Massoneria ed Esoterismo in Russia dal XVIII secolo… (3a parte)
3. Massoneria ed Esoterismo in “Guerra e pace” (1863-1869) di Leo Tolstoj
Nel febbraio 2015, l’editrice Viella pubblica il libro “L’alambicco di Lev Tolstoj. Guerra e pace e la massoneria russa” (Roma 2015) di Raffaella Faggionato. In quarta pagina di copertina c’è un breve curriculum dell’Autrice: «Raffaella Faggionato insegna Lingua e letteratura russa all’Università di Udine. Si occupa di storia della massoneria e del rosacrocianesimo nella Russia settecentesca (argomento a cui è dedicato il suo saggio A Rosicrucian Utopia in Eighteenth-Century Russia. The Masonic Circle of N.I. Novikov, Springer, 2005) e delle connessioni tra cultura massonico-rosacrociana e letteratura russa, in particolare nell’opera di Puskin e di Tolstoj».
Nell’Introduzione la Prof.ssa Faggionato scrive: «La complessa genesi di Guerra e pace è racchiusa in migliaia di fogli manoscritti che raccolgono appunti disordinati, schemi, parti aggiunte e parti cancellate, modifiche e ricopiature, in cui la difficile grafia di Tolstoj si alterna a quella più pulita della moglie Sof’ja Andreevna Bers e di altri trascrittori occasionali. Fogli e foglietti coprono un arco di tempo che va dal 1863 al 1869, circa sette anni durante i quali l’opera ha cambiato impianto ideale, struttura, titolo, durante i quali sono cambiati i personaggi, e sono cambiati la scrittura, lo stile e la tecnica narrativa di Tolstoj» (p. 11).
In questo romanzo Leo Tolstoj (1828-1910) descrive la Russia di inizi XIX secolo e si interessa anche della Massoneria Russa: «Tolstoj utilizzò ampiamente le fonti massoniche, tanto quelle edite presenti nella sua biblioteca che quelle manoscritte da lui scoperte negli archivi del tempo. Le utilizzò non solo per coglierne idee e comprenderne i contenuti, ma anche per elaborarne una tecnica narrativa che fa della citazione letterale delle fonti stesse un elemento strutturale. L’individuazione dei manoscritti che lo scrittore aveva sul suo scrittoio mi è sembrata quindi un momento fondamentale per ricostruire la storia di un rapporto così enigmatico con l’affascinante mondo della Libera Muratoria» (pp. 15-16).
3.1. Novikov, i Martinisti, il Museo Rumjancev
La Prof.ssa Faggionato scrive che “Utrenni svet” (“La luce mattutina”) è la prima rivista massonica edita in Russia. Tra il 1777 e il 1780 il suo comitato redazionale è costituito da dieci giovani liberi muratori a San Pietroburgo, riuniti attorno a Nikolaj Ivanovic Novikov, giornalista ed editore, che pochi anni dopo sarà l’anima di una corrente della Massoneria Russa nota come Rosacrociana o Martinista. Nella prefazione al primo numero, Novikov afferma che scopo principale della rivista è educare l’uomo, restituirgli la sua dignità di centro del creato, aiutare l’uomo a riconoscere la propria essenza divina. Inoltre Novikov afferma che alla conoscenza di sé erano dedicate le opere degli antichi, greci, egizi, latini, a cui la rivista si propone di dar spazio… Faggionato afferma che il giovane Tolstoj si sentiva attratto dagli ideali umanisti ed illuministi del massone Novikov e del suo circolo iniziatico (cf. pp. 43-44).
Con il termine “Martinismo” si intende il movimento massonico e teurgico sorto in Francia per opera di Martinez de Pasqually (1727-1774), che poi viene modificato dal suo segretario Louis-Claude de Saint-Martin. Il Martinismo del de Saint-Martin è una sintesi tra Cristianesimo e Qabbalah ebraica nello spirito del misticismo di Jakob Böhme (cf. p. 58).
