M O Z I O N E sui fatti che accaddero a Genova nel 1797 al consiglio comunale
PREMESSO:
- che la Repubblica di Genova comincia a celebrare i suoi splendori ad opera di CAFFARO DI CASCHIFELLONE (nato a S. Michele di Castrofino in Val Polcevera nel 1080 o 1081, morto nel 1166), autore degli Annali che abbracciano il periodo dal 1099 al 1163, inseriti fra i documenti ufficiali della Repubblica dal governo genovese nel 1152;
- che il grande Ammiraglio ANDREA DORIA (Oneglia 1466, Genova 1560) nell’anno 1528 riforma l’ordinamento della Repubblica, tra l’altro limitando a due anni (Dogi biennali) la durata in carica del Doge (veramente “Duce” nella terminologia ufficiale, come ci informa il Vitale nel suo famoso Breviario della Storia di Genova; in lingua genovese Dûxe, Doge, e Dûxaego, Dogato);
- che nell’anno 1547 il DORIA riforma l’ordinamento del 1528 con una nuova legge chiamata del “Garibetto”, perché, come andava dicendo lo stesso DORIA, serviva a dare gaibo (in lingua genovese garbo, gentilezza) all’ordinamento statale;
- che il 17 marzo 1576 viene accettato e giurato in S. Lorenzo il testo della nuova riforma costituzionale, le Leges Novae, che durerà fino al giugno dell’anno 1797;
- che l’ordinamento costituzionale del 1576, tra l’altro, prevede:
- Per quanto riguarda il potere esecutivo i Ministri istituiscono un “Seminario” di 120 padri di famiglia di almeno 40 anni, scelti fra i cittadini ritenuti più meritevoli. Ogni semestre un fanciullo di non più di dieci anni trae a sorte tra i nomi del Seminario tre Governatori e due Procuratori: in ciascuna delle magistrature non ci potranno essere due della medesima famiglia;
- (da questa riforma nacque o zeugo do Semenajo, l’attuale gioco del Lotto);
- che l’ordinamento costituzionale del 1576 affida l’attività di controllo e di ispezione ai Supremi Sindacatori:
- È fatto obbligo a chiunque cessi da una carica di sottostare al giudizio di un collegio di sindacatori. A questa necessità non sfuggono nemmeno le massime cariche: la costituzione del 1576, confermando le precedenti norme del 1528 sottopone al giudizio dei Supremi Sindacatori l’operato del Doge e dei membri dei due Collegi (Minor e Maggior Consiglio). Resta pure immutato il sistema che distingue tra giudizio ordinario di sindacato a fine carica e giudizio straordinario di responsabilità in corso di carica.
- (ai Supremi Sindacatori vanno indirizzati i biglietti di calice – proteste e segnalazioni, spesso anonime, dei cittadini, tuttora conservati all’Archivio di Stato – da porsi in una apposita buca, ancora benissimo visibile nell’atrio di Palazzo Ducale);
- che, a seguito della diffusione in Genova delle idee giacobine, essendo in Italia NAPOLEONE BONAPARTE (Aiaccio 1769, S. Elena 1821), a Genova il 21 maggio 1797 scoppia la rivolta:
- Già riuscivano nell’intento quei rivoluzionari, quando una controrivoluzione popolare, cui partecipavano portuali e carbonai, correva le vie della città gridando: Viva Maria, morte ai Giacobini! Le due fazioni avverse vennero alle mani, e una lotta fraterna insanguinò Genova; molti furono arrestati, e i demagoghi ebbero la peggio.
- che, a causa dei citati tumulti e sotto il gelido soffio della collera di NAPOLEONE, il 5 giugno 1797 a Mombello Monferrato si stipula la convenzione sul nuovo ordinamento della Repubblica di Genova tra NAPOLEONE BONAPARTE e la deputazione genovese, composta da LUIGI CARBONARA (Genova 1753, ivi 1826), MICHELANGELO CAMBIASO (Genova 1738, ivi 1813) e GIROLAMO SERRA (Genova 1761, ivi 1837);
- che il giorno 14 giugno 1797 ha luogo la prima seduta del Governo Provvisorio e quindi, per influsso della Rivoluzione Francese, il governo della Repubblica di Genova, nell’ordinamento del 17 marzo 1576, viene sostituito dal sedicente governo democratico;
RILEVATO:
- che già con l’ordinamento del 1528 la Repubblica di Genova si struttura come una Repubblica meritocratica, in quanto l’accesso alla nobiltà, che comporta l’iscrizione nel Libro d’Oro, è consentito a chiunque ne abbia merito:
- Fu stabilito altresì che a quest’ordine nuovo di nobiltà il Senato aggregasse, al principio di ciascun anno, sette abitanti della città e tre delle riviere, scegliendoli fra gli onesti di nascita e di costumi e di largo censo forniti.
