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Ma quale ‘gloriosa’ battaglia di Calatafimi! Solo imbrogli e tradimenti. In stile Garibaldi

Posted by on Feb 26, 2017

Ma quale ‘gloriosa’ battaglia di Calatafimi! Solo imbrogli e tradimenti. In stile Garibaldi

In un reportage La Repubblica edizione di Palermo, per la firma di Gianni Bonina, ripropone Garibaldi e la battaglia di Calatafimi. Presentata come una vicenda ‘eroica’. Ragazzi, ormai lo sanno pure le pietre che Garibaldi ‘vinse’ sta battaglia-farsa grazie al tradimento del generale Landi. Altro che gloria!

E’ di questi giorni sulla pagina culturale de La Repubblica edizione di Palermo un reportage a puntate dal titolo “Sulle orme dei garibaldini – l’isola in camicia rossa”a firma di Gianni Bonina che va dallo sbarco di Marsala l’11 maggio 1860 e via via descrivendo ad usum delphini tutta l’impresa dei Mille di Garibaldi in Sicilia, con particolare riferimento alla battaglia di Calatafimi pubblicata domenica 31 Luglio.

Ebbene, anziché ripetere falsità storiche, come ormai da 156 anni a questa parte ci propinano gli storiografi di regime, il nostro poco attendibile “storico” autore del  reportage sui Mille avrebbe fatto meglio a documentarsi e trarre le debite conclusioni su come realmente si svolse la battaglia farsa di Calatafimi. E su come questa battaglia farsa, come tante altre, rientra appunto nell’alveo di quelle verità storiche sottaciute o, peggio ancora, mistificate e contrabbandate come epiche gesta da tramandare ai posteri con frasi ad effetto come quella: “Qui si fa l’Italia o si muore” che a quanto pare Garibaldi non ha mai pronunciato.

Una battaglia farsa, quella di Calatafimi, decisa, dal tradimento e dalla corruzione del generale Landi e non dal valore dei garibaldini

Decisiva e galeotta, infatti, fu una “fede di credito” di 14.000 ducati (poi addirittura risultata taroccata e falsa all’atto della riscossione), pagata a Landi dallo stesso Garibaldi. Vicenda in seguito confermata dallo stesso Landi, per cui 3000 borbonici ben addestrati e ben armati s’arresero a circa 1000 garibaldini poco avvezzi all’uso delle armi e animati solamente da spirito d’avventura. Per cui l’episodio della corruzione del generale Landi fu l’unico decisivo e squallido elemento delle sorti della battaglia di Calatafimi.

Del resto basta rileggere, a conferma di questo, quanto scritto dagli storiografi al seguito dello stesso Garibaldi per rendersi bene conto di quello che inaspettatamente e scandalosamente avvenne a Calatafimi. Scrive Cesare Abba nel suo diario Da Quarto al Volturno: “E proprio quando pensavamo di avere perso, alla fine ci parve un miracolo avere vinto” (il miracolo della fede di credito frutto della corruzione).

E ancora Francesco Grandi nel suo diario I garibaldini testualmente riporta: “Ci meravigliammo non credendo ai nostri occhi e alle nostre orecchie, quando ci accorgemmo che il segnale di abbandonare la contesa, come avevamo temuto, non era lanciato dalla nostra tromba, ma da quella borbonica”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’amministratore della spedizione dei Mille, lo scrittore Ippolito Nievo, il quale nelle sue memorie ebbe a meravigliarsi di una vittoria, giunta, quanto mai inattesa.

L’inusuale ritirata di 3000 borbonici al cospetto di 1000 garibaldini male in arnese, trova dunque la sua logica giustificazione nel prezzo della corruzione che Garibaldi pagò a Landi, e dallo stesso successivamente confermato, perché inopinatamente e inaspettatamente desse alle sue truppe l’ordine di ritirasi. E di tutto questo il buon Gianni Bonina avrebbe fatto meglio a documentarsi, magari rileggendosi un articolo scritto proprio su La Repubblica di Palermo qualche anno fa dallo storico Salvatore Falzone dal titolo: “La battaglia di Calatafimi- Eroismo o tradimento?- Battaglia o pagliacciata?” prima di riproporci nel suo reportage  lo scontro- farsa di Calatafimi come una epica battaglia da tramandare ai posteri. E proprio ora di finirla.

Ignazio Coppola

fonte inuovivespri.it

Scritta 'pirata assassino' su busto Garibaldi a Marsala

 

 

7 Comments

  1. Altre due informazioni non corrette scritte nel presente articolo sono la presunta conferma di Landi sul pagamento e la resa della brigata Landi ai Mille. I borbonici, finito lo scontro, si ritirarono a Calatafimi. Durante la notte l’intera brigata iniziò la ritirata verso Palermo, affrontando cruenti scontri contro gli insorti a Partinico e a Montelepre. Fu impiegata in combattimento anche a Palermo.

  2. erano quasi tutti reduci dalla guerra di crimea come specifica molto bene roberto martucci

  3. Esiste, inoltre, la corrispondenza tra il comando di Palermo e Landi. L’ordine di ritirata era partito già prima della battaglia, a causa di un cambio di strategia dei borbonici che interruppero l’invio di colonne mobili e pensarono di costituire una corona di capisaldi attorno a Palermo.

  4. Una cosa è fare un’ipotesi, un’altra cosa è analizzare l’evento storico dal punto di vista scientifico. Allora stato attuale non ci sono prove documentali sulla corruzione di Landi. È vero che il governo di Torino attuò una campagna di cozzuzione dell’alta ufficialità napolitana, ma non c’è la prova su Landi. Nell’articolo c’è un errore oggettivo: non è vero che gli uomini che componevano la brigata Cacciatori delle Alpi fossero poco avvezzi alle armi. Erano quasi tutti veterani del 1848-49 o/e del 1859.

  5. con “la scienza nuova” il vico ci ha dimostrato che la storia è una scienza quindi un metodo dove varie ricerche si incontrano per arrivare prima ad una tesi poi ad una antitesi e sviluppare una sintesi, nemmeno la storia risorgimentale sfugge a questo concetto. non si troverà mai in nessun documento soldi versati per corruzione se non in quelli interni che spesso vengono distrutti o inacessibili ma molte verità si trovano in romanzi, saggi o per tradizione popolare. 1000 uomini che sconfissero un esercito 10 volte tanto non lo credono nemmeno piu alle elementari ma se volete in maniera veloce trovare qualche traccia sull’eneorme quantita di denaro messo in campo per corrompere funzionari militari e civili vi consiglio di leggere in seguente testo “i panni sporchi dei mille” di angela pellicciari. leggere le memorie di curletti, dell’ammiraglio persano, dell’ambasciatore villamarina, del carteggio cavour don liborio e di quelle del farina cacciato da garibaldi che spiega molto bene perchè di fretta in furia i piemontesi dovettero invadere prima lo stato pontificio e poi il regno senza dichiarazione di guerra.

  6. L’unica farsa autentica è l’invenzione del tradimento di Landi duffusa da Antonio Bresciani in un romanzo e ripresa ovviamente senza alcuna prova da storici fai-da-te.

  7. L’ho sempre detto. Togliamo dal sud la toponomastica di piazze e strade intestate agli invasori di Casa Savoia e intestiamo le nostre piazze e strade ai contadini ammazzati dalle varie leggi Pica & Company. Ma nessuno mi sta ad ascoltare.

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