Nel 1782 il circolo di Novikov aderisce all’ “Ordine della Rosa Croce d’Oro” di Berlino [di cui ho parlato nella scorsa puntata]. Tale adesione dà a quei Massoni russi un prestigioso riconoscimento internazionale e permette la conoscenza della letteratura esoterica occidentale. Nel 1785 a Mosca, Novikov traduce e pubblica in russo l’opera “Des erreurs et de la vérité” di Louis-Claude de Saint-Martin, che diviene per i Massoni russi una lettura obbligata e uno dei canali attraverso cui prendere dimestichezza con la simbologia esoterica. Da qui la confusione degli appellativi “Rosacroce” e “Martinista” che praticamente coincidono nei libelli antimassonici dell’epoca (cf. pp. 58-59). Anche Ivan Elagin, segretario di Caterina II e personalità di spicco della Massoneria di San Pietroburgo, aveva in grande stima l’opera di de Saint-Martin (cf. p. 59). La Prof.ssa Faggionato osserva: «Ma i martinisti russi non si erano fermati a una conoscenza superficiale e mediata delle discipline ermetiche. Attraverso il canale della loggia-madre Zu den drei Weltkugeln di Berlino essi avevano ricevuto tutti i classici della tradizione ermetica e gnostica tardo-rinascimentale, assieme alle opere fondamentali dei grandi mistici e teosofi tedeschi. Di questa vasta collezione di libri e manoscritti avevano avviato un lavoro di traduzione che era proseguito nel primo ventennio dell’Ottocento» (pp. 59-60).
Le raccolte più ricche di queste opere andranno al Museo Rumjancev dove Tolstoj consulterà materiale per il suo romanzo “Guerra e pace”.
La Prof.ssa Faggionato riporta un brano del “mistico” Karl von Eckartshausen (1752-1803): «La vera scienza regale e sacerdotale è la scienza della rigenerazione o la scienza del ricongiungimento dell’uomo decaduto con Dio» (p. 293). È proprio questo l’obiettivo iniziatico, comune a Massoni esoterici, Rosacrociani e Martinisti: restaurare l’Uomo nella sua condizione primordiale antecedente la Caduta o Peccato Originale…
3.2. Tolstoj studia la Massoneria Russa
Nel dicembre 1863 e febbraio 1864 Tolstoj si reca a Mosca e incontra lo storico Michail Longinov da cui ottiene in prestito dei libri. «Dai lavori di Longinov, pubblicati su varie riviste a partire dal 1857, appariva chiaro come la cultura massonica russa fosse stata caratterizzata già dalla fine del Settecento da un impasto di misticismo religioso e aspirazioni progressiste […]. Lo stesso impasto che, studiando le vicende dei decabristi, lo scrittore aveva riscontrato in quei giovani, e che lo aveva spinto a cercare le relazioni esistenti fra decabrismo e massoneria» (p. 125).
Nel novembre 1864 per la prima volta Tolstoj si reca al Museo Rumjancev, per poi tornare più volte. Lì vi erano conservate ricche raccolte di opere ermetiche, gnostiche, teosofiche dell’ambiente e della cultura dei Rosacrociani/Martinisti Russi legati all’Ordine della Rosa-Croce d’Oro (cf. pp. 59-60).
Circa la Massoneria in “Guerra e pace” e il personaggio massonico di Pierre Bezuchov, la Prof.ssa Faggionato afferma: «[…] Tra il 1867 e il 1869 il romanzo è di fatto diventato “altro”. La massoneria, che era stata introdotta come momento della formazione di Pierre, a partire dall’analisi politica e sociale delle radici del decabrismo, diventa un elemento della sua crescita interiore. Ma di quanto avviene nell’interiorità, nel profondo, si può parlare solo utilizzando un linguaggio del tutto nuovo, in cui la componente simbolica sia in grado di dare espressione a ciò che non si lascia dire altrimenti. È a questo punto che la dottrina dei liberi muratori da esperienza concreta si fa inesauribile serbatoio di immagini e “geroglifici”, che forniscono una voce e una veste concreta ai quesiti eterni che si profilano nell’orizzonte del romanzo» (p. 219).