- che la Repubblica di Genova, con l’ordinamento del 1576, si configura come uno stato di avanzatissimi principi costituzionali e giuridici; ad esempio, le nomine e le surroghe avvengono mediante estrazione a sorte, per prevenire la creazione di correnti e gruppi di potere;
- che la Repubblica di Genova si distingue per le mirabili istituzioni di beneficenza che sa creare, con un sentimento genuino di vera solidarietà:
- il Magistrato di Misericordia, legge del 1419 ampliata nel 1495, per la tutela delle opere pie;
- le Dame di Misericordia, legge del 1428, per distribuire sussidi ai poveri;
- l’Ospedale di Pammatone, ideato nel 1420 da BARTOLOMEO BOSCO (Genova seconda metà del secolo XIV, ivi fra il 1433 e il 1437), potenziato nel 1429 e dotato di carattere giuridico nel 1442;
- il Monte di Pietà, decreto dogale del 1483, per prestiti a fronte di pegni;
- la Compagnia del Mandilletto, creata nel 1497 circa da ETTORE VERNAZZA (Genova 1460, ivi 1524), per raccogliere e distribuire elemosine per i poveri;
- l’Ospedale degli Incurabili, detto volgarmente l’Ospedaletto, voluto dal VERNAZZA e già funzionante nel 1500;
- la Compagnia dell’Ufficio di Pietà, esistente fin dal 1442, per la cura a domicilio dei poveri bisognosi;
- la Consortia Charitas Iesus Mariae, fondata nel 1518, per raccogliere le figlie orfane di civile condizione – con lo stesso nome nel 1525 vengono designate anche altre opere di carità;
- l’Opera del Riscatto degli schiavi, fondata nel 1524;
- l’Ospedale di S. Maria di Loreto alla Foce, ossia il Lazzaretto, fondato nel 1524, per le malattie contagiose;
- l’Ufficio dei Poveri, istituito dal Governo nel 1539, dal quale deriva, per la generosa cooperazione di EMANUELE BRIGNOLE (Genova 1617, ivi 1678) il grandioso Albergo dei Poveri nella valletta del Carbonara, ultimato nella sua prima parte nel 1661;
- che, per la sapienza degli amministratori e per la solerte generosità dei benefattori, durante la Repubblica di Genova non si registrano sommosse popolari contro il Governo;
RICORDATO:
- che la sedicente Repubblica Democratica Ligure, succuba di Napoleone e della cultura centralista giacobina, si insedia con furia iconoclasta e demolitrice dei valori della Repubblica di Genova; infatti il governo provvisorio lascia che venga fatta strage dei simboli del precedente ordinamento: in piazza Acquaverde si bruciano le insegne dogali, l’urna del seminario, la portantina del doge e il libro d’oro della nobiltà; viene data la caccia a corone, stemmi, insegne e statue di nobili e vengono scalpellate le insegne nobiliari sui portali e dentro alle chiese; vengono abbattute le statue esistenti nel Palazzo ex-Ducale, demolite le statue di ANDREA DORIA e di GIAN ANDREA DORIA (Genova 1539, ivi 1606), fatti cadere dai piedistalli i busti marmorei dei benefattori negli ospedali, abbattute le insegne senatorie nel Rifugio dei Poveri; scampano alla strage le statue dei benemeriti protettori di S. Giorgio, collocate nella sala del Banco, forse perché nei giorni dell’epurazione questa rimane chiusa;
- che, sempre nell’anno 1797, la Repubblica Democratica Ligure provvede a dichiarare che “I beni ecclesiastici di qualunque natura sono beni della Nazione” e che “la Nazione, in caso di bisogno, può destinare questi beni ad altri usi”;
- che, terminato il ciclone napoleonico, viene designato quale ministro plenipotenziario della Repubblica di Genova al Congresso di Vienna ANTONIO BRIGNOLE SALE (Genova 1786, ivi 1863):
- la passione del BRIGNOLE nel difendere l’indipendenza e nel denunciare l’inaccettabilità dell’annessione al Regno di Sardegna, tra tutte la più odiosa per i Genovesi, è l’argomento più veritiero, di fronte alle Potenze, che si fa a Genova un torto.
