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Mai facile l’aborto. La Ru486 non è solo una pillola

Posted by on Nov 6, 2020

Mai facile l’aborto. La Ru486 non è solo una pillola

L’aborto farmacologico non è l’aborto facile. Questa semplice verità la scriviamo e spieghiamo da anni sulle colonne di “Avvenire”, perché se è vero che non cambiano la natura e la gravità dell’atto abortivo a seconda del metodo usato – è sempre la soppressione di una vita umana, che lo si faccia per via chirurgica o medica – è altrettanto vero che l’idea dell’aborto poco gravoso, quello per cui basterebbe una pillola, è falsa e quindi ingannevole e pericolosa, e non solo dal punto di vista strettamente sanitario.

Dal momento in cui si assume il primo dei due farmaci abortivi – la famosa pillola Ru486 – non si può sapere se, quando e come avverrà l’espulsione dell’embrione: potrebbe accadere dopo qualche ora, il giorno successivo, oppure bisognerà assumere il secondo prodotto dopo 48 ore (le prostaglandine per espellere l’embrione), e aspettare ancora, di solito qualche ora, a volte anche qualche giorno. Servono antidolorifici, ci sono effetti collaterali che possono essere importanti, ed è necessario avere la possibilità di assistenza medica durante l’emorragia che inevitabilmente si avrà, più o meno pesante, e comunque in modo non prevedibile. Quanto alla mortalità, pur rara, è comunque di gran lunga maggiore (dieci volte, secondo la letteratura scientifica) rispetto a quella per aborto chirurgico: lo abbiamo visto, purtroppo, anche in Italia.

Pensare di trasferire questa procedura così incerta dall’ospedale al consultorio, come prospettato da qualche Regione in questi giorni, significa innanzitutto una sottovalutazione pericolosa dal punto di vista medico, dando per assodato che si tratta di un percorso semplice, che si può affrontare anche in strutture non attrezzate clinicamente, o persino a casa: l’aborto domestico, che si consuma fra il tinello e il bagno. Da sole, come fosse l’influenza. Sì, da sole, perché in questo modo il medico serve solo a dare le pillole, gli antidolorifici e il numero di telefono del pronto soccorso più vicino, e poi le donne non possono che andare a casa ad abortire, perché in consultorio non ci si può ricoverare, per definizione.


L’ospedalizzazione dell’aborto non è una punizione per chi sceglie di interrompere una gravidanza, né un «fatto politico», come irresponsabilmente è stato detto in questi giorni: è invece un’indicazione dettata da criteri di appropriatezza medica, come è evidente innanzitutto dalla stessa legge 194 che l’aborto consente e regola.

Per l’aborto farmacologico in particolare il ricovero è stato previsto, qualche anno fa, da tre diversi pareri del Consiglio superiore di sanità – il più importante organo di consulenza scientifica del ministero della Salute -– che mantengono la loro validità, considerando che si stanno utilizzando sempre gli stessi prodotti abortivi, con gli stessi princìpi attivi, e che il corpo delle donne non è cambiato. Per la legge italiana abortire non è un atto medico privato, che riguarda solamente le singole donne che vi fanno ricorso, come fosse un qualsiasi intervento chirurgico, ma un problema sociale di cui tutti ci dobbiamo fare carico.

Per questo si può eseguire solamente in ospedali o poliambu-latori del servizio pubblico, e non ci si può rivolgere ai privati, a prezzi di mercato, secondo la legge che lo regola e che non prevede certo i consultori per abortire, come invece qualche amministrazione sta dicendo in questi giorni, cercando di aggirare la 194 con una «sperimentazione» che sembra già decisa e di cui ci si è degnati appena di dare notizia sui giornali. Insomma, se abortire con una pillola può rappresentare nell’immaginario un aborto facile, trasferire il tutto in consultorio conferma l’idea, suggerendo tra l’altro una falsa analogia fra la pillola contraccettiva, spesso prescritta proprio in consultorio, e quella dichiaratamente abortiva, in un continuo di pillole apparentemente simili fra loro.

Ma l’aborto non sarà meno grave né gravoso per chi lo sceglie se mimetizzato in un ambiente più gradevole di un ospedale, e ‘concentrato’ in una semplice, rassicurante compressa. Anche la bugia dell’aborto facile ha le gambe corte.

Assuntina Morresi

fonte

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/mai-facile-laborto

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