Nel romanzo “Guerra e pace” c’è anche la contrapposizione tra Mosca e San Pietroburgo, contrapposizione tipica della cultura russa tra XVIII e XIX secolo: mentre San Pietroburgo è centro di irradiazione della nuova letteratura e del giornalismo combattivo, Mosca è centro di difesa dei valori della “tradizione”… Pierre Bezuchov viene iniziato massone a San Pietroburgo, ma la sua rinascita interiore avverrà a Mosca… San Pietroburgo è simbolo della ragione fredda, geometrica (cf. pp. 254-255) e mefistofelica… Dal romanzo di Tolstoj si evince l’immagine di San Pietroburgo quale capitale di una Massoneria perduta dietro all’esteriorità e ai formalismi, mentre Mosca è la capitale della vera Massoneria che punta alla rinascita interiore (cf. p. 256)…
3.3. Concetti iniziatici della Massoneria Russa
Lo studio della Prof.ssa Faggionato ha il merito di evidenziare concetti iniziatici della Massoneria Russa del XIX secolo, che risaltano almeno implicitamente dall’opera di Tolstoj, ed esplicitamente dai manoscritti massonici da lui consultati. Sono concetti che non riguardano solo la Massoneria Russa, ma la Massoneria in quanto tale
3.3.1. Rifiuto della ragione; identità dei contrari/opposti; mistica della contraddizione
Tolstoj si interessa sia de «gli aspetti esteriori, formule e rituali» della Massoneria, che del «linguaggio delle scienze ermetiche che la massoneria aveva fatto proprio con la sua capacità di esprimere il dinamismo del pensiero senza inchiodarlo a significati univoci» (cf. p. 17). Si tratta di «una dimensione della cultura e dello spirito che si sottrae alle spiegazioni razionali» (p. 17). La Prof.ssa Faggionato scrive che anche in Tolstoj: «[…] si sta facendo strada la consapevolezza di come ogni cosa nella nostra vicenda terrena si ribalti nel suo opposto, come la vita sia in realtà morte, e la morte sia l’inizio di una nuova vita; nel suo romanzo egli dà espressione a un cosmo la cui legge gli sfugge e ci sfugge, in cui è vero tutto e il contrario di tutto. Lo aiuta a sopportare questo paradosso e a dargli espressione il simbolismo ermetico-massonico, in cui ogni immagine gli parla proprio di questa complessità: la fenice che risorge dalle proprie ceneri, la rinascita dalla putrefazione della carne, il trapassare dalla nigredo all’albedo nell’opus alchemico, la pietra filosofale, la sapienza dei numeri…» (p. 17, grassetto mio, corsivo del testo).
La Prof.ssa Faggionato spiega che per il romanzo “Guerra e pace”, Tolstoj attinge a: «ritualità massonica», «alchimia», «Qabbalah» (cf. pp. 17-18)… L’esperienza massonica è viaggio iniziatico, «processo di morte e rinascita» per accedere «a un livello superiore di esistenza» (cf. p. 18)… La Pace tolstojana può essere intesa, alla luce del mondo massonico e iniziatico, come superamento degli opposti corpo-spirito, io-mondo, umano-divino, e forse anche guerra-pace (cf. pp. 18-19)…
Ancora a proposito di unione degli opposti: «la cultura massonica» russa tra Sette e Ottocento mostra una «strana miscela di misticismo e di idee progressiste» (cf. p. 73).