- che i Governatori e Procuratori della Serenissima Repubblica di Genova e il Presidente del Governo GIROLAMO SERRA firmano il 26 dicembre 1814 un proclama che comincia con queste parole:
- Informati che il Congresso di Vienna ha disposto della nostra Patria riunendola agli Stati di S.M. il re di Sardegna, risoluti dall’una parte a non lederne i diritti imprescrittibili, dall’altra a non usar mezzi inutili e funesti, Noi deponiamo una Autorità che la confidenza della Nazione e l’acquiescenza delle principali Potenze avevano comprovata.
- che, in conclusione, la parentesi giacobina in Genova ha avuto come unico risultato l’annessione al Regno di Sardegna stabilita d’imperio nel Congresso di Vienna;
- che l’annessione al Regno di Sardegna, avvenuta senza alcun plebiscito, si configura di fatto come una sospensione coatta del legittimo governo della Repubblica di Genova;
VISTO:
- l’orgoglio e la fierezza con cui il popolo di Montecarlo celebra i 700 anni (1297 – 1997) della propria sovranità;
- che nel presente anno 1997 cade il bicentenario della sostituzione del Governo della gloriosa Repubblica di Genova, nell’avanzatissimo ordinamento del 17 marzo 1576, con il sedicente governo democratico di ispirazione giacobina;
- che molti visitatori e turisti sono attirati a Genova dall’eccellente mostra su VAN DYCK (Anversa 1599, Londra 1641), che illustra con efficacia gli splendori raggiunti nel primo seicento dai cittadini della Repubblica di Genova;
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
- a valutare l’opportunità di proseguire la mostra del VAN DYCK almeno fino alla fine d’agosto (meglio se di settembre) data la valenza turistica del periodo, prosecuzione che potrà avvenire con meno opere qualora vi siano impegni di restituzione ai quali non sia possibile derogare;
- a individuare dove siano attualmente riposte le rimanenze delle statue di ANDREA DORIA e di GIAN ANDREA DORIA, demolite nel 1797, e trovarne una adeguata collocazione pubblica e visibile, possibilmente nell’atrio di Palazzo Ducale, simbolo del Governo della Repubblica di Genova;
- a predisporre una targa commemorativa, da apporsi ad illustrazione delle statue di ANDREA DORIA e di GIAN ANDREA DORIA, dove si ricordi il valore e l’opera dei due grandi Genovesi e si indichi che la demolizione è avvenuta nell’anno 1797, anno della sospensione delle costituzione della Repubblica di Genova del 17 marzo 1576;
- a predisporre un manifesto da affiggersi in città, nell’atrio di Palazzo Ducale, alla mostra del Van Dyck e all’Acquario per ricordare la grandezza della gloriosa Repubblica di Genova con la scritta:
Duecento anni fa, dal 5 al 14 giugno 1797 la costituzione della Repubblica di Genova, vigente dal 17 marzo 1576 veniva sostituita con quella della Republica Democratica Ligure, di ispirazione napoleonica.
In Terra di Liguria, negli anni in cui la gloriosa Repubblica di Genova ha potuto governare SOVRANA e INDIPENDENTE, gli uomini laboriosi hanno potuto liberamente arricchirsi in un ambiente sociale che ha protetto sia i grandi artisti, come testimonia l’eccellente Van Dyck, sia i ceti più deboli con mirabili istituzioni di vera solidarietà.
- ad esporre a Palazzo Tursi per tutto il mese di giugno la bandiera di Genova a mezz’asta in memoria del fatto che duecento anni fa avvenne la sospensione della costituzione della Repubblica di Genova del 17 marzo 1576;
- a listare a lutto per tutto il mese di giugno la bandiera di Genova che sventola sopra la Torre di Palazzo Ducale per i medesimi motivi addotti al punto precedente;
- a listare a lutto per tutto il mese di giugno il Gonfalone del Comune di Genova, per i medesimi motivi addotti al punto precedente;
- a predisporre, insieme alle associazioni culturali interessate, una lapide marmorea da murarsi nella Cattedrale di S. Lorenzo, previo consenso della Curia, con incisa l’epigrafe:
IN QUESTO LUOGO SACRO
IL 17 MARZO 1576
VENNERO ACCETTATE E GIURATE
LE LEGES NOVAE
CHE RESSERO
LA REPUBBLICA DI GENOVA
FINO AL GIUGNO DEL 1797
Il Consigliere Comunale prof. Franco Bampi cittadino della Repubblica di Genova |
Note storiche tratte dai libri di Federico Donàver, Vito Vitale, Teofilo Ossian De Negri, Michelangelo Dolcino, Agostino Ronco, Giovanni Forcheri.
fonte
http://www.francobampi.it/liguria/giacobini/mozione_cc.htm