. Ti prego, fammelo sapere”. “Si, certo”.

Il prossimo concerto del Luglio Musicale a Capodimonte con l’Orchestra di San Pietro a Maiella è il 24 e ce ne  sarà un altro il 31. Sempre alle diciannove.

 

Adriana Dragoni

fonte agenziaradicale.com

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