3.3.2. No alla ragione umana, morte-rinascita, panteismo mistico
Negli ultimi due anni di lavoro su “Guerra e pace”, Tolstoj mostra grande sfiducia nella capacità della ragione umana di comprendere le cause degli avvenimenti, nonché il significato e il fine ultimo dell’esistenza. Gli eroi del romanzo condividono questa convinzione che Tolstoj fa sua sin da giovane. Per Tolstoj le verità sono paradossi, le certezze della ragione sono erronee, mentre è dal riconoscimento dell’irrazionalità dell’esistenza che può prendere avvio un movimento verso la luce (cf. pp. 223-224)… Tolstoj ritiene illusoria anche l’idea che si possa agire in vista del bene generale di tutti gli uomini (cf. p. 225)… L’idea del bene comune, aspirare ad agire per il bene comune, voler rigenerare l’umanità, è illusione della ragione umana che è corrotta (cf. p. 226). Occorre purificarsi interiormente da tale illusione (cf. p. 227)… Tolstoj rifiuta il «razionalismo» sia aristotelico che cartesiano (cf. p. 227)… Tolstoj si pone il problema del libero arbitrio, del rapporto tra necessità e libertà, si pone la domanda se è la casualità, l’arbitrio o la Provvidenza divina a guidare le azioni umane… La Prof. Faggionato scrive al riguardo (evidenzio in grassetto importanti concetti iniziatici e massonici): «La conoscenza dell’universo massonico-martinista fornisce allo scrittore una prima soluzione al problema. Il concetto di armonia fra la parte e il tutto che Tolstoj incontra nei testi ermetici, e di cui il personaggio di Bazdeev diventerà il simbolo, ammette la coesistenza fra gli opposti. Il personalismo böhmiano abbracciato dai martinisti ammette una dimensione di libertà nel divinizzarsi dell’Io che è il prodotto della Grande Opera. Sulla scorta di queste letture la riflessione creativa di Tolstoj approda a un emanazionismo sui generis. Dio non si manifesta nella materia del mondo, in cui vige il principio di causa e effetto e ogni tentativo di “agire” si rivela sterile e illusorio. Dio si manifesta in quell’universale soggettivo che è l’anima dell’uomo, al termine di un processo di rigenerazione che prende le forme del viaggio massonico e procede per successive morti e rinascite. Alla fine del viaggio iniziatico il Sé, la samost’, si muove su quel confine di libertà in cui torna possibile scegliere e agire, ma scelta e azione non sono più frutto dell’egoismo individuale, né di un processo razionale, bensì di un istintivo plasmarsi della Parte al Tutto, di una partecipazione al movimento dell’universo, di un accordarsi della singola voce alla sinfonia delle sfere celesti» (pp. 227-228, grassetto mio, corsivo del testo).
3.3.3. Dai Quaderni del conte Sergej Lanskoj: Massoneria, Alchimia, Qabbalah
La Prof.ssa Faggionato osserva che molte annotazioni di Tolstoj e intere frasi di “Guerra e pace” coincidono con alcuni passi di tre Quaderni in cui il conte Sergej Lanskoj ha appuntato tra il 1811 e il 1815 gli insegnamenti massonici ricevuti (cf. p. 177).
Sergej Lanskoj (1787-1862) entra in Massoneria nel 1810, giunge a svolgere ruoli importanti nelle Logge di San Pietroburgo fino a diventare Sotto-Prefetto del Capitolo della Fenice con il nome iniziatico “Eques a phoenice resurrecto”. Lanskoj si lega al movimento decabrista per separarsene prima del tentativo di insurrezione del 1825. Nel 1828 è tra i dirigenti del Grado di Teorico dell’Ordine della Rosacroce [d’Oro], ricostituito in clandestinità dopo il decreto del 1822 con cui lo Zar Alessandro I proibiva tutte le associazioni massoniche. Lanskoj continua a presiedere una Loggia del Grado di Teorico fino alla morte. Nel 1855 lo Zar Alessandro II nomina proprio il conte Sergej Lanskoj alla carica di Ministro degli Interni. Per quarant’anni il conte Lanskoj guida numerose associazioni filantropiche e assistenziali. Dopo la morte, parte della sua biblioteca è donata al Museo Rumjancev (cf. p. 174).
La Prof.ssa Faggionato afferma che il conte Sergej Lanskoj appartiene alla Gran Loggia Provinciale Russa del Rito Svedese (cf. p. 385), all’interno della quale si coltivano Gradi Scozzesi e il Grado di Teorico. In una di quelle Logge della Gran Loggia Provinciale, Tolstoj fa iniziare massone il suo personaggio letterario Pierre Bezuchov di “Guerra e pace” (cf. p. 386). Ma anche all’ombra delle Logge di Rito Svedese, tendenzialmente mistico-rosacrociane, ci sono massoni dediti alla politica in senso progressista. E ci sono massoni che frequentano due Sistemi Massonici, rivali dal 1815, ossia la Gran Loggia Astraea e la Gran Loggia Provinciale di Rito Svedese (cf. pp. 386-387)… Il Comitato per l’assistenza ai minori orfani o di famiglie povere è presieduto da Sergej Lanskoj ed è composto esclusivamente da Massoni della Gran Loggia Provinciale (cf. p. 388).
