MARTA FIORINI PERCHE’ NAPOLITANA, LABORINA E SORANA DA PRENDERE AD ESEMPIO
Il mondo della Musica Popolare identitario conosceva bene Marta e grazie per il suo modo essere e per il suo modo di vivere tutti le volevano bene ed era un punto di riferimento, parole che suonano come demagogiche e usate abitualmente quando una persona cara torna alla casa del Padre ma in questo caso sono verità e nessuno potrà smentirle.
Se nel mondo del Musica Popolare la conoscevano tutti certamente non si puo dire la stessa cosa nel mondo identitario storico culturale e molti si chiederanno perché tanta attenzione da parte nostra per Marta Fiorini, basterebbe solo dire che per affrontare l’ultimo viaggio verso il Regno dei Cieli ha voluto con se la nostra Sacra Bandiera per rispondere alla legittima curiosità ma in questo caso bisogna portare delle argomentazioni più approfondite.
Marta incarnava tutti i valori, i pregi, i difetti e le virtù di una vera italica, napolitana, laborina e sorana che ha manifestato in ogni istante della sua vita con gioia e forza sempre a testa alta e a voce altisonante e chi si permetteva di contestare la sua identità o peggio ancora si permetteva di chiamarla “ciociara” rischiava di passare un brutto quarto d’ora.
Rappresentava fedelmente la Civiltà Napolitana con una forte fede cattolica, legata alla sua Sora ecclesiastica in modo viscerale come le parole di suo cugino Monsignor Dante Gemmiti ci hanno spiegato benissimo
Questo modo di essere cattolica apostolica romana non significa essere bigotti o moralisti infatti Marta fedele al suo patrimonio genetico Napolitano era gaudente, divertente e voleva godersi la vita non soltanto quando si immergeva nel suo mondo, La Musica Popolare, ma in tutti i momenti della giornata e come tutti i veri cattolici non rifuggiva dalle passioni ma le viveva intensamente non subendole diventandone schiava e le governava; non temeva di lasciarsi andare in piena libertà perché sapeva di avere la personalità giusta per non perdere mai la bussola e ha fatto suo il motto di Adriana Dragoni, “nel Regno il mondo non denaro ma è vita”
Per Marta la nostra Bandiera Sacra era la sua seconda pelle e non accettava, ancora a distanza di 160 anni, che non esistesse più il Regno delle Due Sicilie e la Terra di Lavoro sentendosi un’immigrata con la cittadinanza italiana e quando ha saputo che doveva prepararsi per l’ultimo viaggio senza perdersi d’animo ha organizzato il suo funerale, ha stabilito come doveva essere, in quale Chiesa doveva essere celebrato e dove essere messa a riposo.
Marta ha voluto che i suoi canti, la sua musica e i suoi balli fossero la colonna sonora che l’avrebbero accompagnata sui “campi elisi” insieme ai suoi preziosi oggetti per far capire fino all’ultimo istante che ha vissuto con lo stesso spirito che hanno avuto i Briganti della sua Terra che combatterono, pur sapendo che il Regno dopo quasi 8 secoli stava morendo, per dire alla storia che non erano dei perdenti ma solo degli sconfitti e che come per i loro antichi antenati si preparavano per entrare nel Mito.
Marta come una vera donna della Terra di Lavoro era dolce, sensibile, generosa ma con un temperamento di una brigantessa, lo stesso che avevano le donne laborine quando, nel 1799 come nel 1860, erano oggetto di un tentativo stupro da parte dei giacobini francesi o dei “scauzacani” piemontesi, non si impaurivano e subivano passivamente ma con la spilla da balia “scannavano” i loro aguzzini.
La cosa più importante che Marta aveva e che la fa essere una fiera Napolitana e Laborina è l’amore che aveva per la sua famiglia, per il caro marito Roberto, per i suoi figli e per i suoi adorati nipoti che in ogni discorso, anche in quelli più insensati come lo stato di salute degli orsi bianchi, spuntavano fuori come fiori di primavera dandoci la sensazione che fossero li in quel momento.
Credo che basta questo per farci capire perché Marta è una degna rappresentante dell’antica Civiltà, la Civiltà, Napolitana e che merita tutto il nostro affetto, la nostra stima e il nostro rispetto e che dopo molto tempo, grazie a lei, abbiamo rivissuto un funerale tradizionale dove si suonava, si cantava e si mangiava per accompagnare con gioia e senza tristezza il defunto nel mondo dei giusti e che mi ha fatto dire per la prima volta “ma che bel funerale, mi sono proprio divertito” e fatto capire più di come me è morta come ha vissuto.
Per l’ultimo saluto sono venuti dai Monti Lattari, dai paesi Vesuviani, dall’alta Terra di Lavoro e da Campagna provincia di Roma e dalla sua Capitale, Napoli, che hanno suonato, cantato e ballato come di seguito riportano i video.
Claudio Saltarelli
di seguito tutti i video
Grazie Claudio, sei riuscito a cogliere gli aspetti essenziali del temperamento, del carattere e della cultura di mamma, rendendole un quadro assai veritiero. Tu pensa che mio nonno fin dalla tenera età la chiamava “briganta”, proprio per il suo temperamento anticonformista e sovversivo che l’ha caratterizzata per tutta sua intensa esistenza. E poi ovviamente c’è il discorso storico, per il quale lei chiedeva verità e giustizia alla sua amata terra di lavoro e al suo popolo, diviso, ingannato e vessato da Mussolini. Grazie Claudio e Cinzia per la vicinanza ed il sostegno.
Karin Bedini
Commovente l’articolo dell’amico Claudio Saltarelli che con grande attenzione e sensibilità è riuscito a cogliere gli aspetti fondamentali del carattere, della cultura e dell’educazione di una una brigantessa dei nostri tempi, una donna speciale in tutto: la mia amata marta.
Grazie infinite
Roberto Bedini