Anche nella “doppia appartenenza” possiamo vedere una sorta di “coniunctio oppositorum”…
In un Quaderno con elegante rilegatura in cuoio rosso, il conte Lanskoj scrive di Alchimia (Mercurio-Zolfo-Sale), di gradi massonici («grado X.») (cf. p. 179)… Da altra fonte, Tolstoj attinge che tutto è costituito dalla trinità alchemica «sale, zolfo e mercurio»… Faggionato afferma che si tratta di «alchimia mistica e spirituale» secondo gli insegnamenti di Jakob Böhme e di Louis-Claude de Saint-Martin (cf. p. 180). Secondo l’Alchimia, l’uomo interiore passa a un livello superiore di esistenza attraverso infinite morti e rinascite spirituali… Secondo gli appunti massonici e alchemici letti da Tolstoj, l’uomo può superare il dualismo spirito-corpo… Adoniram è ucciso da tre cattivi compagni… tutto muore, ma Adoniram ucciso poi risorge (cf. pp. 180-181)…
Dai manoscritti massonici del conte Lanskoj, Tolstoj apprende concetti e operazioni della Grande Opera dell’Alchimia: il passaggio dalle tenebre alla luce… la liberazione dello spirito dalla prigione corporale (cf. pp. 228-229)…
Sono molto interessanti anche le seguenti osservazioni della Prof.ssa Faggionato sui manoscritti alchemico-ermetici del conte Lanskoj: «Ma, soprattutto, questi manoscritti erano espressione di un tipo di pensiero, sostanzialmente dualistico, che corrispondeva alle necessità speculative dello scrittore; si tratta infatti non tanto di un dualismo per esclusione, in cui l’affermarsi di un polo presuppone la negazione del suo opposto, quanto piuttosto di una “dualità costruttiva”, che ammette la contraddizione e la pone alla base di quel movimento che è la vita stessa. La struttura del processo alchemico, della Grande Opera, è infatti essenzialmente dinamica. Inizia con la morte alchemica, ossia con la separazione dei tre principi (zolfo, mercurio e sale – corpo, anima e spirito), a cui seguono altre tappe che vedono il progressivo ricongiungersi dei principi e degli elementi in una nuova nascita. Il procedimento non è lineare, ma si svolge per fasi discontinue che sono le tappe stesse dell’Opera. La logica che presiede a questo processo presuppone la rinuncia ai principi di identità e non contraddizione, dato che la morte non è morte, ma è nuova vita, rinascita. Nulla a che vedere neppure con la dialettica hegeliana: gli opposti non coincidono grazie a una sintesi, vi è fra di essi una sorta di “antagonismo armonico” che si concretizza in un ciclo eterno di morti e rinascite» (pp. 229-230, grassetto mio).
[Una mia osservazione: in realtà, la dialettica hegeliana c’entra benissimo].
La Prof.ssa Faggionato prosegue: «La maggior parte dei testi alchemici distingue fra due vie, la secca e l’umida, attraverso le quali l’alchimista si evolve trasformandosi da essere inferiore in superiore. Nella via umida, che opera nel “tempo”, l’accento è posto sulla sequenzialità di un percorso che attraversa stadi diversi; nella via secca è accentuata invece la simultaneità. Entrambe le vie sono comunque scandite da cicli di costruzione e distruzione, nei quali razionalità e irrazionalità, sfera conscia e inconscia, ragione ed emozione si alternano e si scontrano. L’alchimista sa attingere agli elementi caratteristici tanto della via secca quanto della via umida nella realizzazione della Grande Opera mistica, che vede la morte dell’uomo “vecchio” e la nascita dell’uomo cosmico attraverso la Putrefatio alchemica: una fase melanconica, dolorosa e assopita nella materia. A questi concetti rimandano i sintetici appunti presi da Tolstoj mentre studiava i manoscritti massonici del Museo Rumjancev, di cui già si è parlato» (p 230, grassetto mio, corsivo del testo).
Nella mistica alchemico-ermetica e anche in quella della Qabbalah ebraica, la mèta è l’amore superiore ossia l’«unione degli opposti» o unione del maschile e del femminile (cf. pp. 282-283, grassetto mio). In uno dei Quaderni del conte Lanskoj, rilegato in pelle verde-oro, si illustrano i principi della Qabbalah e dell’Alchimia (cf. p. 284).
3.3.4. La morte per amico…
La Prof.ssa Faggionato tratta anche del simbolismo Luce-Tenebre, che è centrale nella ritualità e nel pensiero massonico. Di tale simbolismo si parla anche nei Quaderni del conte Lanskoj, e, ovviamente, nella Qabbalah (cf. pp. 317-318)… Poi Faggionato tratta in breve del Terzo Grado di Maestro Massone: il massone deve scendere nelle tenebre, nella morte, per trovare la Luce e ricongiungersi al Divino che è in lui (cf. pp. 318-319)…
Nei catechismi massonici che circolano in Russia dagli anni ’80 del XVIII secolo, in particolare nelle Logge aderenti all’Unione della Gran Loggia Provinciale (di cui era membro il conte Serge Lanskoj), si parla di sette comandamenti, e il 7° è «amare la morte», «l’amore per la morte», dunque non considerarla un «nemico» bensì «un amico» (cf. pp. 196-197). L’immagine di morte e rinascita è importante nella cultura massonica (cf. p. 218).
3.4. Alcuni personaggi di “Guerra e pace”
Almeno un paio di personaggi di “Guerra e pace” esprimono concetti del mondo esoterico della Massoneria Russa. Vediamo quanto ha scoperto la Prof.ssa Faggionato.
3.4.1. Ivan Lopuchin, ovvero l’anziano ed esoterico massone Bazdeev di “Guerra e pace”
Faggionato scrive circa Tolstoj e la sua conoscenza della Massoneria Russa (l’«Ordine»): «Il 9 maggio 1864, come già si è detto, vennero acquistati dallo scrittore diversi libri fondamentali per la sua conoscenza dell’epoca; fra questi, alcuni riguardavano la dottrina dell’Ordine ed erano stati pubblicati nella tipografia di Ivan Lopuchin, specializzatasi nell’edizione di opere gnostiche. Proprio a questo periodo risale la decima variante dell’inizio, in cui è introdotto il tema massonico» (p. 125).
Anche Ivan Lopuchin è massone (cf. p. 49) della Massoneria rosacrociano-martinista di Novikov (cf. pp. 55-56), in cui vengono studiati la teosofia di Böhme e il pensiero esoterico di de Saint-Martin e di Swedenborg (cf. p. 92)… Ivan Lopuchin, collaboratore di Novikov nel periodo di splendore del Rosacrocianesimo Russo, è traduttore ed editore, autore di opere importanti per il pensiero rosacrociano russo, ed è anche molto impegnato a livello politico e sociale, si occupa di opere di beneficenza, educazione dei giovani. Lopuchin è Senatore addetto agli affari giudiziari, è contro le pene corporali, è difensore delle minoranze perseguitate (cf. p. 95). È proprio a Lopuchin che Tolstoj si ispira per la figura del vecchio massone e martinista che guida Pierre Bezuchov (cf. p. 96).
Nella seconda parte del secondo volume di “Guerra e pace”, Pierre Bezuchov viene iniziato in una Loggia Massonica (cf. p. 25). In una delle prime varianti di “Guerra e pace”, Pierre Bezuchov cerca di espatriare e incontro un anziano massone e martinista che può aiutarlo. Dal dialogo di Bezuchov con il vecchio massone emerge il concetto che esistono forze contrastanti in natura le quali scontrandosi producono però armonia e felicità (cf. pp. 137-139)… Quel vecchio massone e martinista spiega a Pierre che tutta la creazione viene da Dio e ritorna a Dio, e che l’uomo può tornare nella sua condizione di angelo poiché l’uomo – secondo la dottrina martinista – è l’ultimo degli spiriti e il primo degli esseri materiali (cf. pp. 140-141).
In “Guerra e pace”, Iosif Bazdeev è il massone che estraniatosi dai Massoni di San Pietroburgo, vive a Mosca. È Bazdeev a guidare Pierre all’ “illuminazione”, alla vera rinascita iniziatica (cf. p. 256)… Pierre distingue i Massoni in 4 classi: 1) i vecchi mistici della precedente generazione; 2) i giovani, come lui, alla ricerca della verità; 3) i formalisti, legati solo alla ritualità; 4) gli opportunisti che cercano in Massoneria la conoscenza di persone ricche e potenti. Bazdeev, vecchio massone e martinista, è collocato nella categoria di quei Massoni che sono totalmente assorbiti dai misteri della Scienza Massonica, l’Alchimia, la Geometria Sacra (cf. pp. 258-259)… Bazdeev e Pierre (in “Guerra e pace”) appartengono al grado di “Cavaliere di Oriente e di Gerusalemme” che è uno dei gradi superiori della Massoneria del Sistema Svedese (cf. p. 260). Anche da vecchio e moribondo, il massone e martinista Bazdeev è assorbito dallo studio della vera scienza, ossia l’Alchimia vivente che mira alla conoscenza di sé, al perfezionamento interiore e alla virtù suprema ossia l’amore alla morte… È attraverso la morte che si realizza la rinascita dell’uomo e della natura… Bazdeev è in effetti un simbolo, una tappa decisiva nel cammino iniziatico di Pierre (cf. p. 263)…
3.4.2. Karataev, il cerchio, i Quaderni Lanskoj: androginia alchemica e cabalistica…
La Prof.ssa Faggionato scrive che Platon Karataev è l’ultimo personaggio a comparire nel romanzo “Guerra e pace”. Karataev è un sottufficiale russo che incarna «tutto quanto è russo, buono, felice e rotondo». Tolstoj sottolinea la rotondità di Karataev: testa, occhi, bocca, capelli, mani, spalle, petto… tutta la figura di Karataev tende al cerchio (cf. pp. 305-308).
Perché questa insistenza di Tolstoj nell’accostare Karataev al cerchio? Secondo la Prof.ssa Faggionato, la principale fonte di ispirazione di Tolstoj sulla “rotondità” di Karataev è tra i manoscritti del conte Sergej Lanskoj che Tolstoj verso la fine del 1867 consulta per rifinire altri episodi del romanzo (cf. p. 309).
A questo punto, Faggionato passa al paragrafo «Un quadernetto rilegato in pelle verde-oro». È il quadernetto dove il massone Lanskoj annotava appunti sulle «scienze ermetiche» che erano oggetto di studio privilegiato nelle Logge del Grado di Teorico. In quegli appunti il Cerchio è presentato come simbolo di Dio, dell’Universo, della fusione dei 4 Elementi… La forma circolare è nell’universo, nel macrocosmo e anche nel microcosmo, ossia nell’uomo (occhio, pupilla, rotondità di gambe, braccia, dita, collo, vene, organi interni, ecc) (cf. pp. 309-310). Faggionato nota la «somiglianza singolare» tra questi insegnamenti trascritti dal massone Lanskoj e il ritratto, a tutto tondo, di Platon Karataev. La rotondità di Karataev rinvia «all’ideogramma alchemico dell’Uno-Tutto» (p. 310). In quel quadernetto sono spiegati anche principi della Qabbalah ebraica, il significato delle lettere dell’alfabeto ebraico, i 7 Nomi di Dio (cf. p. 310)…
Quadrato, cerchio, trinità alchemica, Cantico dei Cantici, Albero del Bene e del Male… Sono elementi descritti dal Lanskoj che si ritrovano disseminati nel romanzo di Tolstoj. Faggionato osserva che il nome Platon Karataev può rimandare a un’esegesi cabalistica: “taev” in ebraico antico vuol dire “desideroso”, e “rakav” (con spostamento di consonanti secondo tradizione ebraica) vuol dire “essere unito”. Il nome Karataev perciò può voler dire “desideroso di essere unito, di tornare all’unità armoniosa della sfera” e tale appare Karataev agli occhi di Pierre in “Guerra e pace”… Inoltre – secondo Faggionato – “rakav” può rinviare a “Merkavah” (ebraico), ossia il “Carro”, il Viaggio dalla creazione al mondo celeste, al Trono di Dio… Secondo la Qabbalah da tale esperienza mistica si ridiscende nel quotidiano… Ascesa e discesa… appunto quanto traspare da “Guerra e pace” (cf. p. 311).
In questo romanzo, il parlare e il cantare di Karataev è accostato al canto degli uccelli… Faggionato osserva che nella Qabbalah, nella magia rinascimentale e nell’Alchimia, il canto è la più alta espressione umana… Il linguaggio degli uccelli è inteso come linguaggio perfetto, linguaggio degli Iniziati e degli dèi (cf. p. 312).
Secondo la Qabbalah, occorre ricongiungere in sé la polarità maschile e quella femminile… Ebbene i suoni del canto di Karataev sono sempre acuti, delicati, «quasi femminili»… Karataev parla con la cadenza amorevole, tenera, melodiosa delle vecchie contadine russe (cf. p. 312)… Inoltre, il Karataev di “Guerra e pace” incarna anche – scrive Faggionato – «quella stessa “dualità costruttiva” su cui si basa il processo alchemico, che ammette la contraddizione e ne fa anzi l’origine del movimento che è la vita stessa: “Spesso egli diceva esattamente il contrario di quanto aveva detto prima, ma una cosa e l’altra erano giuste”» (p. 313, grassetto mio).
Anche dopo la morte, Karataev resta un punto di riferimento. Nell’epilogo del romanzo, Natasha chiede a Pierre circa il suo coinvolgimento in un’associazione politica: “Karataev approverebbe? (cf. p. 315).
3.5. Tolstoj e la Massoneria Russa tra Ortodossia e Sincretismo
La Prof.ssa Faggionato osserva che mentre la studiosa Maria Sémon ritiene che Tolstoj attinga, per “Guerra e pace”, dalla teologia ortodossa, invece i filosofi Lev Sestov (1866-1938), Nikolaj Berdjaev (1874-1948) e Vasilij Rozanov (1856-1919) sostengono che dall’opera di Tolstoj sono assenti il miracolo, l’esaltazione della Croce, la venuta del Salvatore, la Storia della Chiesa (cf. p. 367). La Prof.ssa Faggionato ritiene che lo scrittore Lev Tolstoj: «[…] attinge piuttosto a quel sincretismo religioso di matrice massonico-rosacrociana che amalgama fedi differenti in una visione atemporale, sapienziale, del cristianesimo come grande sintesi» (p. 367, grassetto mio).
Nel 1822 lo Zar Alessandro I proibisce la Massoneria e questa torna nella clandestinità. Nel 1828 a Mosca, anche per iniziativa del conte Lanskoj, viene ricostituito il Grado di Teorico (cf. p. 389). Il governo zarista attua un ferreo sistema di spionaggio con agenti infiltrati in ogni tipo di associazione. Sono frequenti le perquisizioni e requisizioni di libri e documenti. Così Faggionato conclude: «Ma, nonostante tutto, la cultura rosacrociana, col suo bagaglio di studi ermetici, resta viva e attraversa i decenni. Tolstoj farà in tempo a coglierne gli ultimi bagliori, conoscerà i rappresentanti di questo universo al tramonto e si appassionerà alle loro vite, ai loro scritti e alla loro visione del mondo» (p. 390).
In realtà, elementi della cultura rosacrociana, gnostica, non tramontano del tutto con la Rivoluzione bolscevica, ma sopravvivono nell’Unione Sovietica, per poi “rinascere” chiaramente (come Fenice) dopo la Caduta dell’URSS… (segue)
fonte
https://www.corrispondenzaromana.it/massoneria-ed-esoterismo-in-russia-dal-xviii-secolo-3a-parte/